Compiti a casa e compiti delle vacanze

Di Reda Furlano

Il confronto sull’efficacia e sull’utilità dei compiti a casa tiene banco in questi giorni tra esperti, professionalità che operano nella scuola e genitori, ed infiamma tutti coloro che non vedono l’ora di esprimere il proprio parere su un tema che ricade spesso in modo massivo sulle famiglie. La discussione prende le mosse dal 58° Rapporto del Centro Studi Investimenti Sociali (Censis)sulla situazione sociale del Paese, che è uscito in questo mese e tratta, nell’ambito scuola e formazione, tra gli altri, il nodo dei compiti a casa. Vi si legge che, mediamente, gli studenti quindicenni italiani si dedicano allo svolgimento dei compiti a casa per 2,3 ore al giorno, superando ampiamente i loro colleghi europei, a fronte anche di una diversa durata della mattinata/giornata scolastica. E’ un tema caro ai Dirigenti, i quali, pur convinti dell’efficacia del lavoro domestico (63,7%), sulla base della propria quotidiana e pluriennale esperienza, segnalano l’anomalia della mancata correzione dei compiti (per il 52,5% dei casi), propongono l’adozione di una linea comune d’Istituto,  invocano correttivi normativi, auspicano maggior coordinamento tra i Docenti, chiedono attenzione nei confronti della ricaduta sull’apprendimento, non sono concordi sul coinvolgimento dei genitori nello svolgimento delle consegne domestiche.

E’ una questione complessa che connota, descrive e riguarda l’intero processo di insegnamento/apprendimento, correlandosi strettamente al modo in cui è impostata l’attività didattica mattutina (lezione frontale, lezione partecipata, cooperative learning, flipped classroom…) e quindi, per un verso, attiene alla libera scelta del Docente, per l’altro, determina una serie di impegnative ricadute sulle famiglie, che non possono rimanere del tutto inascoltate.

Alcune riflessioni potrebbero offrire spunti di confronto tra Docenti, strada maestra per verificare l’efficacia dei compiti a casa e introdurre eventuali correttivi, utili a promuovere un apprendimento efficace, vero obiettivo dell’attività didattica, insieme con la formazione di una responsabile coscienza civica. Che i Docenti si soffermino su questi temi pare utilissimo, soprattutto se, insieme, cercano di tracciare una linea comune all’interno dei consigli.

Non si potrebbe proprio inserire nella lezione uno spazio destinato allo svolgimento autonomo e/o collaborativo di consegne relative ai nodi trattati, assegnando compiti che attivino soprattutto le competenze di base, anche quelle sociali? Si risponderà che le verifiche orali, specialmente in alcuni ambiti disciplinari, impegnano ampia parte del tempo scuola: perché non investire questo spazio in lavori svolti in autonomia dai compagni o perché non pensare a verifiche che, anziché passare dalla restituzione dei dati appresi, prevedano l’utilizzo dei dati medesimi in modo più celere e, forse, proficuo? È preferibile che i compiti a casa servano ad applicare la teoria esposta o a verificare l’efficacia dell’apprendimento, o a promuovere un metodo di studio personale, o a rafforzare le competenze di lettura e comprensione del testo e di scrittura o che altro? Le differenti risposte richiedono diverse tipologie di compiti, che non dovrebbero mai configurarsi come un aggravio per studenti e famiglie con attività di cui non sempre si riesce a cogliere la ricaduta in termini di apprendimento o che si presentano come operazioni difficili da portare a termine dallo studente medio.

Solo un sereno dibattito tra Insegnanti può rivelarsi proficuo, soprattutto perché diventerebbe occasione di confronto sulla didattica…

Prof.ssa Reda Maria Furlano

già Dirigente Scolastica