La Scuola e l'Uomo - n. 7-8 - Luglio-Agosto 2022

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 VI la retorica del merito e dell’eccellenza, si sono trasformati in strumenti di accrescimento delle disuguaglianze territoriali e di rendite di posizione. Occorre ripensare i criteri di valutazione dei singoli e delle sedi: l’investimento delle risorse non può essere guidato da una logica di premio e punizione delle sedi in base alla valutazione. Al contrario, valutazione e risorse devono perseguire il riequilibrio dell’offerta didattica e delle capacità di ricerca. Non servono «campioni nazionali» di eccellenza; va garantita e preservata la qualità diffusa del sistema con strumenti di promozione di reti e coordinamento di risorse e competenze esistenti, su progetti strategici condivisi. L’obiettivo deve essere favorire una crescita di sistema su scala nazionale, superando la preservazione degli equilibri di potere e mettendo in discussione la «naturalità» di un sistema che seleziona ed esclude per genere e che ancora disconosce la fondatezza della critica prodotta dal femminismo ai saperi e ai modelli di relazione sociali. 4. Serve partecipazione nel delineare il PNRR, nel definire i progetti,nell’esecuzione. Serve maggiore coerenza rispetto alle grandi sfide (transizione ecologica, economia circolare, lotta agli squilibri, salute pubblica) ponendo al centro la disponibilità, la diffusione e l’utilizzo dei saperi. Un intervento di queste dimensioni e questa complessità non può ridursi all’«acquisto» di tecnologia o alla realizzazione di infrastrutture: è urgente affermare un governo sociale dell’innovazione capace di coglierne ricadute, modelli alternativi, implicazioni sociali e ambientali. Se è vero, inoltre, che il PNRR è finalizzato a investimenti a termine, questa massa di risorse può, però, affiancarsi a una programmazione che tenga conto delle risorse che si liberano e possono essere investite. Le risorse che arriveranno e saranno usate spesso per adeguamenti infrastrutturali non possono riproporre le università come parte di operazioni urbanistiche che hanno cementificato le nostre città senza aumentarne la qualità sociale. 5. Va riaffermato il carattere unitario del sistema di alta formazione, l’universalità del diritto allo studio e la parità di opportunità a prescindere dall’ateneo in cui è stata conseguita la laurea. Va respinto l’attacco al valore legale del titolo di studio; attacco che la, all’università e alla ricerca. Quell’impegno, scritto nei trattati, non è mai stato rispettato. Va riaperta una stagione di investimento pubblico in ricerca e alta formazione capace di individuare priorità e finalità. 2. Riaprire l’accesso di massa all’università. Il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa per numero di laureati. Le tasse universitarie sono progressivamente cresciute, escludendo sempre più fasce sociali svantaggiate, e con esse sono cresciuti i costi di permanenza in tutte le città universitarie, grandi e piccole. La formazione universitaria, mentre si sproloquia sul merito, è tornata ad essere un privilegio per ricchi; si delinea anche il rischio che la didattica a distanza, strumento aggiuntivo e integrativo fondamentale per aumentare l’accessibilità ai corsi e alle lezioni. diventi, in alcuni atenei o come modello generale, la certificazione delle differenze sociali: esperienza universitaria per i poveri, dequalificata e a distanza, università per i ricchi, d’eccellenza e in presenza. Contro l’aumento delle tasse e la retorica paternalista dell’aiuto ai meritevoli, noi proponiamo la gratuità della formazione dall’asilo all’università: la formazione è un diritto e una condizione di sviluppo, non è un costo. Oltre la gratuità dell’iscrizione, servono risorse per rendere effettivo il diritto allo studio, servizi, accessibilità, accompagnamento, alloggi e borse di studio. Il problema degli alloggi non può essere delegato a logiche di speculazione e di sfruttamento del «sistema fuorisede», ma deve essere strutturalmente affrontato, insieme a un programma di finanziamento allo studio, in modo da permettere la libertà di scelta di corso, ateneo e città senza che questa sia subordinata alle condizioni economiche di partenza. Serve orientare, concretamente e col coinvolgimento di tutte le categorie, negli atenei, i fondi del PNRR (e quelli liberati da questo). 3. Costruire un governo democratico della ricerca pubblica. La gestione dei Dipartimenti di Eccellenza e dei fondi premiali nasconde un sistema per cui la norma è il sottofinanziamento di Enti e Atenei. Questi devono competere secondo descrittori fortemente influenzabili che premiano consistentemente alcuni per lasciare a fondo graduatoria altri, aumentando il divario tra atenei «virtuosi» e non. La valutazione dei singoli e delle sedi,

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