Apoptosi e fine dell’umanità

Fabio Calvino

L’apoptosi, o suicidio cellulare, è un’azione biologica messa in atto dalle cellule troppo
invecchiate per potersi riprodurre in modo sano, al fine di prevenire anomalie genetiche
devastanti per l’organismo, come tumori o alterazioni e disfunzioni gravi.
In pratica, quando la cellula si è riprodotta un certo numero di volte, rilascia gli enzimi
denominati caspasi, contenuti in alcune vescicole dell’apparato del Golgi, che dirigono la
distruzione della cellula. In questo modo la cellula vecchia viene digerita, scomposta nei
termini più semplici e riutilizzata per la costruzione di nuove cellule.
Prendendo spunto da un mio pensiero di un paio di anni fa e da un articolo uscito in questi
giorni, torno a rileggere la politica umana di questi ultimi anni.
Una serie infinita di convegni, congressi e riunioni di ogni genere per definire il grado di
pericolosità delle azioni produttive umane nei confronti dell’accelerazione dell’effetto serra.
Protocolli che da Kyoto in avanti si susseguono di anno in anno, inducendo in modo più o
meno gentile comportamenti virtuosi nella raccolta differenziata, nell’utilizzo dei veicoli, nella
produzione industriale, nel risparmio idrico, energetico e così via.
Ogni nostra singola azione, intendo le azioni personali, contribuisce in piccolissima parte al
risanamento del pianeta, ma l’insieme costituisce un’azione unitaria seria ed efficace.
Poi scoppiano le guerre, dove meno te lo aspetti, si testano armi nucleari, vengono esplosi
quantitativi di ordigni che non si possono neppure contare e, infine, molti governi
considerano atti terroristici le manifestazioni di piazza degli attivisti ecologisti.
Non voglio entrare nel merito dell’opportunità di certe manifestazioni di protesta, ma voglio
soffermarmi sulle idee che circolano in molti ambienti politici riguardo la follia di attuare piani
di devoluzione o comunque azioni collettive volte al contenimento dei gas serra.
Mi sembra il comportamento dello struzzo che non vuol vedere il pericolo, oppure della
persona che resta impalata ad ammirare un’onda gigantesca che sta per abbattersi su di lui,
incapace di qualsiasi azione volta alla propria salvezza.
Il Bioma terrestre, l’insieme di tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra, è come un enorme
organismo all’interno del quale si stabiliscono equilibri dinamici. Questi equilibri, lungi
dall’essere stabili, come vorrebbe l’istinto di sopravvivenza o certa politica, continuano a
cambiare e a modificarsi. L’uomo fa parte di questi sistemi. Nelle civiltà del passato, dai
popoli antichi, ai Maya, fino alla peste Manzoniana, l’uomo si è rivolto al soprannaturale per
invocare aiuto e miracoli durante gli eventi climatici calamitosi. Oltre alle preghiere si è
arrivati al sacrificio umano reiterato, come nei popoli dell’America Centrale. La ricerca della
sopravvivenza è stata demandata ad altri, ad Enti Superiori.
Attualmente, grazie all’avanzamento della tecnologia e delle conoscenze scientifiche,
sappiamo che la crisi climatica attuale è stata innescata dall’uomo con la Prima Rivoluzione
Industriale e sta accelerando inopinatamente, grazie alla passività della maggior parte degli
esseri umani.
Torniamo all’inizio dell’articolo: l’apoptosi. La morte programmata delle cellule che altrimenti
impazzirebbero.
Viene da pensare che, posti di fronte al disastro, pur avendo la possibilità di agire, pur
sapendo che l’azione comune di tutta l’umanità potrebbe aiutarci a superare il momento di
crisi, pur sapendo che è possibile agire da fratelli per fronteggiare la crisi stessa, restiamo
incapaci di accettare il problema, ci attiviamo su più fronti per accelerare il disastro.

Che sia la nostra apoptosi? Un modo naturale che il Bioma terrestre utilizza per regolare i
parassiti dannosi per la vita sulla Terra? Ma noi ci definiamo Cristiani, sappiamo che dentro
di noi c’è la Speranza, inspirata dal Creatore. Aspettiamo come gli sciocchi compagni di Noè
il Diluvio o ci attiviamo per un futuro di pace?

Spunti di riflessione

Qual è la vostra opinione in merito?
In che modo affrontereste questi argomenti?
Quali sono i motivi di preoccupazione?
Ma, soprattutto, quali sono i motivi o gli agganci di speranza?
Quali idee avete in merito alla collaborazione umana? Nella Bibbia abbiamo esempi illustri
Caino e Abele (ovvero lo scontro tra le società di cacciatori raccoglitori del Paleolitico e gli
agricoltori e pastori del Neolitico), l’arca di Noè (come in pochi ascoltino i segnali divini e si
preparino al peggio, mentre il resto dell’umanità continua le gozzoviglie)
Attendiamo le vostre risposte