Stato dell’arte della scuola italiana (nn.9-10/2017)

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Se chiediamo a un cittadino italiano quali sono i problemi della scuola, per l’anno scolastico appena iniziato, ci viene risposto: i vaccini, l’integrazione degli extracomunitari, il bullismo, l’assunzione dei docenti, scuola a 18 anni.

È questo che i mass media divulgano.

Ma gli operatori della scuola sanno che le problematiche sono di più ampia portata.

Proviamo a fare il punto della situazione.

Nella scorsa primavera sono stati pubblicati otto dei nove decreti attuativi previsti dalla legge sulla «Buona scuola».

Conoscerli è indispensabile.

Decreto Legislativo n. 59 «Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione».

È previsto un nuovo modello di reclutamento e formazione iniziale, concorsi a cadenza biennale per i neolaureati. I vincitori di concorso sono avviati ad un percorso triennale di formazione, tirocinio e inserimento nella funzione docente: il FIT. Per accedere al concorso occorre la laurea magistrale o a ciclo unico oppure il diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica. Il concorso prevede tre prove di esame di cui due scritte a carattere nazionale e un colloquio. Per i posti di sostegno è prevista una prova scritta aggiuntiva a carattere nazionale. I vincitori di concorso sono tenuti a frequentare, nel primo anno di contratto, un corso di specializzazione per l’insegnamento secondario. Il decreto prevede inoltre l’esaurimento delle graduatorie attive.

Decreto Legislativo n. 60 «Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività».

Esso assicura agli alunni, sin dalla scuola dell’infanzia, una formazione artistica che ricomprende la pratica e la cultura della musica, delle arti dello spettacolo, delle arti visive sia nelle forme tradizionali che in quelle innovative; sviluppa la conoscenza storico-critica del patrimonio culturale italiano; attua la promozione della pratica artistica nel Piano triennale dell’offerta formativa. Le scuole dovranno recepire gli indirizzi del piano nell’ambito della propria offerta formativa e potranno costituirsi in Poli a orientamento artistico-performativo (per il primo ciclo) e in Reti (scuole secondarie di secondo grado).

Decreto Legislativo n. 61 «Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale».

Nel riconoscere una maggiore autonomia didattica e gestionale il decreto prevede la riarticolazione dei percorsi degli istituti professionali, incrementa le ore di laboratori, supera la sovrapposizione dell’istruzione professionale rispetto all’istruzione tecnica e ai percorsi di istruzione e di formazione professionale, risponde alle esigenze delle filiere produttive del territorio.

I percorsi durano 5 anni: biennio più triennio. Gli indirizzi, a partire dall’anno scolastico 2018/2019, passano da 6 a 11. Le scuole potranno utilizzare le loro quote di autonomia in relazione all’orario complessivo per rafforzare i laboratori e qualificare la loro offerta in modo flessibile, ci si potrà avvalere del contributo di esperti del mondo del lavoro e delle professioni e attivare partenariati per migliorare l’offerta formativa. Le istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione professionale e le istituzioni formative accreditate per fornire percorsi di Istruzione e Formazione professionale (di competenza regionale) entrano a far parte della Rete nazionale delle Scuole Professionali.

Decreto Legislativo n. 62 «Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato».

Nella scuola primaria varrà la normativa vigente. Nella scuola secondaria di primo grado cambia l’esame di Stato, con una riduzione del numero di prove. Sono previste: una prova di italiano, una di matematica, una prova sulle lingue straniere, un colloquio per accertare le competenze trasversali, comprese quelle di cittadinanza. Il test Invalsi resta obbligatorio, ma si svolgerà nel corso dell’anno scolastico. Viene rilasciata una apposita certificazione delle competenze oggi già sperimentata da oltre 3.000 istituzioni scolastiche. Quanto alla secondaria di secondo grado l’esito dell’esame di maturità viene agganciato in maniera più stretta al percorso di studi. Lo svolgimento della Prova nazionale Invalsi, svolte anche sull’inglese, e delle attività di alternanza Scuola-Lavoro diventano requisito di ammissione.

Decreto Legislativo n. 63 «Effettività del diritto allo studio attraverso la definizione delle prestazioni, in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio e ai servizi strumentali, nonché potenziamento della carta dello studente».

Prevede una nuova governance per garantire una maggiore partecipazione degli studenti e delle famiglie. La promozione di un sistema di welfare fondato su livelli di prestazioni nazionali, misure su libri di testo, tasse scolastiche, trasporti, potenziamento della carta dello studente «IoStudio». Si istituisce una Conferenza Nazionale: Associazioni dei genitori e Consulte provinciali degli studenti, MIUR, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Regioni, Comuni. L’esonero dalle tasse scolastiche previste sarà sulla base di fasce ISEE (1).

Decreto Legislativo n. 64 «Disciplina della scuola italiana all’estero».

Rafforza la sinergia MIUR-MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale). È istituito l’organico del potenziamento anche all’estero sulla base di requisiti predisposti insieme al MAECI. È prevista per queste figure una formazione obbligatoria prima della partenza per l’estero e in servizio. I tempi di permanenza fuori dall’Italia passano dai 9 anni attuali a due periodi di 6 anni scolastici che dovranno però essere intervallati da un periodo di 6 anni nelle scuole italiane del Paese. Questo per evitare che il personale all’estero perda contatto con il sistema di istruzione e con il Paese di riferimento.

Decreto Legislativo n. 65 «Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni».

Garantisce la continuità tra il segmento di età 0-3 e 3-6. Al MIUR spetta un ruolo di coordinamento, indirizzo e promozione, in sintonia con le Regioni e gli Enti locali, sulla base del Piano di Azione Nazionale che sarà adottato dal Governo Per finanziare il nuovo sistema viene creato un Fondo specifico. Si ampliano i servizi educativi per l’infanzia a livello nazionale con un’equa distribuzione territoriale. Sarà promossa la costituzione di Poli per l’infanzia per bambini di età fino a 6 anni. Le famiglie partecipano economicamente alle spese di funzionamento dei servizi educativi per l’infanzia, sia pubblici che privati accreditati. Gli Enti locali possono prevedere agevolazioni tariffarie sulla base dell’ISEE, oltre che l’esenzione totale per le famiglie con un particolare disagio economico o sociale rilevato dai servizi territoriali.

Decreto Legislativo n. 66 «Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità».

Ha l’obiettivo di rafforzare il concetto di «scuola inclusiva» attraverso il coinvolgimento di tutte le componenti scolastiche e in particolare con la partecipazione e collaborazione delle famiglie e delle associazioni nei processi di inclusione scolastica, definendo i compiti spettanti a ciascun attore istituzionale coinvolto nei processi di inclusione (Stato, Regioni ed Enti locali). È prevista l’introduzione del modello bio-psico-sociale della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) adottata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nell’ambito del nuovo Profilo di funzionamento: tale modello sarà elaborato dall’Unità di Valutazione Multidisciplinare. Inoltre vengono introdotte nuove procedure per il sostegno didattico, vengono rafforzati i gruppi di lavoro per l’inclusione scolastica, si definisce una nuova dimensione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), è prevista una formazione specifica per il personale docente, dirigente ed ATA.

Questo in sintesi il contenuto di ciascuno degli otto Decreti Legislativi.

Naturalmente ora occorrono i conseguenti Decreti attuativi ed esplicativi ai quali bisognerà prestare attenzione.

Merita particolare attenta riflessione il Decreto n. 59.

Dall’anno 2018 è indetto un concorso pubblico nazionale, per esami e titoli, su base regionale o interregionale. I requisiti di accesso previsti sono: Laurea magistrale + 24 CFU o CFA in discipline antropo-psicopedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Per conseguire i 24 CFU o CFA occorre scegliere almeno tre dei seguenti ambiti: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione, psicologia, antropologia, metodologie e tecnologie didattiche.

Con il possesso di tali requisiti si partecipa al concorso che consta di due prove scritte e una prova orale. La prima prova verte su una disciplina a scelta del candidato inerente la classe di concorso. La seconda si svolge sulle discipline antropo-psicopedagogiche e sulle metodologie e tecniche didattiche.

La prova orale prevede la conoscenza di tutte le discipline della classe di concorso, la verifica delle competenze in lingua straniera e informatiche.

I vincitori sottoscrivono un contratto, retribuito, con i relativi USR. Si tratta del percorso FIT (Formazione Iniziale e Tirocinio) triennale, atto a sviluppare nei docenti competenze culturali, disciplinari, didattiche, metodologiche, pedagogiche, relazionali, valutative, organizzative, tecnologiche; atto a imparare a progettare percorsi didattici flessibili e adeguati al contesto scolastico; atto a svolgere compiti connessi con la funzione docente e l’organizzazione scolastica.

Questi tre anni di FIT sono così distribuiti.

Il primo anno c’è la frequenza di un corso annuale di specializzazione nelle strutture accademiche oltre che momenti di tirocinio nelle scuole. Nel secondo e terzo anno si svolge un progetto di ricerca-azione con laboratori sotto la guida di un tutor. Contemporaneamente, nel secondo anno, si effettuano supplenze non superiori a 15 giorni, nel terzo anno le supplenze sono su posti vacanti e disponibili. Le attività di tirocinio sono svolte sotto la guida di un tutor scolastico e coordinatore. Alla fine di ciascun anno i candidati sono valutati.

Il Decreto, per essere pienamente operativo, deve essere completato da un regolamento (da emanarsi entro 180 giorni) che individui criteri di composizione delle commissioni giudicatrici, criteri per la valutazione delle prove e i dei titoli dei candidati, ripartizione dei punteggi, requisiti generali di ammissione. A seguire (nei successivi 30 giorni) un decreto del MIUR deve regolamentare la gestione delle procedure concorsuali per gli USR e deve costituire una commissione nazionale di esperti per programmi e prove di esame. Un ulteriore decreto del MIUR servirà ad adeguare classi di concorso docenti e quelle degli insegnanti tecnico pratici.

Ma non è tutto. Sono previsti I relativi pareri del CUN e del CSPI.

Ma perché complicare tutto in maniera così farraginosa!?

Ma quale scuola salviamo con procedure così complesse!?

Ma quali docenti formiamo!

Fermiamoci in tempo.

Facciamola insieme la nuova scuola, facciamola senza complicarla con farraginose procedure.

Da tempo noi dell’UCIIM diciamo quali sono le urgenze.

Continueremo a ribadirlo nella prossima pubblicazione del nostro

«PROGRAMMA POLITICO PER LA SCUOLA»

Signori politici, ASCOLTATECI.

  

(1) Indicatore della Situazione Economica Equivalente