Il coraggio di progettare con l’IA è il primo passo per comprendere

Riflessioni e un esempio in atto

Elon Musk, lo scorso giugno, aveva previsto che presto i robot umanoidi supereranno il numero degli umani in rapporto di dieci a uno. Indicazioni simili arrivano anche da molti altri imprenditori e teorici dell’intelligenza artificiale. Secondo questi personaggi l’evoluzione umana si sta modificando e, con essa, l’economia avrà ripercussioni inimmaginabili.

È il caso di allarmarsi?

Cerchiamo di affrontare l’argomento con una certa razionalità.

In primis va chiarito che i soggetti interessati sono anche interessati alla promozione dei loro prodotti e, si sa, la promozione commerciale non è una relazione tecnica, ma nasconde il desiderio di primeggiare sul mercato.

Shane Legg, l’attuale responsabile di DeepMind, azienda da lui fondata e poi acquisita da Google nel 2014, si occupa di AGI (Artificial General Intelligence) e nel 2011 aveva stimato che un’intelligenza artificiale di livello umano sarebbe arrivata entro il 2028.

In realtà i pareri sono discordanti, c’è anche chi mette in dubbio la possibilità di grossi avanzamenti da parte delle IA per l’impossibilità di acquisire ulteriori dati, una volta fagocitata l’intera rete internet.

Per approfondire meglio queste tematiche rimandiamo alla rete e in particolare ai seguenti due articoli: da Il Post e da Le Scienze.

Un secondo argomento introduttivo riguarda le recenti pubblicità di smartphone e di occhiali interattivi che invitano ad esprimersi con la tecnologia alla guisa di un’amica intima. Entrambi gli spot sono rivolti ad un pubblico femminile, o filo femminile, e, cito testualmente, chiedono di avviare il programma con “Ciao AI” e “XX avvia la registrazione” (dove al posto di XX viene nominato il marchio). È in atto, quindi, un’azione di familiarizzazione della tecnologia, che diviene sempre più invadente fino a trasformarsi in un sostituto dei rapporti umani: la tecnologia non genera conflitti, è sempre disponibile, non si stanca mai, non necessita di dormire, o espletare qualsiasi funzione fisiologica che la porti ad essere indisponibile, anche solo temporaneamente. L’umano si sente quindi una regina che ha a disposizione un servo tecnologico obbediente in assoluto e pronto a soddisfare ogni capriccio, rasentando l’onnipotenza. Onnipotenza virtuale, in un mondo che ha ucciso in due anni ben oltre il milione di persone in due guerre, che di virtuale hanno la guida delle armi “intelligenti”, dei droni che risparmiano il pilota umano, ma le immagini virtuali mostrano la crudezza del sangue versato. Sangue reale, rosso, che scorre nel suolo e lascia corpi lividi sul terreno, anch’essi reali, partoriti da madri reali. La tecnologia diviene una subdola “amica” che previene il dolore e blocca, in realtà, la crescita intima, la maturazione sentimentale, spirituale, umana in senso stretto e lato, soddisfa ogni capriccio.

Voliamo verso la scuola.

L’intelligenza artificiale rappresenta una posizione ambigua, da una parte può essere un’alleata e una facilitatrice dell’apprendimento, dall’altro può diventare l’ennesimo motivo di distrazione e può essere utilizzata come surrogato e sostitutivo della fatica scolastica. Può essere utilizzata in modo banale, per preparare riassunti e svolgere i compiti, oppure può essere utilizzata in maniera più funzionale.

Insegno da trent’anni prima alla secondaria di secondo grado poi, da venti, alla secondaria di primo grado, quest’anno ho avuto incarico di trenta ore di laboratorio sulle STEM e di questo vorrei parlare, cioè

come affrontare queste tematiche alla Scuola Secondaria di Primo Grado?

Un’idea potrebbe essere quella di introdurre l’argomento IA con film o romanzi che hanno trattato la questione. Ci sono film d’azione come “Io robot”, dal sentore apocalittico, o altri che hanno portato avanti una serie di ragionamenti molto più delicati sulla senzienza dei robot stessi, come “L’uomo bicentenario”.

La questione è molto delicata per l’età degli allievi.

I ragazzi fra gli 11 e i 15 anni sono facilmente esposti a rapidissimi entusiasmi e a delusioni cocenti in tempi rapidi, dobbiamo sempre tenere a mente che, anche se lo sottovalutiamo spesso, il vissuto scolastico può incidere profondamente l’animo dei soggetti in questione, diventando ago della bilancia nelle loro scelte di vita.

Quando parliamo di IA in quella fascia di età bisogna evitare ogni riferimento di carattere estremo sia nel lodare, sia nel demonizzare le tecnologie in questione. Vanno però introdotte in modo che i ragazzi le utilizzino e diventino sempre più consapevoli delle potenzialità, dei rischi e dei limiti connessi con le stesse.

Quale metodologia permette ai ragazzi di apprendere in modo efficace e funzionale?

Fra le molte possibili, un buon percorso esperienziale, con un’azione di tutoraggio efficace e costante da parte dei docenti, penso rappresenti un valido percorso didattico per raggiungere due scopi: saper utilizzare nel modo più possibile consapevole questi strumenti, facendoli diventare alleati dell’apprendimento, e comprendere che non ci si può affidare alla tecnologia tout coeur.

A questo punto va progettato il percorso. La progettazione può essere di tipo direttivo, l’insegnante decide la meta e il percorso da seguire, l’allievo segue ed esegue. La libertà di espressione dell’allievo è ben contingentata dalla programmazione dell’insegnante e non lascia molti margini di espressione personale. Questo approccio è comodo e sicuro, nel senso che l’insegnante dovrebbe avere tutto sotto controllo. La sicurezza è quasi assicurata, ma l’apprendimento è penalizzato dalla costrizione estrema, il maggior beneficio è tratto da quei discenti che sono in sintonia col metodo comunicativo del docente.

L’altro approccio è di tipo interattivo.

Il punto di partenza (la fase preparatoria secondo il modello EAS), prevede di scrivere il titolo (ad esempio STEM) sulla LIM e poi chiedere il significato dell’acronimo, aggiungere anche la R e la A, per completare il flusso di corrente in inglese e ottenere STREAM. Il tempo necessario può essere di circa mezz’ora.

A questo punto siamo ancora nella fase preparatoria, ma con lo sguardo teso verso la fase Operatoria (sempre secondo la metodologia EAS del Prof. Rivoltella). Questa è la fase cruciale, per stimolare i ragazzi ad esercitare la loro libertà. Si chiede loro quale argomento, scolastico o meno, possa essere sviluppato nello STREAM, cioè quale argomento può facilmente adattarsi all’interpretazione pluridisciplinare. Lasciamo loro il tempo di discutere in piccoli gruppi, almeno una decina di minuti. Nella mia esperienza attuale gli argomenti presentati sono stati: l’inflazione e le cattedrali.

Vale la pena perder questo tempo, diciamo un’ora circa, per ottenere queste due risposte?

La risposta è per me assolutamente affermativa.

I ragazzi hanno avuto modo di pensare, confrontarsi e ragionare, hanno avuto un momento di metacognizione, hanno interrogato l’insegnante e chiesto a lui un supporto, hanno indagato e hanno risposto in funzione dei loro bisogni personali, che sono legati comunque alla scuola.

A questo punto si lascia loro un’ora circa per fare una ricerca online sull’argomento e spiegare quali motivazioni li hanno spinti a considerare l’argomento proposto sviluppabile in forma STREAM.

E quindi, dopo la prima ora di preparazione siamo arrivati all’attivazione degli allievi, alla ricerca azione, alla sintesi e alla presentazione del lavoro.

È evidente che questa prima parte serve all’insegnante per capire come funzionano i gruppi (coppie o terne, secondo le indicazioni di Stefano Rossi), qual è la profondità di ricerca, qual è la modalità di presentazione del lavoro.

L’insegnante segue e monitora, diventa un tutor e talvolta un mentore, ma evita di invadere il campo di ricerca, che preferisce lasciare libera. Solitamente i risultati possono stupire, altrimenti si potrà intervenire a posteriori.

Il percorso STREAM proseguirà poi con il medesimo approccio andando a discutere di ogni componente dell’acronimo, in modo che i ragazzi lavorino di volta in volta con la mente dello scienziato, dell’ingegnere, dell’artista e così via, divenendo maggiormente consapevoli del fatto che tutte le discipline si intersecano per arrivare ad un progetto funzionale e bello e diventino parzialmente consapevoli delle metodologie e aspettative delle professioni coinvolte.

Cosa c’entra in tutto ciò l’intelligenza artificiale?

Può essere introdotta come controllo e monitoraggio di quanto svolto dai ragazzi dopo la presentazione dei loro lavori, quindi in fase ristrutturativa e valutativa non docimologica. In tal modo l’IA viene addomesticata in funzione di controllo del lavoro svolto. Si insegna agli alunni che può essere utilizzata come controllo per la correttezza degli esercizi di compito, ad esempio.

Una seconda modalità di utilizzo dell’IA è quella di venir interrogata dopo la ricerca azione, per capire se la stessa è stata ben indirizzata ed è stata completa. Si presenta quindi come alleato per la fase di metacognizione, prima della presentazione del lavoro. In questa fase è fondamentale l’azione di tutoraggio dell’insegnante, per evitare che l’IA venga considerata come unica fonte di verità. Un esempio pratico può chiarire meglio la situazione. In un gruppo l’argomento si è spostato sull’acqua e sulla sua gestione sotto il profilo dell’Ingegnere (la E di Engineering nell’acronimo STREAM). Una coppia ha scelto di partire dalla definizione di agricoltura e il resto del gruppo (primo anno della secondaria di primo grado) ha scelto di comprendere quali ingegnerie sono coinvolte nella gestione dell’acqua. Dopo le presentazioni è stato chiesto a ChatGpt la definizione di agricoltura e in che modo l’ingegneria entra nella gestione dell’acqua. Nel primo caso, la definizione che ha fornito l’IA sull’agricoltura è stata considerata scarsa, inadeguata, nel secondo caso ha dato nuovi spunti di ricerca e approfondimento, che verranno sviluppati con gli EAS successivi. In questo modo i ragazzi hanno cominciato a comprendere che non è sempre utile utilizzare l’IA.

Nel prosieguo del laboratorio, l’intelligenza artificiale verrà messa alla prova anche in fase progettuale e verranno poste domande critiche da un punto di vista ambientale. Verrà inoltre interrogata su concetti di etica nella gestione delle acque. Si valuterà, quindi l’utilità o meno dell’intervento delle IA, e anche l’affidabilità. Circolano da più parti voci che a volte l’IA mente, anche in modo spudorato. Ma nei tre assiomi di Asimov sulla robotica non è scritto che i robot devono ubbidire agli ordini umani? La bugia rientra nell’obbedienza a tale ordine? E se le IA iniziassero a peccare (si chiede don Mimmo Bruno)?

Ecco il punto di arrivo di tutto il progetto: discutere dell’IA avendo seguito e inventato insieme un percorso di pratica. La meta è ben definita e sempre presente nella bussola dell’insegnante, che permette però all’imbarcazione, il gruppo di allievi, di divagare secondo le necessità e gli interessi, per potersi rifornire di isola in isola della conoscenza, in modo da sbarcare avendo costruito la propria consapevolezza. E se il divagare diventasse naufragio? Ecco la presenza dell’insegnante che con un colpo di timone ben assestato va a dirigere la propria imbarcazione allontanandola dai pericoli.