Ottanta anni di impegno nella scuola (nn. 5-6/2024)

Rosalba Candela, Presidente nazionale UCIIM

Per celebrare insieme il nostro ottantesimo abbiamo chiesto a ciascun presidente emerito un contributo che riportiamo volentieri qui di seguito sul sito e come editoriale.

Il nostro contributo sarà riportato in apertura dell’ebook che pubblicheremo in autunno per la celebrazione ufficiale.


IL MIO INCONTRO CON NOSENGO

Luciano Corradini

La preistoria di un incontro da studente alla Domus Pacis 1

Da matricola di filosofia vidi e ascoltai Gesualdo la prima volta nel ’54, senza sapere chi fosse. Eravamo al XII Congresso Nazionale del Movimento studenti di Azione Cattolica, a Roma, alla Domus Pacis.

Dalle sintesi dei loro interventi si capiva che non ci invitavano a convertire i nostri compagni per portarli in Chiesa, ma a mettere a disposizione l’impegno personale e di gruppo per l’approfondimento della verità «affinché la scuola torni ad essere madre di autentica civiltà, di umanità e di vero progresso».

Il mio primo incontro nell’UCIIM nel convegno di Perugia del 1965

Il primo incontro personale con Nosengo lo ebbi nel marzo del 1965, a Perugia, in occasione di un convegno dedicato ai giovani insegnanti, che Nosengo aveva lungamente preparato. Avevo seguito con attenzione la sua relazione iniziale. Gli feci una domanda in pubblico, dandogli naturalmente del lei. Ricordo quello sguardo penetrante e il sorrisetto insieme incoraggiante e ironico. «Lei qui non c’è, ci sono rimasto io, e per te sono tu». Ho ripensato più volte a quello sguardo, che mi fa pensare a quello con cui Gesù deve essersi rivolto al giovane ricco: intuitus eum, dilexit eum, dice Marco, 10-21.

La frequentazione amicale

Dopo uno scambio epistolare sono anche andato a Roma, nella mitica Villa Bassi di Via Carini, a incontrarlo nel suo studio. Ricordo che ero emozionato, ma non i particolari di quel colloquio che tanto desideravo. Le cose devono essere andate bene, perché il 23.1.1967 Nosengo scrisse sull’agenda: «Alle 22,30 telefonata da Reggio Emilia da Corradini, per dire che si farà l’assemblea per la riforma delle superiori. Il discorso si fa cordiale. Gli chiedo se vuole accettare una certa responsabilità. Si commuove, mi chiama papà e poi mi dice che mi vuole molto bene e mi chiede se non penso più al passato. Un po’ di amicizia e di bontà fanno tanto bene!». Non sapevo, allora, che la data di nascita di Gesualdo coincidesse esattamente con quella di mio padre: 20.7.1906.

Nemo propheta in patria

Gozzer, che aveva nove anni meno di Nosengo, rispondendo ad una lettera in cui lo invitavo a fornirmi qualche testimonianza del suo amico di lunga data, si dichiarava convinto che «la sua complessa ricchissima personalità sia stata in certo modo eccessivamente rinchiusa nei parametri dell’associazione, con una, se mi è lecita la parola, imbalsamazione di figura, che ha impedito una seria ricerca del suo apporto non solo ai problemi civili e scolastico-educativi, ma alla assai più vasta rete d’interessi e d’impegni. Mi spiace soprattutto che proprio da quel mondo universitario non gli sia stata riconosciuta quella seria messe di apporti che egli diede, sia pure in termini accademicamente non ortodossi. E che con la sigla dell’integrismo confessionale cattolico egli sia stato estromesso da ogni sostanziale analisi del suo contributo nei vari campi in cui s’impegnò.

Ed anche nel quadro socio-politico penso che poco è stato fatto, nel vederlo come anticipatore della didattica moderna, della professionalità docente, il suo chiodo pedagogico, della «partecipazione studentesca».

Senza il suo impegno in quel convegno del 1957 a Catania che «mobilitò» l’on. Magrì, allora capo della segreteria DC, Aldo Moro forse non avrebbe, pochi mesi dopo, emesso il decreto sull’educazione civica e relativi programmi. Che senza di lui la scuola media attuale non sarebbe nata, è probabile».

L’avvio di una presidenza, nel segno della continuità e della novità

L’UCIIM ha eletto il quarto presidente della sua storia semisecolare, dopo Gesualdo Nosengo, Aldo Agazzi e Cesarina Checcacci. Questo onore è toccato a me. Ne sono grato al congresso, al consiglio centrale e a quell’amico invisibile che Nosengo ci ha insegnato a chiamare Gesù Maestro. Ho provato profonde emozioni in occasione di vicende familiari, professionali e istituzionali che mi è stato concesso di vivere. Sono, questi, momenti nei quali ci sentiamo inseriti in un ordine che ci supera e ci conferisce un’identità e un ruolo nuovi, sulla base di un’apertura di credito che dà nuova direzione e nuova intensità alla nostra vita. Nel caso dell’UCIIM c’è qualcosa di simile e di diverso, di più austero d’una famiglia e di più arioso e di più rischioso di un ruolo e di una funzione sociale, più o meno importante. L’UCIIM è qualcosa che ha a che fare con i mondi vitali e con i mondi istituzionali, con l’amicizia, la scuola, la Chiesa, lo Stato. È una creatura che si regge su una sintesi di convinzioni e di affetti, di ragionamenti e di speranze, di decisioni e di colleganze, che paiono non poter stare insieme nell’età della frammentazione, della complessità talora schizofrenica dei ruoli, delle appartenenze, della ricerca di riduzione dello stress da coerenza fra pensiero e azione, fra fede e ragione e fra pubblico e privato.

Ringrazio la presidente Rosalba per la richiesta di questo testo e assicuro che continuo a ritenere, come scrisse Nosengo nell’agenda del 7 febbraio 1957, che «l’educazione civica è la migliore opera che si possa fare dopo l’educazione religiosa. Se i professori vi si impegnassero seriamente e ottenessero buoni frutti, coopererebbero a dare serenità, serietà e solidità alla comunità italiana. Io sento questo compito come una missione».

  1. Stralci dell’articolo pubblicato ne «La Scuola e l’Uomo», n. 5-6- 2018
    ↩︎

UCIIM 1944 – 2024

Maria Teresa Lupidi Sciolla

Un diffuso sentimento di paura, causato dal protrarsi di una guerra mondiale sempre più violenta e folle, caratterizza l’inizio del 1944. 

Il regime fascista è crollato e l’armistizio dell’8 settembre 1943 ha sancito la fine dell’alleanza con la Germania hitleriana, ma l’occupazione tedesca in Italia non viene meno, anzi si consolida intorno alla figura di Mussolini “liberato” dal suo rifugio a Campo imperatore. La Repubblica Sociale Italiana (RSI) con sede a Salò si instaura nei territori del Nord occupati, ma incontra l’opposizione del mondo del lavoro e degli uomini della Resistenza che si preparano per un futuro di democrazia. L’impegno di Alleati e italiani per la pace e la libertà si concretizza con lo sbarco a Salerno, dove incontra però difficoltà maggiori del previsto. L’esercito tedesco si attesta prima sulla «linea Gustav», dalla foce del fiume Garigliano fino a Ortona, poi, dopo l’entrata in Roma degli Alleati, si arrocca sulla «linea Gotica», che dalla provincia di Massa-Carrara alla provincia di Pesaro e Urbino attraversava l’Italia, tenendo separato il Nord dal Sud. 

La perdita di tanti soldati crea un tale clima di disorientamento etico e di dolore, che, persino quando si celebra una vittoria particolarmente sofferta come quella di Anzio, un soldato americano dice di provare soltanto «una cupa indifferenza». Nessuna sensazione di gioia. Troppi uomini caduti sul campo. Innominabile e inimmaginabile la tragedia dei campi di sterminio. 

Nella sofferenza, tuttavia, si aprono segni di Speranza.  Gli Alleati da un lato si attestano in Normandia e dall’altro riescono a valicare la linea Gotica. Uomini di fede e uomini di pensiero politico, etico ed economico si riuniscono per far convergere la politica intorno ai valori civili e culturali della democrazia e della libertà dei popoli e delle persone. 

Gesualdo Nosengo, uno di loro, si adopera per rifondare i principi costitutivi dell’Italia sostenendo con gli «amici di Camaldoli» il concetto di «Bene Comune» e di «Armonia sociale». Egli sa anche che per una nuova cittadinanza occorre partire dai giovani e dall’educazione. Bisogna pensare a costruire una scuola nuova dalla quale non sia mai più espulso nessuno per ragioni di «razza» o di religione.  Il dialogo tra le generazioni attraverso il tempo storico, lo sviluppo della civiltà, la ricerca del senso della vita e dello studio, la tensione inesausta verso la verità potranno dar origine a una società senza prevaricazioni, equa e soprattutto partecipata consapevolmente. 

Nasce l’UCIIM, un’UNIONE che mette al centro la persona e segue la Parola di Gesù, Maestro di giovani e adulti che insieme imparano e crescono. Gli strumenti pedagogici e culturali non sono indifferenti, ma sono mirati a costruire un mondo solidale e degno dell’umanità di ciascuno. 

Proprio nel 1944, quando gli animi erano stretti da tristezza e timore, Gesualdo Nosengo, tra i primi, guarda avanti coraggiosamente e profeticamente e istituisce un’Associazione professionale, nella quale insegnanti e dirigenti riflettono, si interrogano, si formano costantemente e si impegnano in vista di una società giusta e solidale. Egli ha creato pertanto una comunità scolastica non corporativa, ma dialogica e impegnata nella cura dei giovani, della famiglia e della società.

A ciascuno degli «ucimini» sono richieste partecipazione, disponibilità a imparare continuamente, a cogliere i segni dei tempi e innovare, nella Fede. 

2024

Oggi, nel 2024 noi, soci dell’Uciim, crediamo negli stessi ideali di 80 anni fa e continuiamo a lavorare per una scuola secondo i principi della nostra Costituzione.

Abbiamo percorso un cammino lungo e proficuo, sulla linea avviata dal fondatore e perseguita con lucida tenacia da Cesarina Checcacci Presidente Nazionale. Siamo stati sostenuti dal loro esempio, che ci ha dato forza nei momenti più storicamente complessi, come quelli segnati dagli attentati delle brigate rosse e del terrorismo o quelli in cui la corruzione e la mafia ci hanno assaliti fino a farci paura. 

E la paura purtroppo, insieme all’indifferenza, è la cifra di questo 2024 che alcuni chiamano apocalittico. Ci sono infatti molte guerre, in Europa e nel Mediterraneo, dove ritenevamo non ci sarebbero più state mai più dopo il 1945. Invece, nei conflitti attuali troviamo accresciuta anche la minaccia derivante dall’uso di macchine belliche guidate da IA, senza regole concertate, o almeno palesi. Le vittime civili e innocenti non si contano più. Si moltiplicano le disgrazie ambientali. Si diffondono sia l’ignoranza delle regole fondamentali del dialogo fra politici, che talora perde valore e dignità, sia l’indebolimento e la fragilità di un lessico ormai privato del suo spessore etimologico e storico, falsificato. La dimensione spirituale dell’uomo è obnubilata dal falso mito del «tutto subito», meglio se senza fatica o responsabilità. I riferimenti etici sembrano aleatori. Il divario fra ricchezza e povertà si allarga e investe persino il diritto allo studio. Senza dimenticare i flussi dell’immigrazione che toccano tutto il mondo, nell’incapacità globale di valutarne le cause. 

Tutti noi potremmo proseguire in questo elenco amaro, ma… seguiamo Nosengo e le ragioni istitutive dell’Uciim. Analizziamo attentamente la situazione di oggi, e troviamo insieme le innovazioni capaci di curare i giovani di oggi, perché non si deprimano o si perdano fra le difficoltà.  Il giovane è «nuovo» ed è speranza; non spegniamo il suo anelito di vita vera e profonda. 

Noi ci siamo. Insieme andremo oltre la tentazione della laudatio temporis acti e oltre il senso di impotenza che talora ci afferra. Impariamo dai nostri 80 anni e continuiamo a progettare il futuro.  Cerchiamo di condividere con i giovani colleghi le motivazioni forti che sono la gioia del nostro essere accanto ai ragazzi.

Prendiamoci cura gli uni degli altri.

Mondo, sii, e buono;

esisti buonamente…

Scriveva Andrea Zanzotto (1968)


OTTANTA ANNI DELL’UCIIM

Giovanni Villarossa

Ottanta anni fa nasceva in Roma l’UCIIM, con il fine di provvedere alla formazione spirituale, morale e professionale dei soci, di promuovere ed attuare, nell’educazione dei giovani e nel sistema scolastico, principi e metodi coerenti con il pensiero e la morale cristiani. 

Ancora oggi, come allora, si parla di emergenza educativa.  

Educare non è mai stato facile e oggi sembra diventare sempre più difficile. 

Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una grande «emergenza educativa», confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Viene spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Si parla inoltre di una «frattura fra le generazioni», che certamente esiste e pesa, ma che è l’effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori. 

Aumenta oggi la domanda di un’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita. 

Ogni vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa di sé stesso e che soltanto così può aiutare i suoi allievi a superare gli egoismi e a diventare a loro volta capaci di autentico amore.

Qual è lo scenario che si delinea per la scuola nei prossimi anni?  I continui avvii di riforme mai concluse perché legate ad un’alternanza politica non lascia la scuola a chi ne ha competenza. 

L’UCIIM pone attenzione costante alle proposte politiche d’innovazione/trasformazione della scuola per intervenire tempestivamente  a sollecitare scelte coerenti con i principi di una formazione cristiana dell’uomo, cittadino e lavoratore; tiene collegamenti con il Ministero dell’Istruzione e del Merito e con le Camere per portare, in occasione delle audizioni, il proprio contributo; diffonde, attraverso i mezzi di comunicazione, la propria idea di scuola tra i docenti, gli allievi e le loro famiglie; collabora con altre associazioni che hanno a cuore la formazione dei giovani; si occupa della formazione iniziale delle giovani generazione dei docenti e sostegno a chi è in servizio; pone attenzione all’utilizzo didattico delle nuove tecnologie; attenziona costantemente i  vari temi sociali che chiamano in causa gli aspetti educativi.

L’UCIIM continua ancora oggi a proporre la realizzazione di una scuola a misura di persona, attraverso la custodia di una retta coscienza morale, in questo tempo di relativismo imperante; l’acquisizione iniziale o l’aggiornamento di quelle specifiche conoscenze, competenze ed abilità che costituiscono professionalità sicure ed autorevoli; la preparazione dei propri Quadri, affinché, anche in ambito regionale e periferico, possano guidare bene l’associazione e incidere nei confronti delle istituzioni il collegamento privilegiato con la CEI al fine di delineare e proporre percorsi scolastici sempre in coerenza con il Magistero della Chiesa.