La parola alla scuola militante (nn. 9-10/2024)

Rosalba Candela, Presidente nazionale UCIIM

La legislazione attuale

L’anno scolastico in corso è iniziato con le seguenti novità normative: Nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione civica; Divieto dello smartphone in classe, anche per scopi didattici, nel primo ciclo di istruzione: scuole primarie e medie; riforma degli istituti tecnici e professionali (4+2) in collegamento con gli ITS; formazione incentivata degli insegnanti (30 ore di formazione retribuite) che svolgono funzioni di supporto e di coordinamento; voto di condotta (con bocciatura se sotto il 6), giudizi sintetici nella primaria, lezioni extra di italiano per gli alunni stranieri neoarrivati. 

Sono in fase di revisione le «Indicazioni nazionali». 

Da notare anche leggi dello Stato che, se portate a compimento, possono incidere sulla scuola, per esempio l’Autonomia Differenziata (Legge 86/2024) a cui mancano i decreti attuativi.

Occorre attendere la determinazione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni). Nell’elenco di tali LEP la scuola è citata due volte: lettera a) norme generali sull’istruzione; lettera d) istruzione. 

Sarebbe drammatico differenziare le procedure di reclutamento, gli stipendi, gli orari e le norme contrattuali, che potrebbero divenire differenti su base regionale. 

Occorre un vero confronto con l’art. 117 della Costituzione italiana. 

Da notare anche lo Ius Scholae, concesso a chi porta a termine un percorso scolastico di 10 anni: non approvato. 

Abbiamo chiesto in merito il parere di due nostre socie, Dirigenti Scolastiche nella scuola secondaria di 2° la prima e in un Istituto Comprensivo la seconda, che ringraziamo.

Qualche osservazione sulle novità legislative – a.s. 2024-25

Maria Chiara Bazan, Presidente regionale UCIIM Veneto

Lo scorso 18 ottobre si è tenuto a Roma in sede UCIIM il convegno «Scuola e famiglie. La forza delle convergenze» organizzato dal Tavolo Scuola Famiglie in Dialogo. Il Tavolo è nato dall’esigenza di una vera partnership educativa tra scuola e famiglia, fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione delle parti come indicato nei Decreti Delegati del 1974. A 50 anni da allora i membri del tavolo sono convinti che la scuola sia una «Comunità Educante» e che la sfida essenziale sia riuscire a realizzare quel «patto educativo tra insegnanti, studenti e genitori» che non sia solo una carta in più da firmare all’atto dell’iscrizione ma un’alleanza costruita insieme. Interessanti le testimonianze offerte dai vari relatori che ci hanno aperto uno sguardo sulla realtà e sulle aspettative del mondo scolastico.

Le nuove «Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione civica», approvate dal ministro Valditara con decreto n. 183 del 7 settembre 2024, hanno sostanzialmente confermato il lavoro che i docenti hanno messo in atto in questi ultimi quattro anni, da quando all’educazione civica (insegnamento che prevede almeno 33 ore annue) è stata attribuita una valutazione da inserire in pagella. Nell’arco delle 33 ore annuali i docenti potranno proporre attività che sviluppino con sistematicità conoscenze, abilità e competenze relative all’educazione alla cittadinanza, all’educazione alla salute e al benessere psicofisico e al contrasto delle dipendenze, all’educazione ambientale, all’educazione finanziaria, all’educazione stradale, all’educazione digitale e all’educazione al rispetto e ai nuclei fondamentali che saranno oggetto di ulteriore approfondimento, di riflessione e ricerca in unità didattiche di singoli docenti e in unità di apprendimento e moduli interdisciplinari trasversali condivisi da più docenti.

Il fatto positivo, secondo me, è il lavoro che i docenti sono tenuti a effettuare dovendo concordare le attività da proporre; qualche perplessità rimane sulle modalità utilizzate dai vari consigli di classe per attribuire la valutazione.

Sulla regolamentazione dell’uso dello smartphone, ricordo che nei miei primi anni di dirigenza raccomandavo a studenti e insegnanti di tenere spento il cellulare a scuola anche se la normativa non lo prevedeva, facendo riferimento al patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia. È evidente che alcune norme sono state create per tentare di ridurre gli effetti negativi di strumenti che sono ormai a disposizione di tutti. Trovo utile il tentativo di bloccare/regolamentare l’uso dello smartphone perché la scuola è luogo privilegiato dove imparare a vivere relazioni positive «in presenza».

È corretto a mio parere dare il necessario valore al voto di comportamento; ricordo, infatti, che c’è stato un tempo in cui non c’era alcun legame tra profitto e condotta.

Per quanto riguarda l’effettuazione di lavori socialmente utili al posto della sospensione, si prende atto di una modalità che alcune scuole hanno già sperimentato positivamente da anni.

In riferimento all’insegnamento agli alunni stranieri ben venga la possibilità di formare docenti specializzati per l’insegnamento dell’italiano L2. Ho sempre apprezzato il fatto che la scuola italiana apra le porte ai minori stranieri neoarrivati inserendoli subito in classe; sappiamo infatti come i ragazzi imparino più velocemente se inseriti in gruppi con studenti di pari età. Resta aperto il tema della cittadinanza (ius scholae) che è stato oggetto di dibattito a livello politico nei mesi scorsi e che merita opportuno approfondimento.

In merito alla formazione dei docenti trovo interessante la modalità della FOVI (formazione volontaria incentivata) che è già stata utilizzata da INDIRE per formare i tutor dell’orientamento e il docente orientatore, così come previsto dalle linee guida per l’orientamento (D.M. 328 del 22/12/2022). La modalità online e asincrona dà la possibilità a molti docenti di usufruire di questa formazione, anche se personalmente preferisco la modalità «in presenza».

Rispetto alle cosiddette figure di sistema, ritengo che il dirigente debba avere strumenti adeguati a valorizzarle, sia incentivandole economicamente, sia attribuendo cattedre con orario ridotto, anche potendo utilizzare in modo proficuo l’organico di potenziamento. 

Sulla riforma degli istituti tecnici e professionali (4+2) in collegamento con gli ITS, quest’anno è partita la sperimentazione in alcuni istituti che prevede la frequenza di un ITS Academy (2 anni) dopo 4 anni di formazione professionale. Sarà interessante verificare fra un paio di anni i risultati di questa sperimentazione. Ricordo che qualche anno fa si era sperimentato la riduzione a 4 anni sia dei licei, sia degli istituti tecnici in linea con la durata delle scuole italiane all’estero. Mi auguro che a breve si possano conoscere i risultati di tutte queste sperimentazioni.


Il ritorno ai giudizi sintetici nella Scuola Primaria – Legge 150 del 1/10/2024

Maria Vittoria Pomili, Viceresidente regionale UCIIM Lazio

Il 16 ottobre scorso è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge n. 150 del 1° ottobre 2024 che entrerà in vigore il giorno 31 e riguardante la riforma del voto in condotta e dei giudizi sintetici alla scuola primaria.

La Riforma tanto preannunciata e che tanto si attendeva visto l’ormai avvio dell’anno scolastico, introduce nuovamente i giudizi sintetici abbandonando difatti i livelli introdotti dalla precedente riforma del 2020 e a cui i docenti si erano ormai abituati. Ricordo a quanti corsi, webinar, etc… aveva partecipato il personale docente proprio perché una valutazione apparentemente più complessa e realizzata in corso d’opera quando già si era in procinto di pubblicare le pagelle del primo quadrimestre. Ricordo ancora le azioni formative e informative dirette ai genitori che poco comprendevano quella valutazione.

Siamo di nuovo a un ennesimo giro di boa? Direi di no. A seguito proprio della precedente riforma sulla valutazione, i docenti hanno avuto modo di approfondire il valore dell’osservazione, di cosa significasse un apprendimento in fase di prima acquisizione, saper distinguere la situazione nota da quella non nota. Un bagaglio di conoscenze che anche con questa riforma sapranno sicuramente far emergere. I giudizi sintetici in realtà traducono quanto di prezioso la scuola da sempre realizza a partire dall’osservazione. E allora cosa cambia? Cambia il rapporto con la famiglia proprio perché mira a semplificare la comunicazione dei risultati scolastici, rendendola più chiara e trasparente. Garantisce, inoltre, ai team docenti di poter rendere più agile il loro lavoro di osservazione che non perché espresso in forma sintetica, viene meno.

Lo stesso Ministro Valditara ha sottolineato che per garantire una maggiore chiarezza e trasparenza, i giudizi (soprattutto nelle ipotesi di valutazioni insufficienti o gravemente insufficienti) dovranno essere integrati da una descrizione dettagliata del livello di apprendimento raggiunto dall’alunno in ciascuna disciplina. Le modalità e i tempi di attuazione della Riforma saranno poi definite da un’ordinanza ministeriale che detterà indicazioni operative alle scuole al fine di un’applicazione più aderente a quanto proposto dalla legge.

Per l’esperienza maturata nell’ambito della Scuola Primaria, ritengo che la riforma fosse attesa da tempo. Certamente l’auspicio è che le riforme abbiano inizio il 1° settembre e non in corso d’opera anche per dare tempo ai docenti e a tutto l’indotto scolastico (vedi registri elettronici) di poter adeguare i documenti ma anche per dare tempo a riflessioni e a un’attenta lettura delle disposizioni.