Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Educatori, Formatori Periodico fondato da Gesualdo Nosengo Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022
LA SCUOLA E L’UOMO Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 Editoriale - Rosalba Candela VOTIAMO «PER IL BENE COMUNE» 1 SOMMARIO Periodico fondato da Gesualdo Nosengo Via Crescenzio, 25 - 00193 Roma Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 Poste Italiane spa spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) ART. 1 COMMA 1 MP-AT/C/RM/ Autorizzazione del tribunale di Roma n. 452 in data 11 febbraio 1949 DIRETTORE Rosalba Candela DIRETTORE RESPONSABILE Luciano CORRADINI COMITATO REDAZIONALE Francesca GIAMMONA Maria Luisa LAGANI Caterina SPEZZANO Giovanna VENTURINO COORDINATORE DI REDAZIONE Elena FAZI PROGETTO GRAFICO Luigi GAGLIARDI Tel. 06 6875584 Presidenza: presidenza@uciim.it Segreteria: segreteria@uciim.it Tesseramento: tesseramento@uciim.it Redazione: redazione@uciim.it Amministrazione: amministrazione@uciim.it Consulenza: consulenza@uciim.it Webmaster: webmaster@uciim.it Sito internet: www.uciim.it Banca Intesa San Paolo IBAN IT56 A030 6909 6061 0000 0071 210 Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi Via Crescenzio, 25 - 00193 Roma Inviato in omaggio ai soci dell’UCIIM STAMPA Eurolit - Roma Questo numero è stato chiuso il 13 settembra 2022 Finito di stampare nel mese settembre 2022 ISSN 0036-987X Spiritualità - Padre Giuseppe Oddone MARIA ASSUNTA IN CIELO, STELLA DEL MARE 5 INSERTO: PROGRAMMI ELETTORALI PER LA SCUOLA I Giovanni Cogliandro VIVERE, PENSARE E IMMAGINARE LA SCUOLA IN CARCERE 8
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 1 Voteremo secondo la legge 3 novembre 2017, n. 165, con la riduzione del numero dei parlamentari, i previgenti collegi elettorali sono stati sostituiti da nuovi, per adeguarli al numero dei parlamentari da eleggere, mentre le circoscrizioni sono rimaste invariate (1). Col referendum sul taglio dei parlamentari, ottobre 2021, il numero dei deputati e senatori da eleggere sono 400 alla Camera, 200 al Senato. La Costituzione italiana prevede un bicameralismo perfetto: identiche attribuzioni politiche e legislative tra Camera dei Deputati e Senato della Repubblica. Purtuttavia l’elettorato attivo e passivo delle due Camere presentava una diversità in merito ai requisiti richiesti: età minima per essere eleggibili a deputato è 25 anni, per senatore 40 anni; rispetto all’elettorato attivo per eleggere i deputati è stata richiesta l’età minima di 18 anni, per eleggere i senatori 25 anni. Con la legge costituzionale n. 1/2021 l’elettorato attivo per il Senato della Repubblica viene uniformato a quello già previsto per la Camera dei deputati (art. 56 Cost.). Quindi i diciottenni voteranno sia per la camera che per il Senato. Il 21 luglio 2022, il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere: scioglimento dovuto ad una grave crisi politica. È iniziata subito la campagna elettorale, il 15 agosto sono stati presentati, in Viminale, i contrassegni dei singoli partiti: in tutto 101 (la scorsa tornata elettorale del 2018 ne furono depositati 103). «UNA CRISI NELLE CRISI LUGLIO 2022» è l’ebook pubblicato nel sito UCIIM e diffuso tramite i social. Tale ebook ha quale obiettivo rendere un servizio informativo chiaro, apartitico e trasversale. In esso, per far chiarezza e rendere un servizio sia ai soci UCIIM che ai lettori, è inserito un glossario dei termini più in uso in ambito politico e partitico. Seguono dati storici sui governi dalla caduta del Fascismo ad oggi. Furono nove i governi che si avvicendarono fino al 1948 quando, il 18 aprile, gli Italiani furono chiamati a votare per la prima volta dopo l’entrata in vigore della Costituzione. La prima legislatura della repubblica italiana ebbe inizio l’8 maggio 1948 col quinto governo De Gasperi. I precedenti quattro governi avevano avuto vita dal 1945 ad aprile 1948 nel periodo dell’ordinamento provvisorio e dell’Assemblea costituente. Nelle diciotto legislature, 1948 – 2018, vari sono i governi che si sono avvicendati: esattamente 65. Il primato spetta alla V legislatura che in quattro anni di vita vide sette governi. I politici che hanno guidato più governi sono Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti: rispettivamente con 8 e 7 governi. Ad oggi, XVIII legislatura, i partiti politici presenti in Parlamento sono 7 per il centro-sinistra, 8 centro destra, 4 centro, 3 trasversali. 14 sono i partiti politici non presenti in Parlamento. La prossima legislatura, quella per cui ci accingiamo a votare è la XIX. VOTIAMO «PER IL BENE COMUNE» Rosalba Candela, Presidente nazionale UCIIM Edi tor iale (1) In allegato una sintesi della legge e del metodo elettorale
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 2 Sono nate quindi le coalizioni elettorali. Centrodestra con Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati. Centrosinistra con Partito Democratico, Italia Democratica e Progressista, Più Europa, Alleanza Verdi e Sinistra, Impegno Civico. Terzo Polo con Azione e Italia Viva. Movimento 5 Stelle non ha creato una coalizione. Fra i simboli depositati alcuni si riferiscono alle più disparate idee: Sacro romano impero cattolico, Gilet arancioni, Rivoluzione sanitaria, Movimento Poeti d’Azione, Partito della Follia creativa, Movimento per l’instaurazione del socialismo scientifico cristiano, LGBT, etc… I programmi politici, in merito a scuola e istruzione, indicano le seguenti tematiche (2): • precariato del personale docente e investimento nella formazione e aggiornamento dei docenti • edilizia scolastica • residenze universitarie • inserimento dei giovani nel mondo del lavoro • sostegno agli studenti meritevoli e incapienti • ius scholae • scuola dell’infanzia obbligatoria e gratuita • scuola fino a 18 anni e tempo pieno per tutti • superamento delle disparità e delle situazioni di svantaggio territoriale • educazione civica • riqualificazione degli edifici scolastici • libertà di scelta educativa • adeguamento degli stipendi degli insegnanti ai livelli europei. Naturalmente i programmi sono dichiarazioni di intenti, sarà la storia a dire se si sono realizzati o no. Signori politici, pensate ai temi urgenti da affrontare nella nostra Italia in merito all’ambito sociale ed economico. Pensate alla scuola in maniera concreta e fattiva: il vero progresso, la vera rinascita di uno stato inizia da essa. Chi andrà al governo ricordi le assolute priorità della nostra repubblica: diseguaglianze economiche e sociali, discriminazione razziale, violenza sulle donne, xenofobia, disadattamento sociale dei giovani, priorità della scuola che continuano ed essere evase. Da UCIIM sentiamo il dovere di fare una raccomandazione a tutti noi e ai politici in particolare: Ricordiamo che democrazia non significa esagerata frammentazione politica e autoreferenzialità. Ma soprattutto ricordiamo che lo scopo della politica è considerare e porre prima di tutto e di tutti il BENE COMUNE. Le parole hanno un valore, certe parole hanno un valore civico e morale che, spesso, viene ignorato o trascurato, Per aiutarci a riflettere proprio su questo la consigliera nazionale emerita Anna Bisazza Madeo ci mette in guardia dalla MANOMISSIONE DEL LINGUAGGIO In democrazia la scelta centrale, pratica e simbolica, che legittima un governo, è l’elezione dei propri rappresentanti da parte dei cittadini. «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» (art. 1). La parola popolo viene spesso usata impropriamente, quale entità unitaria esiste come indicazione di universalità di fatto non reale, poiché qualsiasi risultato elettorale esprime una maggioranza che dà il diritto-dovere di governare, ma che non corrisponde al totale volere del popolo. Affermare che il Governo è la volontà del popolo significa banalizzare la complessità e manipolare la realtà, creare un immaginario comune senza coscienza del passato né prospettive future. E d i t o r i a l e (2) Un elenco dettagliato dei programmi elettorali relativi alla scuola di ciascun partito si trova nell’inserto pubblicato nel presente numero.
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 3 E d i t o r i a l e molteplici istanze, gestione razionale di interessi contrastanti, rispetto vicendevole, relazionalità senza pregiudizi, ammissione del dubbio che indica la capacità di comprendere e far fronte alla realtà complessa. È fondamentale riappropriarsi con senso critico di parole autentiche e di impegnarsi fino in fondo a superare ogni disputa di bassa lega per dare un colpo d’ala alle Istituzioni. È indispensabile coerenza politica tra le affermazioni programmatiche (ponderate) e le decisioni legislative e operative, anche in vista del recupero dei valori imprescindibili per l’educazione delle nuove generazioni. La giustizia, la non violenza, il rispetto delle leggi, la libertà, la responsabilità apprese, devono rendere i giovani capaci di operare scelte. Questa è educazione, unica via per il cambiamento e la Scuola è il luogo privilegiato delle esperienze positive e delle opportunità diverse. In questo momento drammatico, i giovani sono la speranza della politica. Molto diffusa appare oggi la tendenza alla manomissione del linguaggio, della parola, in tutti i contesti. Già Catone, per bocca di Sallustio, lamentava che fosse «smarrito il significato delle parole. Profondere i beni altrui vien detto liberalità, la spregiudicatezza nelle male azioni è sinonimo di forza d’animo…». Dopo oltre 2000 anni il linguaggio non mantiene più il significato autentico, va ad interpretazioni di parte, il lessico è manipolato ad uso dei più vari e opposti interessi, la parola è vuota di senso. La stessa nozione di democrazia è logorata da un uso arrogante, così le parole libertà, popolo, legalità, educazione, bene comune. Oggi il lessico pubblico è sempre più intessuto da slogan virali, da metafore, da espressioni patetiche infantili di stampo familista, da volgarità palesi o ambigue, da rancori accumulati, da offese indiscriminate per gli avversari politici, che suscitano reazioni istintive ed emotive. La politica viceversa si fonda su argomentazioni, discussione critica, attenzione per le IL ROSATELLUM Riportiamo in sintesi le caratteristiche principali dell’impianto della legge elettorale (3) chiamata comunemente ROSATELLUM dal nome del presentatore della proposta On. Ettore Rosato. Formula elettorale L’impianto della legge, identico a meno di dettagli alla Camera e al Senato, si configura come un sistema elettorale misto a separazione completa (4). Per entrambi le camere: • il 37% dei seggi (147 alla Camera e 74 al Senato) è assegnato con un sistema maggioritario a turno unico in altrettanti collegi uninominali: in ciascun collegio è eletto il candidato più votato, secondo il sistema noto come uninominale secco; • il 61% dei seggi (rispettivamente 245 e 122) è ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento nazionali; la ripartizione dei seggi è effettuata a livello nazionale per la Camera e a livello regionale per il Senato; a tale scopo sono istituiti collegi plurinominali nei quali le liste si presentano sotto forma di liste bloccate di candidati;
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 4 E d i t o r i a l e (3) Testo tratto e adattato da https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Rosato (4) Un sistema elettorale si definisce misto se una parte dei seggi è attribuita con sistema proporzionale e una parte con sistema maggioritario. Nell’ambito dei sistemi misti, si definiscono a separazione completa quelli privi di sistemi di compensazione tra le due modalità di attribuzione dei seggi. • il 2% dei seggi (8 deputati e 4 senatori) è destinato al voto degli italiani residenti all’estero e viene assegnato con un sistema proporzionale che prevede il voto di preferenza. Coalizioni e soglie di sbarramento La legge elettorale prevede che ogni lista presenti un proprio programma e dichiari un proprio capo politico nonché, eventualmente, l’apparentamento con una o più liste al fine di creare coalizioni: l’esistenza di una coalizione, che è unica a livello nazionale, vincola le liste coalizzate a presentare un solo candidato in ciascun collegio uninominale. Sono previste diverse soglie di sbarramento, ossia percentuali di voti al di sotto delle quali non si viene ammessi alla ripartizione dei seggi nei collegi plurinominali: • 3% dei voti ottenuti a livello nazionale; valida per le liste singole; • 20% dei voti ottenuti a livello regionale; valida, alternativamente e solo al Senato, per le liste singole; • 20% dei voti ottenuti a livello regionale, o elezione di due candidati nei collegi uninominali; valida, alternativamente, per le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute presentate esclusivamente nelle regioni a statuto speciale in cui sia prevista una particolare tutela di tali minoranze; • 10% dei voti ottenuti a livello nazionale; valida per le coalizioni, purché comprendano almeno una lista che abbia superato una delle altre tre soglie previste. Alla determinazione della cifra elettorale di coalizione (e dunque all’eventuale raggiungimento del 10%) non concorrono i voti espressi a favore delle liste collegate che non abbiano conseguito almeno l’1% dei voti a livello nazionale, oppure, solo per quanto riguarda il Senato, il 20% a livello regionale, oppure ancora, solo per quanto riguarda le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute presentate esclusivamente nelle regioni a statuto speciale in cui sia prevista una particolare tutela di tali minoranze, il 20% a livello regionale o l’elezione di due candidati nei collegi uninominali. Le liste collegate in una coalizione che non raggiunga la soglia del 10% sono comunque ammesse al riparto dei seggi qualora abbiano superato, a seconda dei casi, almeno una delle altre soglie previste. Suddivisione del territorio La legge stabilisce una nuova suddivisione del territorio nazionale in circoscrizioni: 20 per il Senato della Repubblica (coincidenti con le regioni come nelle precedenti leggi elettorali) e 28 per la Camera dei deputati (una in più in Lombardia rispetto alla legge elettorale precedente). Restano invece invariate le quattro ripartizioni della circoscrizione Estero. A seguito dell’entrata in vigore della legge costituzionale n. 19 ottobre 2020, n. 1, in materia di riduzione del numero dei parlamentari (successiva a referendum costituzionale), con decreto legislativo 23 dicembre 2020, n. 177, i previgenti collegi elettorali sono stati aboliti e rimpiazzati da nuovi; le circoscrizioni sono invece rimaste invariate.
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 5 Padre Giuseppe Oddone, Consulente ecclesiastico nazionale UCIIM Spi r i tual i tà La fede della Chiesa La fede del popolo cristiano professa che la Vergine Maria è assunta in cielo in corpo ed anima accanto a suo figlio Gesù. È una verità di fede già proclamata e vissuta dal nostro poeta Dante. Egli nella Divina Commedia afferma in modo deciso e perentorio per bocca dell’apostolo Giovanni che in anima e corpo (con le due stole) in Paradiso ci sono solo Gesù Risorto e la Vergine Maria. Essi erano venuti con tutte le anime del Paradiso ad incontrarlo nel cielo delle stesse fisse, per poi risalire nell’Empireo, mentre tutti i santi erano rimasti lì alla sua presenza, cantando con indimenticabile dolcezza il Regina coeli. Dante viene poi incaricato dall’apostolo di essere testimone e propagatore di questo mistero mariano nella Chiesa del suo tempo. È la dichiarazione importante di una verità di fede, presente nella tradizione secolare della Chiesa, creduta e vissuta dal popolo cristiano, che sarà proclamata dogma solo tanti secoli dopo dal Papa Pio XII nel 1950. «Con le due stole nel beato chiostro son le due luci sole che saliro; e questo apporterai nel mondo vostro». (Paradiso XXV, 127-129) Ossia in anima e corpo (le due stole) vi sono nel Paradiso o Empireo (il beato chiostro) solo Gesù e Maria, le due luci intensissime appena salite lassù; e di questa verità, ossia dell’Assunzione della Vergine Maria, tu Dante ti farai divulgatore tornando sulla terra. La riflessione teologica La Chiesa nella sua storia millenaria ha riflettuto spesso su questo mistero. Assunta in cielo in anima e corpo, Maria ritrova suo Figlio, ormai definitivamente ed in modo totale unita a Lui, anticipando il destino di tutti i credenti. Essa ha detto sì al piano divino al momento dell’Annunciazione, poi ai piedi della Croce, ancora nel giorno di Pentecoste quando lo Spirito dà inizio al cammino della Chiesa: l’aspetto gerarchico e missionario della comunità cristiana è affidato a Pietro ed agli altri apostoli, ma l’aspetto mistico di unione a Cristo Gesù, ovvero il cammino ed il modello di santità è rappresentato per i credenti di tutti i tempi dalla Vergine Maria. Accanto a Gesù Risorto, Maria assunta in cielo ritrova tutti i suoi figli, generati ai piedi della Croce, ha una conoscenza materna e perfetta di ciascuno di loro, per ognuno prega ed intercede, rendendo attuale ed efficace l’infinita misericordia di Dio, accompagnando dall’interno l’azione di Cristo, unico mediatore. Maria Assunta è l’icona, ossia l’immagine di ciò che noi siamo chiamati ad essere nel nostro destino di morte e di risurrezione con Cristo. Tutta la Chiesa guarda a Lei, come una cordata di scalatori guarda alla guida che ha già raggiunto la vetta ed aiuta i compagni a salire, o come una flotta di navi guarda alla nave ammiraglia che ha già raggiunto il porto e segnala alle altre il cammino. Ma l’immagine che più si è affermata nei testi liturgici, nella pietà popolare e nei testi poetici è quella di Maria stella del mare; tutti i cristiani navigano nel mare tempestoso di questo mondo ed hanno bisogno di una stella che orienti il loro percorso fino al porto della salvezza. Maria stella del mare nei testi liturgici ed in San Bernardo L’inno liturgico più famoso è appunto l’Ave, maris stella, associato all’altra immagine MARIA ASSUNTA IN CIELO, STELLA DEL MARE
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 6 Spi r i tual i tà stella luminosa, guida sicura in cui avere fiducia. Il poeta esprime con sincerità e con commozione nel calore della preghiera la sua aspirazione alla pace interiore, la sua stanchezza per gli effimeri piaceri terreni, la paura della morte e della dannazione, il suo profondo desiderio di salvezza, la sua piena fiducia in Maria. Vergine chiara e stabile in eterno, di questo tempestoso mare stella, d’ogni fedel nocchier fidata guida, pon mente in che terribile procella (tempesta), io mi ritrovo sol, senza governo (timone), ed ho già da vicin l’ultime strida (le grida della morte e della dannazione). Ma pur in te l’anima mia si fida, peccatrice, io nol nego, Vergine, ma ti prego chèl tuo nemico (il demonio) del mio mal non rida…. Anche l’anziano Boccaccio, lo scaltro e scanzonato autore del Decameron, in un sonetto in lode di Maria, composto nell’ultimo periodo della sua vita, toccato dalla grazia, con umiltà e devozione sente il bisogno di abbandonarsi alla Madre di Dio perché come stella del mare e guida dei naviganti gli ottenga la salvezza eterna. O regina degli angioli, o Maria, Ch’adorni il ciel co’ tuo’ lieti sembianti, E stella in mar dirizzi i naviganti A porto e segno di diritta via; Per la gloria ove sei, vergine pia, Ti prego guardi a’ miei miseri pianti… Io spero in te et ho sempre sperato… Dirizza il mio cammin… Così pure il Manzoni, seguendo la lunga tradizione cristiana espressa da tanti poeti, importanti e minori, nell’inno sacro il Nome di Maria chiama la Vergine «Stella, ai periglianti scampo». Ma forse la poesia più bella e coinvolgente su Maria, stella del mare, è quella di un poeta moderno, Giorgio Caproni (1912-1990), cercatore e inquieto cacciatore di Dio, pubblicata nel 1986. Alla Foce, la sera. La vedevo alta sul mare. di Maria porta del cielo; così anche nell’antifona mariana Alma redemptoris mater (O Madre del redentore che doni la vita) Maria è indicata con le stesse caratteristiche di stella del mare e porta del paradiso. Nel medioevo si è fatto divulgatore di questa bella immagine di Maria stella del mare San Bernardo (1090-1153), ardente di amore per la regina del cielo, in una notissima omelia in cui invita i cristiani a rivolgersi a Maria: in tutte le circostanze della vita «guarda la stella ed invoca Maria!». In sintesi egli afferma che se il vento delle passioni e delle tentazioni ci spinge lontano e sembra farci perdere la rotta nell’oceano della vita, dobbiamo guardare a Maria, la stella del mare. Se la furia delle onde e delle tempeste ci assale, ci solleva e ci abbassa e minaccia di farci naufragare, guardiamo la stella, invochiamo Maria. Se il buio della notte e della disperazione ci spinge verso gli scogli e rischiamo di sfasciare la nostra fragile imbarcazione, guardiamo la stella, invochiamo Maria. Guardando a questa stella si acquista fiducia, non si sbaglia strada e si raggiunge la meta. Maria stella del mare nella tradizione poetica L’immagine di Maria come stella del mare è presente nella testimonianza dei poeti cristiani. Dante definisce nella Divina Commedia Maria come la stella più luminosa del Paradiso, che si imprime nei suoi occhi e supera per la qualità e l’intensità della sua luce tutti gli altri santi, che vince lassù in Paradiso come ha vinto in santità ed in grazia quaggiù sulla terra: «ambo le luci (gli occhi) mi dipinse il quale ed il quanto de la viva stella, che la su vince, come qua giù vinse» (Par. XXIII, 91-93) Il Petrarca nella canzone «Vergine bella» che conclude il suo canzoniere, immette in questa immagine di Maria una sensibilità nuova e personale. La vita è una burrascosa navigazione e c’è il rischio di naufragare nella morte e nella perdizione eterna. Maria, madre di Dio, che si è fatto carne in Lei, è
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 I Presentiamo, in rigoroso ordine alfabetico, le parti relative alla scuola e all’istruzione del programma di ciascun partito per le prossime elezioni. Speriamo con questi testi di fornire ai soci utili informazioni mirate al tema che ci riguarda in prima persona. Abbiamo anche rivolto ai responsabili scuola di tutti i suddetti partiti un questionario sui specifici temi caldi, sui quali abbiamo chiesto un parere a tutti voi. Pubblichiamo dopo i programmi elettorali il testo del questionario, le risposte dei quattro responsabili rispettivamente di Valentina Aprea, Forza Italia; Lucia Azzolina, Impegno Civico; IreneManzi, PartitoDemocratico; Giuseppe Buonodonno, Sinistra Italiana; che ringraziamo per aver trovato, nonostante il periodo, il tempo di rispondere alle nostre sollecitazioni. Gli altri non hanno mandato risposte. Infine, pubblichiamo il testo del questionario rivolto ai soci e una presentazione grafica delle risposte pervenute. INSERTO PROGRAMMI ELETTORALI PER LA SCUOLA
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 II come nella sostanza; una logica aziendalista nella gestione, una quantificazione esecutiva nelle metodologie, un prevalente economicismo nelle finalizzazioni. Questa subalternità sostanziale nell’universo formativo è quasi plasticamente sovrapponibile (ed evidentemente funzionale) a quanto è avvenuto nei processi produttivi, nel mondo del lavoro, nella progressiva privatizzazione delle relazioni sociali e dei beni comuni; in estrema sintesi: l’assunzione delle compatibilità del capitalismo globale, e delle sue espressioni periferiche, come dato oggettivo e tendenza naturale della storia. Le conseguenze, a cominciare da quelle ambientali, sono sotto gli occhi di tutti e la pandemia non ha fatto altro che evidenziarle e amplificarle. In questo senso, il governo Draghi e il PNRR possono essere considerati un distillato di quelle tendenze decennali. Scuola Il mondo della scuola, in tutte le sue componenti, non può più essere oggetto passivo di provvedimenti imposti dall’esterno, ma deve essere coinvolto seriamente nei propri processi di riforma e cambiamento. Per queste ragioni, uno dei primi atti che attiveremo, nel nuovo Parlamento, sarà una proposta di legge che – previa un’ampia discussione con tutte le componenti della scuola – in estrema sintesi, preveda: 1. la riduzione ad un massimo di 20 alunni per classe (15 se presente uno/una alunno/a con disabilità) e il recupero di immobili pubblici, compresi quelli appartenenti al demanio militare con priorità di destinazione ad uso scolastico; non solo per ragioni sanitarie, ma per consentire una didattica realmente inclusiva, maggiormente attenta ai processi di crescita individuale, ulteriormente qualificata e al livello dei problemi che la trasformazione digitale determina nella conoscenza, oltre che per attivare serie ed efficaci misure di contrasto all’abbandono scolastico; per raggiungere questo obiettivo, è anche necessario che venga abrogato quanto previsto dal Decreto Legge 25 giugno 2008 n. 112, art. 64, comma 6, a firma Tremonti, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 13. Norme che hanno incrementato di un punto il rapporto alunni/docente per classe e determinato l’effetto immediato della perL’ITALIA DELLA CULTURA Il sistema dell’istruzione e della formazione è oggetto di un processo di snaturamento, rispetto alle finalità di liberazione ed emancipazione che la Costituzione gli assegna. Impoverito, precarizzato, burocratizzato e piegato alle logiche del mercato. È una spinta che viene da lontano ed ha caratteri globali, ma che nell’ultimo decennio, nel nostro Paese, e in particolare coi governi Renzi e Draghi, ha conosciuto una evidente intensificazione, di cui gli indirizzi del PNRR costituiscono un segno evidente. Ultimo atto, rivelatore di una china ancor più pericolosa e inaccettabile, è l’impressionante aumento della spesa militare, a fronte di una riduzione del bilancio dello Stato sull’istruzione. Un mare di soldi per la guerra, un taglio al sapere (come alla salute); è una logica che respingiamo alla radice, anche perché evidenzia una prospettiva e un modello di società che consideriamo orribili e che la maggioranza degli italiani rifiuta. La formazione e la ricerca, la loro libertà, la qualità e le finalità che le orientano sono una grande questione democratica. Sono, anzi, componente essenziale delle democrazie, in un’era in cui, all’inizio di un secolo e di un millennio, assistiamo alla loro profonda crisi, al consolidarsi di una loro involuzione autoritaria (che guerra e riarmo non possono che accelerare), ad un pericoloso mutamento del rapporto tra libertà e capitalismo globale. Occorre ribaltare la funzione prevalentemente produttivistica del sapere, nel linguaggio
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 III do numeri, spazi, metodi e funzioni – la partecipazione di studenti e studentesse alla vita e all’organizzazione della scuola, per superarne una evidente burocratizzazione e rimotivare tutte le componenti scolastiche – pur nella distinzione dei ruoli – ad una visione realmente democratica e partecipativa. Nell’ottica di subalternità alle «esigenze dell’impresa» (assunte come paradigma assoluto), vi è stata una spinta alla trasformazione di istituti tecnici e professionali, ripensati solo allo scopo di «colmare il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro»; occorre, invece, considerare ogni indirizzo della scuola secondaria superiore come occasione di formazione e crescita umana e civile; riaprendo, semmai, la riflessione su un biennio unico. L’ingente stanziamento di risorse in edilizia – che dovrebbe, tra l’altro, privilegiare il recupero del patrimonio pubblico e le fonti rinnovabili – si dimostra un intervento di facciata, in assenza di stanziamenti che, a fronte di nuove strutture, possano poi coprire i costi del servizio e quindi del personale. In Italia si nega ancora il riconoscimento giuridico del diritto di cittadinanza, alle persone di origine straniera, nate in Italia e figli di immigrati, e tra esse, tanti studenti e studentesse, pur se condividono una condizione di fatto indistinguibile da quella vissuta da studenti italiani «di diritto». In aperto contrasto con la scuola aziendalista, occorre aspirare a una scuola plurale, aperta, partecipata, in cui ogni individuo possa riconoscere le proprie aspirazioni e le proprie potenzialità, indipendentemente dalle domande del mercato. È necessario far sì che la scuola torni a essere un vettore di mobilità sociale e non che certifichi, cristallizzi o addirittura moltiplichi le disuguaglianze in essere. Intervenire con una legge ad hoc per contrastare la piaga della povertà educativa nelle periferie e nelle realtà più sofferenti. Cambiare radicalmente finalità e metodologie degli strumenti INVALSI, rimettendo al centro le scuole, i loro organi collegiali, per il recupero di limiti e ritardi; occorre ribaltare l’impostazione di un PNRR che riempirebbe di soldi le scuole «meritevoli» e di inutile tutoring le scuole in maggiore difficoltà, invece di garantire organici e finanziamenti. Cancellare l’attuale legislazione relativa ai dita di ben 86.931 posti da insegnanti con un aumento inevitabile del numero degli studenti per classe; 2. l’estensione del tempo scuola (tempo pieno e tempo prolungato, a seconda dei diversi ordini di scuola) in tutte le scuole del territorio nazionale; affinché sempre meno giovani e adolescenti siano lasciati soli con le proprie difficoltà; proponiamo, tra l’altro, di estendere l’obbligo scolastico a 18 anni. 3. la gratuità dell’istruzione, dal nido all’università, per tutte e tutti; assumendo, cioè, il diritto universale al sapere come carico di una fiscalità generale realmente progressiva e come parte di un patto tra le generazioni; 4. la creazione di Zone di educazione prioritaria e solidale – con ulteriori interventi di organico e finanziari – nelle aree di maggiore difficoltà sociale e culturale; ribaltando la logica che premia e rafforza, fuori da ogni logica solidale, solo le realtà più forti e solide; in aperta controtendenza con l’indirizzo a valorizzare e finanziare le scuole che abbiano conseguito risultati brillanti nei test standardizzati, crediamo che proprio le realtà scolastiche che mostrano più sofferenza debbano essere destinatarie di finanziamenti mirati, di progettualità forti e innovative incentrate sui Collegi docenti, di un aumento del rapporto tra organico e studenti; 5. l’assunzione di un numero molto più ampio di docenti a tempo indeterminato, anche stabilizzando coloro che insegnano precariamente da più tempo; 6. l’intervento di massiccio potenziamento di un trasporto pubblico gratuito ed ecologicamente sostenibile; 7. l’allineamento dei finanziamenti ordinari al sistema dell’istruzione alla media europea (6% del PIL). Negli ultimi due anni e mezzo la scuola ha guadagnato una temporanea visibilità: l’emergenza pandemica, infatti, ha travolto il sistema scolastico mettendone in evidenza ogni crepa, determinata prevalentemente da involuzioni legislative, ritardi e tagli; tanto la lotta alla dispersione scolastica, quanto l’inclusione sono state le prime vittime immateriali della pandemia; occorre, anche per questo, prevedere adeguati investimenti per un serio supporto psicologico a studenti e studentesse. Altrettanto urgente è ripensare – amplian-
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 IV che nel periodo pandemico si è dimostrato un presidio imprescindibile, ma garantito in pochissime realtà. Mettere a centro del percorso di istruzione esperienze formative che concorrano, nella loro pluralità e gradualità, a formare dei cittadini critici, consapevoli, liberi. Assumere e garantire stabilità e la maggiore continuità possibile ai docenti di sostegno; così come crediamo che sia giusto porre il problema di estendere garanzie (in termini di retribuzione e diritti) ad altre figure professionali che operano nella scuola, come gli assistenti per l’autonomia degli alunni diversamente abili. Modificare il sistema di valutazione. L’impianto di una valutazione quantitativa e selettiva è un fattore determinante nella cristallizzazione delle diseguaglianze in seno alla scuola perché classifica e non favorisce alcuna reale consapevolezza. Inoltre, la competitività data dal sistema numerico influisce, come fattore di stress, nell’emersione del forte disagio che accompagna i percorsi scolastici di molti alunni e alunne. Per questo pensiamo sia fondamentale che una scuola realmente democratica, universalistica e inclusiva, si apra a un dibattito serio sulla valutazione numerica, anche al di là della scuola primaria. Rivedere l’orientamento scolastico; così come realizzato attualmente, attraverso dispositivi come i forum e le fiere, si presenta come un vero e proprio mercato in cui le scuole si trovano a concorrere disperatamente per garantire un numero di iscritti che non pregiudichi i posti in organico e quindi il mantenimento delle classi e delle cattedre; rimettendo, invece, al centro, le reali aspirazioni degli alunni e delle alunne. Far fronte a cambiamenti, come quelli determinati dall’era digitale, che stravolgono completamente il rapporto di tutti e di tutte con la conoscenza e con le relazioni umane. Per questo diffondere una pedagogia critica dell’era digitale; la digitalizzazione deve essere un processo serio e profondo da non affrontare con interventi propagandistici o estemporanei, come l’introduzione burocratica e posticcia delle cosiddette «competenze non cognitive», così com’è accaduto con l’inserimento dell’Educazione civica. A nostro avviso è imperativo sottrarre la PCTO (alternanza scuola-lavoro), aprendo una riflessione seria, nel mondo della scuola in tutte le sue componenti, sul rapporto tra formazione scolastica, mondo del lavoro, competenze professionali, diritti; per lavorare ad una nuova legislazione che tenga fermamente al centro il percorso educativo e formativo e la crescita complessiva dei ragazzi e delle ragazze. Non confondere l’attività formativa scolastica, con altre attività, che possono arricchirla e stimolarla, ma non sostituirla; essa deve essere l’espressione di un progetto educativo elaborato dalla comunità scolastica. I patti territoriali di comunità e le alleanze con il territorio dovranno prevedere che ogni progetto venga promosso dalla scuola, proprio per rispettare le sue prerogative costituzionali senza alcuna possibilità di deroga e di delega. Opporsi all’autonomia differenziata non solo perché tocca i diritti e la loro universalità, ma anche perché, nel contesto scolastico, essa, in preoccupante sinergia con l’interpretazione dominante dell’autonomia scolastica, determina una inaccettabile frantumazione del sistema formativo nazionale sul piano delle diseguaglianze materiali, dei contenuti e delle metodologie formative. Abbandonare la logica del risparmio che ha contraddistinto tutti i recenti provvedimenti in materia di assunzione e reclutamento del corpo docente. L’ultimo Decreto, concepito fuori da ogni logica di concertazione democratica, ha trasformato l’accesso al ruolo, di chi insegna da anni, in una «corsa ad ostacoli». Va aperta una discussione seria sul superamento del precariato e sulla formazione dei docenti. Serve una riforma che vada in tutt’altra direzione: garantire percorsi lineari e costanti per un lavoro stabile e una formazione rigorosa, seria e gratuita. È necessario che i docenti siano numerosi in rapporto agli studenti, siano ben formati e soprattutto siano stabili e possano garantire quella continuità didattica che è presupposto fondamentale per qualsiasi progettualità curricolare. Ritornare all’esperienza dell’organico funzionale ovvero di un monte ore aggiuntivo a quello strettamente curricolare, di cui le scuole dispongano, per articolare progettualità specifiche; investire per garantire un sostegno psicologico permanente nelle scuole,
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 V tamente esposta alla marginalità e all’obsolescenza, in una stagione di drammatiche innovazioni tecnologiche, sociali e produttive. Eppure si continua a riproporre l’idea (di cui anche il 3+2 è figlio) che il nodo del rapporto col mondo del lavoro sia rafforzare percorsi professionalizzanti ed evitare il cosiddetto mismatch: la rappresentazione che da anni viene proposta è che esista un mercato del lavoro che i giovani non incontrano. Mentre esiste una carenza di lavoro effettiva e c’è una domanda delle imprese di figure sotto qualificate da «addestrare». La frammentazione dell’offerta formativa, la sua riduzione a «prodotto» da offrire a «clienti», inseguendo la competizione tra atenei, ha impoverito il percorso culturale e ridotto le possibilità di crescita delle capacità critiche e di rapporto autonomo con la realtà; ma impone anche gli studenti una logica prestazionale, senza garantire diritti e, spesso, qualità formativa. La ricerca e l’alta formazione pubbliche possono avere una autonomia, intesa come capacità proattiva come lettura critica delle domande finalizzata al bene pubblico e alla valorizzazione delle conoscenze. Uno dei capitalismi più assistiti del mondo non può essere assunto come stella polare delle esigenze formative e di ricerca, né degli indirizzi dell’innovazione; esso deve essere indirizzato dal potere pubblico, non indirizzarlo. E, naturalmente, non è per noi l’orizzonte della storia. Le proposte che avanziamo vanno, dunque, nella logica di un ribaltamento della cultura neoliberista che comprime il diritto al sapere, le potenzialità liberatorie e di emancipazione della conoscenza, per ciascun individuo e per la società intera; cioè per i bisogni e i diritti di tutte e tutti. 1. Rilanciare l’investimento in ricerca, formazione, cultura, orientare questo investimento all’utilità sociale. Mentre si è scelto, irresponsabilmente, l’aumento delle spese militari fino al 2% del PIL, in nome di una richiesta di impegno della NATO, è bene ricordare l’obiettivo sancito nel Trattato Europeo di Lisbona che impegnava tutti gli stati membri a raggiungere il 3% di investimenti in formazione e ricerca. L’Europa aveva scelto di essere la società più dinamica al mondo, basata sulla conoscenza; ma le politiche neoliberiste e di austerity hanno tagliato risorse alla scuodiscussione sui processi formativi – decisiva per il modello di conoscenza e di umanità delle generazioni presenti e future – alla strumentale corsa propagandistica di politiche governative sempre più subalterne e sempre più ridotte a pura ricerca di un facile consenso. Educazione sessuale e affettiva Che preveda più cicli di quattro incontri ciascuno durante tutto il percorso della scuola dell’obbligo a partire dall’ultimo anno della scuola primaria, poi con cadenza biennale dal primo anno della scuola secondaria inferiore che non si limiti agli aspetti di salute riproduttiva e contraccezione ma si focalizzi, con strumenti e contenuti adattati alle diverse fasce d’età, sul formare preadolescenti e adolescenti a vivere la propria sessualità, e piacere e l’affettività in maniera sana, consapevole, responsabile, rispettosa e senza pregiudizi. Che sia laica, libera da condizionamenti di matrice religiosa e che aiuti le e gli studenti a riconoscere e riflettere criticamente sugli stereotipi sessuali e di genere. Che sia erogata da esperte ed esperti, coinvolgendo attivamente le i docenti nella progettazione Università e Ricerca Riaffermare un ruolo sociale per l’università e la ricerca pubbliche. È necessario, e possibile, riaprire una battaglia politica sul ruolo sociale della conoscenza, per un accesso libero e gratuito al sapere, per un sistema della ricerca aperto e socialmente responsabile; occorre ribaltare la logica classista dell’accesso all’Università, superare la precarizzazione della ricerca e la sua subalternità al mercato e alla logica produttivistica. L’Università è vissuta sempre meno come opportunità di emancipazione sociale e personale, la sua difesa non è percepita come «interesse condiviso» da quella parte della società che se ne sente esclusa. Anche sulla formazione, il richiamo alla funzione di produrre un sapere critico, non schiacciato sulle domande del mercato, non risponde solo a un principio di cittadinanza, a un obiettivo di autonomia critica, ma si fonda anche sul fatto che una formazione subordinata alle domande del mercato è immedia-
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 VI la retorica del merito e dell’eccellenza, si sono trasformati in strumenti di accrescimento delle disuguaglianze territoriali e di rendite di posizione. Occorre ripensare i criteri di valutazione dei singoli e delle sedi: l’investimento delle risorse non può essere guidato da una logica di premio e punizione delle sedi in base alla valutazione. Al contrario, valutazione e risorse devono perseguire il riequilibrio dell’offerta didattica e delle capacità di ricerca. Non servono «campioni nazionali» di eccellenza; va garantita e preservata la qualità diffusa del sistema con strumenti di promozione di reti e coordinamento di risorse e competenze esistenti, su progetti strategici condivisi. L’obiettivo deve essere favorire una crescita di sistema su scala nazionale, superando la preservazione degli equilibri di potere e mettendo in discussione la «naturalità» di un sistema che seleziona ed esclude per genere e che ancora disconosce la fondatezza della critica prodotta dal femminismo ai saperi e ai modelli di relazione sociali. 4. Serve partecipazione nel delineare il PNRR, nel definire i progetti,nell’esecuzione. Serve maggiore coerenza rispetto alle grandi sfide (transizione ecologica, economia circolare, lotta agli squilibri, salute pubblica) ponendo al centro la disponibilità, la diffusione e l’utilizzo dei saperi. Un intervento di queste dimensioni e questa complessità non può ridursi all’«acquisto» di tecnologia o alla realizzazione di infrastrutture: è urgente affermare un governo sociale dell’innovazione capace di coglierne ricadute, modelli alternativi, implicazioni sociali e ambientali. Se è vero, inoltre, che il PNRR è finalizzato a investimenti a termine, questa massa di risorse può, però, affiancarsi a una programmazione che tenga conto delle risorse che si liberano e possono essere investite. Le risorse che arriveranno e saranno usate spesso per adeguamenti infrastrutturali non possono riproporre le università come parte di operazioni urbanistiche che hanno cementificato le nostre città senza aumentarne la qualità sociale. 5. Va riaffermato il carattere unitario del sistema di alta formazione, l’universalità del diritto allo studio e la parità di opportunità a prescindere dall’ateneo in cui è stata conseguita la laurea. Va respinto l’attacco al valore legale del titolo di studio; attacco che la, all’università e alla ricerca. Quell’impegno, scritto nei trattati, non è mai stato rispettato. Va riaperta una stagione di investimento pubblico in ricerca e alta formazione capace di individuare priorità e finalità. 2. Riaprire l’accesso di massa all’università. Il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa per numero di laureati. Le tasse universitarie sono progressivamente cresciute, escludendo sempre più fasce sociali svantaggiate, e con esse sono cresciuti i costi di permanenza in tutte le città universitarie, grandi e piccole. La formazione universitaria, mentre si sproloquia sul merito, è tornata ad essere un privilegio per ricchi; si delinea anche il rischio che la didattica a distanza, strumento aggiuntivo e integrativo fondamentale per aumentare l’accessibilità ai corsi e alle lezioni. diventi, in alcuni atenei o come modello generale, la certificazione delle differenze sociali: esperienza universitaria per i poveri, dequalificata e a distanza, università per i ricchi, d’eccellenza e in presenza. Contro l’aumento delle tasse e la retorica paternalista dell’aiuto ai meritevoli, noi proponiamo la gratuità della formazione dall’asilo all’università: la formazione è un diritto e una condizione di sviluppo, non è un costo. Oltre la gratuità dell’iscrizione, servono risorse per rendere effettivo il diritto allo studio, servizi, accessibilità, accompagnamento, alloggi e borse di studio. Il problema degli alloggi non può essere delegato a logiche di speculazione e di sfruttamento del «sistema fuorisede», ma deve essere strutturalmente affrontato, insieme a un programma di finanziamento allo studio, in modo da permettere la libertà di scelta di corso, ateneo e città senza che questa sia subordinata alle condizioni economiche di partenza. Serve orientare, concretamente e col coinvolgimento di tutte le categorie, negli atenei, i fondi del PNRR (e quelli liberati da questo). 3. Costruire un governo democratico della ricerca pubblica. La gestione dei Dipartimenti di Eccellenza e dei fondi premiali nasconde un sistema per cui la norma è il sottofinanziamento di Enti e Atenei. Questi devono competere secondo descrittori fortemente influenzabili che premiano consistentemente alcuni per lasciare a fondo graduatoria altri, aumentando il divario tra atenei «virtuosi» e non. La valutazione dei singoli e delle sedi,
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 VII innovare approcci, metodi e linguaggi, perdita di competenze. La condizione di eterna precarietà di dottorandi e ricercatori ne limita l’autonomia, mina le loro condizioni di vita e impoverisce sistematicamente ricerca e formazione. L’ideologia della precarietà che ha destrutturato molte conquiste nel mondo del lavoro, deve essere radicalmente ribaltata: serve garantire stabilità e condizioni di vita dignitose a coloro cui si affida la ricerca pubblica e, quindi, il futuro tessuto culturale, scientifico, tecnologico del Paese. La recente riforma del sistema universitario approvata nel PNRR2 a luglio 2022, impone giustamente l’incremento degli stupendi post laurea e un consolidamento dei contratti post dottorato, stabilizzando la figura del post doc con un contratto di ricerca e superando il sistema di RTDa-RTDb con la nuova figura RTT (ricercatore tenure-track). Il grave errore è che il decreto non accompagna questa riforma con fondi strutturali e anzi impone lo stesso tetto di spesa del triennio precedente, determinando de-facto un calo delle posizioni disponibili. Ciò non dimostra una presa di coscienza sul valore dell’istruzione superiore, ma genera un ulteriore collo di bottiglia andando sempre più a privare i giovani laureati di un futuro accademico. Questa situazione è ancora più grave se consideriamo quanto la cultura e la scienza siano le due basi fondanti dello sviluppo sostenibile, della giustizia sociale, della transizione ecologica. Per superare un’organizzazione gerarchica delle università e per contrastarne la contrazione e precarizzazione e per riaffermare un accesso libero al sapere per un sistema della ricerca aperto, va ridefinito, lo sblocco del turn over e un programma pluriennale di reclutamento. Servono dunque finanziamenti strutturali, sia per adempiere finalmente all’obiettivo del 3% di PIL investito in istruzione e ricerca, sia per restituire dignità e senso alla carriera universitaria, riducendo la nota «fuga dei cervelli» e conseguente emorragia di giovani laureati verso altri Paesi, e invertendo anzi la direzione. 8. Recuperare una funzione sociale della ricerca a partire dalle grandi sfide che la crisi ci pone. Il rapporto con la società non deve significare subordinazione agli interessi delle imprese, e la libertà e l’autonomia delsi è riproposto palesemente col decreto del governo Draghi, in merito alla riforma delle classi di laurea (uno degli atti collaterali alla «Missione 4» del PNRR), su cui persino il C.U.N. ha espresso parere negativo. Va incentivata la sperimentazione didattica finalizzata ad arricchire l’offerta formativa. Va ripensata un’organizzazione della didattica oltre un modello che ha rescisso il legame con la ricerca, sposato un approccio quantitativo e nozionistico che svilisce il ruolo di chi insegna e crea condizioni di stress e immotivati sentimenti di inadeguatezza in migliaia di studenti e studentesse. Va riaffermata la didattica come dialogo, interrogazione reciproca, confronto, relazione con l’attività di ricerca e non solo come acquisizione di contenuti per fruitori passivi. Va respinta – vogliamo dirlo con ulteriore chiarezza – la tentazione di utilizzare la didattica a distanza come pretesto per non rimuovere gli ostacoli di ordine economico e materiale alla libera scelta di frequentare l’università in presenza e, più in generale, di vivere l’esperienza universitaria nel suo complesso. 6. È necessario aprire, in tutte le componenti del mondo universitario, una riflessione e una verifica sul 3+2 e sul sistema dei crediti; sulla reale utilità e valenza formativa di questa struttura del curricolo. Discussione che, necessariamente, deve avere anche una proiezione europea e la cui finalità deve essere quella della crescita nella qualità culturale e scientifica della formazione universitaria, puntando a superare la frammentazione dei percorsi formativi, e la parcellizzazione degli specialismi. È necessario porre fine alla sindrome del factotum: bisogna riconsiderare la distribuzione degli incarichi amministrativi, contabili e finanziari che ricadono sui docenti e ricercatori sottraendo tempo all’insegnamento, alla ricerca e alla didattica. Come in altri paesi europei, è fondamentale decentralizzare i ruoli amministrativi e inserire figure tecniche e gestionali in maniera capillare e democratica, non centralistica, permettendo un’ottimizzazione delle risorse e la valorizzazione dei ruoli. 7. Va chiusa la stagione della precarizzazione della ricerca. Non solo perché ha pesato sulla vita di moltissime e moltissimi giovani, ma perché precarizzazione vuol dire meno autonomia e libertà, meno capacità di
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 VIII SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA Scuola In Italia abbiamo tra i tassi di dispersione scolastica e NEET (giovani che non studiano e non lavorano) più alti d’Europa, oltre che performance in lettura e in matematica decisamente peggiori rispetto agli standard internazionali, in particolare al Sud. I problemi della scuola sono i problemi del Paese: i numeri drammatici della dispersione implicita e della disoccupazione giovanile segnano la nostra distanza dagli altri contesti europei e ci dettano l’agenda dei lavori e delle urgenze. Dobbiamo recuperare efficacia e offrire ai giovani concrete prospettive di crescita culturale e professionale. Ci sono tutti gli strumenti per dare a ogni talento la possibilità di trovare la propria strada. 1. A scuola fino a 18 anni e tempo pieno per tutti Proponiamo un riordino complessivo dei cicli scolastici ed in particolare: • portare l’obbligo scolastico da 16 a 18 anni. Rivedere i cicli scolastici a parità di tempo scuola frequentato: da 13 a 12 anni, con termine delle superiori a 18 anni e anticipo dell’ingresso dei giovani all’università e nel mondo del lavoro, allineandoci agli standard europei. • estendere il tempo pieno a tutte le scuole primarie per dare più spazio all’apprendimento venendo incontro alle esigenze delle famiglie e introdurre il diritto alla mensa per tutti con sussidio ai nuclei meno abbienti. 2. Sistema nazionale di valutazione Va ripreso il percorso interrotto dai governi Conte, perché non può esserci autonomia senza valutazione. E solo un sistema nazionale di valutazione efficace può consentire di individuare le aree su cui è necessario migliorare. 3. Valorizzazione delle professionalità e creazione della carriera di un docente Si deve procedere a firmare il contratto scaduto da troppi anni in modo da garantire un aumento significativo dei salari di tutto il corpo docente. E in parallelo bisogna introdurre forme di carriera per il personale della scuola in modo da riconoscere anche formalmente le diverse professionalità che affiancano il Dirigente Scolastico nel funzionamento organizzativo e didattico, nonché le figure che costituiscono un vero e proprio middle management. Senza questo passaggio la ricerca non si ottengono con una chiusura autoreferenziale. La «terza missione», il contributo, cioè allo sviluppo sociale e civile del Paese, deve essere strettamente intrecciata alla formazione e alla ricerca e deve fondarsi sull’autonomia e la capacità di essere in relazione con la società. Questo è ottenibile solo con carriere non frammentate dal ricatto dei pochi fondi e di posizioni precarie, ma rinforzando il finanziamento dei gruppi di ricerca e dei nuovi reclutamenti, in modo da garantirne la libertà e indipendenza scientifica ed evitare obbligati apparentamenti e affiliazioni. 9. Riprendendo il positivo lavoro svolto nelle precedenti legislature – e nel, pur breve, periodo del Governo Conte 2 – occorre rilanciare l’azione di riforma dell’Alta Formazione Musicale e Artistica, superandone la marginalizzazione e la trascurata indifferenza; ma anche procedere ad una riorganizzazione e ad un forte impulso, in particolare, della formazione musicale, fin dalla scuola di base.
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