LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 XXVII On. Giuseppe Buondonno - Sinistra Italiana 1. Sono molti e, in larga misura, prodotti da interventi esterni alla scuola, estemporanei e propagandistici. Ma, tra essi, mi preme sottolinearne alcuni: gli abbandoni scolastici; classi troppo numerose; un sistema di reclutamento dei docenti che tende a riprodurre precariato, invece di ridurlo (e, di conseguenza, scarsa continuità didattica); scarse risorse per il sistema formativo (una delle medie più basse in Europa, rispetto al PIL); ma aggiungerei anche una crescente povertà educativa, in parte conseguente al maggiore disagio sociale ed economico, ma anche – in una prospettiva più generale, rispetto alla dimensione nazionale – prodotta dagli effetti della «rivoluzione digitale», che produce indiscutibili conseguenze sul piano della semplificazione dei messaggi, dell’attenzione, della concentrazione; nella sfera cognitiva ed emotiva. Avverto, a questo proposito, l’urgenza di una riflessione collettiva, seria e non occasionale; occorre pensare – la definirei così – una «pedagogia per l’era digitale», capace, cioè, di consentire alla scuola – nel nuovo contesto – di continuare a produrre coscienza, cultura e pensiero critico e complesso. 2. Noi avanziamo, nel nostro programma, proposte concrete dentro un quadro generale che inverta la tendenza di questi decenni alla svalutazione della scuola e alla sua finalizzazione alla sola formazione lavorativa (pur importante, ma non unidimensionale). La scuola deve tornare, prima di tutto, a formare persone e cittadini; e deve contribuire a superare i divari sociali, non riprodurli o, peggio, accentuarli. Venendo ad alcune delle proposte concrete: vogliamo classi più piccole (con un massimo di 15 alunni), per consentire una didattica più attenta ai processi di crescita, più inclusiva e di maggiore qualità; proponiamo una estensione del tempo pieno (per le scuole di base) e del tempo prolungato (per la secondaria di I e II grado), per lasciare meno soli bambini e adolescenti con i loro problemi; è necessaria – con un metodo partecipativo – la definizione di «Zone di educazione prioritaria e solidale», nelle aree più disagiate (geograficamente e socialmente), cui destinare maggiori risorse finanziarie e di personale, ribaltando la logica (in parte prodotta dai PON) secondo cui le risorse vanno alle realtà più forti. Tutto ciò comporta un consistente aumento di docenti stabili; dunque anche un forte aumento degli investimenti ordinari per il sistema della formazione, allineandosi alla media europea. È possibile trovare le risorse, se si pensa (a titolo d’esempio) che solo gli ultimi adeguamenti di bilancio, per la spesa militare, comporteranno un aggravio di oltre 100 milioni di euro al giorno; e che abbiamo un fisco con una scarsa progressività e con circa 120 miliardi l’anno di evasione fiscale (cioè l’equivalente – ogni anno – di 5 o 6 leggi finanziarie!). 3. Sì, decisamente. Si tratta di adeguare le leggi della Repubblica ad un livello di consapevolezza che nella scuola è già presente. La cittadinanza è un fattore di inclusione e di contrasto a spinte – antistoriche e incostituzionali - alla discriminazione, che non vengono dalla scuola ma sono alimentate da una parte della politica, che cavalca paure irrazionali. Dallo ius scholae può venire, oltre al rafforzamento del carattere di comunità solidale delle nostre classi, anche un messaggio educativo alla società intera. 4. Penso che sia giusto e utile, perché il processo formativo comincia dagli anni dell’infanzia; sono anni decisivi, ancor più in questa epoca in cui, per esempio, l’età di accesso agli strumenti digitali e virtuali si è enormemente abbassata e la manualità o la socialità del gioco diventano sempre più rare. La scuola materna non è un sostituto della genitorialità, svolge funzioni diverse ma altrettanto rilevanti. E, a questo proposito, bisogna lavorare per una società che preveda retribuzioni più alte, lavori meno precari ed orari più brevi e flessibili; che si faccia carico collettivamente di rendere più semplice l’attenzione familiare all’infanzia e alla
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