EB_...e quindi uscimmo a riveder le stelle

“…e quindi uscimmo a riveder le stelle” 64 La forma universal di questo nodo credo ch’i’ vidi, perché più di largo, dicendo questo, mi sento ch’i’ godo. (Par. XXXIII, 85-93) Al termine del suo viaggio Dante perviene non solo alla comprensione di Dio, ma anche a quella del mondo e della storia, e della sua vicenda personale, incomprensibile nella sua contraddittorietà. Se l’amore di Dio regge l’ordine del mondo, anche le ingiustizie ed i mali sofferti si dissolvono nella superiore giustizia divina: questa convinzione ci può aiutare ad affrontare le sofferenze della vita ed a sentirci mossi dall’amore divino. Non dimentichiamo in fine che la Divina Commedia ha il suo punto di partenza in Maria che nel Paradiso “si compiange”, ossia prova dolore, versa lacrime ed intercede presso Dio per liberare Dante – ma in lui è rappresentata tutta l’umanità – dall’impedimento della selva oscura del peccato (cfr. Inferno II, 94-96). Si conclude ancora con l’intercessione di Maria che alza i suoi occhi diletti e venerati dal Figlio nell’eterna luce divina perché Dante possa penetrare nei misteri più profondi della nostra fede, possa realizzare, folgorato nella mente, la sua aspirazione e la sua volontà di incontrare e di amare Cristo, il figlio di Dio fatto uomo nel grembo di Maria, “fine di tutti i disii” (Paradiso XXXIII, 46), fine ultimo di tutti i desideri umani.

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