La Scuola e l'Uomo - n. 7-8 - Luglio-Agosto 2022

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXIX- Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2022 V tamente esposta alla marginalità e all’obsolescenza, in una stagione di drammatiche innovazioni tecnologiche, sociali e produttive. Eppure si continua a riproporre l’idea (di cui anche il 3+2 è figlio) che il nodo del rapporto col mondo del lavoro sia rafforzare percorsi professionalizzanti ed evitare il cosiddetto mismatch: la rappresentazione che da anni viene proposta è che esista un mercato del lavoro che i giovani non incontrano. Mentre esiste una carenza di lavoro effettiva e c’è una domanda delle imprese di figure sotto qualificate da «addestrare». La frammentazione dell’offerta formativa, la sua riduzione a «prodotto» da offrire a «clienti», inseguendo la competizione tra atenei, ha impoverito il percorso culturale e ridotto le possibilità di crescita delle capacità critiche e di rapporto autonomo con la realtà; ma impone anche gli studenti una logica prestazionale, senza garantire diritti e, spesso, qualità formativa. La ricerca e l’alta formazione pubbliche possono avere una autonomia, intesa come capacità proattiva come lettura critica delle domande finalizzata al bene pubblico e alla valorizzazione delle conoscenze. Uno dei capitalismi più assistiti del mondo non può essere assunto come stella polare delle esigenze formative e di ricerca, né degli indirizzi dell’innovazione; esso deve essere indirizzato dal potere pubblico, non indirizzarlo. E, naturalmente, non è per noi l’orizzonte della storia. Le proposte che avanziamo vanno, dunque, nella logica di un ribaltamento della cultura neoliberista che comprime il diritto al sapere, le potenzialità liberatorie e di emancipazione della conoscenza, per ciascun individuo e per la società intera; cioè per i bisogni e i diritti di tutte e tutti. 1. Rilanciare l’investimento in ricerca, formazione, cultura, orientare questo investimento all’utilità sociale. Mentre si è scelto, irresponsabilmente, l’aumento delle spese militari fino al 2% del PIL, in nome di una richiesta di impegno della NATO, è bene ricordare l’obiettivo sancito nel Trattato Europeo di Lisbona che impegnava tutti gli stati membri a raggiungere il 3% di investimenti in formazione e ricerca. L’Europa aveva scelto di essere la società più dinamica al mondo, basata sulla conoscenza; ma le politiche neoliberiste e di austerity hanno tagliato risorse alla scuodiscussione sui processi formativi – decisiva per il modello di conoscenza e di umanità delle generazioni presenti e future – alla strumentale corsa propagandistica di politiche governative sempre più subalterne e sempre più ridotte a pura ricerca di un facile consenso. Educazione sessuale e affettiva Che preveda più cicli di quattro incontri ciascuno durante tutto il percorso della scuola dell’obbligo a partire dall’ultimo anno della scuola primaria, poi con cadenza biennale dal primo anno della scuola secondaria inferiore che non si limiti agli aspetti di salute riproduttiva e contraccezione ma si focalizzi, con strumenti e contenuti adattati alle diverse fasce d’età, sul formare preadolescenti e adolescenti a vivere la propria sessualità, e piacere e l’affettività in maniera sana, consapevole, responsabile, rispettosa e senza pregiudizi. Che sia laica, libera da condizionamenti di matrice religiosa e che aiuti le e gli studenti a riconoscere e riflettere criticamente sugli stereotipi sessuali e di genere. Che sia erogata da esperte ed esperti, coinvolgendo attivamente le i docenti nella progettazione Università e Ricerca Riaffermare un ruolo sociale per l’università e la ricerca pubbliche. È necessario, e possibile, riaprire una battaglia politica sul ruolo sociale della conoscenza, per un accesso libero e gratuito al sapere, per un sistema della ricerca aperto e socialmente responsabile; occorre ribaltare la logica classista dell’accesso all’Università, superare la precarizzazione della ricerca e la sua subalternità al mercato e alla logica produttivistica. L’Università è vissuta sempre meno come opportunità di emancipazione sociale e personale, la sua difesa non è percepita come «interesse condiviso» da quella parte della società che se ne sente esclusa. Anche sulla formazione, il richiamo alla funzione di produrre un sapere critico, non schiacciato sulle domande del mercato, non risponde solo a un principio di cittadinanza, a un obiettivo di autonomia critica, ma si fonda anche sul fatto che una formazione subordinata alle domande del mercato è immedia-

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