EB_...e quindi uscimmo a riveder le stelle

“…e quindi uscimmo a riveder le stelle” 51 egli aveva parlato anche in precedenza, nel Messaggio al Cardinal Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in occasione della celebrazione del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri , il 4 maggio 2015.43 Se nel messaggio il termine, come si vede, è affiancato a una serie di attributi relativi tanto alla vita civile quanto a quella di fede, in un’altra sezione della Lettera Apostolica, per rappresentarlo meglio in relazione all’immagine di Dante come «cantore del desiderio umano», si ricorre invece a un ampio passo del Convivio ( Conv. IV XII 14-15; si tratta, sia detto per inciso, di uno dei rari casi di citazione di opere diverse dalla Commedia, che accompagna l’intero testo con un’altissima frequenza di richiami puntuali, in buona parte dei casi attinti al Paradiso): Dante sa leggere in profondità il cuore umano e in tutti, anche nelle figure più abiette e inquietanti, sa scorgere una scintilla di desiderio per raggiungere una qualche felicità, una pienezza di vita. Egli si ferma ad ascoltare le anime che incontra, dialoga con esse, le interroga per immedesimarsi e partecipare ai loro tormenti oppure alla loro beatitudine. Il Poeta, partendo dalla propria condizione personale, si fa così interprete del desiderio di ogni essere umano di proseguire il cammino finché non sia raggiunto l’approdo finale, non si sia trovata la verità, la risposta ai perché dell’esistenza, finché, come già affermava Sant’Agostino, il cuore non trovi riposo e pace in Dio. Nel Convivio analizza proprio il dinamismo del desiderio: «Lo sommo desiderio di ciascuna cosa, e prima da la natura dato, è lo ritornare al suo principio. E però che Dio è principio de le nostre anime […], essa anima massimamente desidera di tornare a quello. E sì come peregrino che va per una via per la quale mai non fue, che ogni casa che da lungi vede crede che sia all’albergo, e non trovando ciò essere, dirizza la credenza a l’altra, e così di casa in casa, tanto che a l’albergo viene; così l’anima nostra, incontanente che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, dirizza gli occhi al termine del suo sommo bene, e però, qualunque cosa vede che paia in sé avere alcuno bene, crede che sia esso (IV, XII, 14-15)».44 L’idea del pellegrinaggio è inoltre affiancata, nella lettura che Papa Francesco ci consegna di Dante, alla «sua personale situazione di esilio, di incertezza radicale, di fragilità, di mobilità continua»:45 Dante viene presentato come «esule, pellegrino, fragile».46 Sono parole che difficilmente si possono pronunciare senza che la mente vada alle tante immagini concrete di pellegrini, esiliati e diseredati, del nostro tempo. Insiti nell’idea stessa della peregrinatio sono inoltre tanto il punto di partenza, quanto quello d’arrivo, nella lettura di Papa Francesco rispettivamente corrispondenti al «desiderio» infinito dell’uomo, da un lato, e alla sua «felicità» ultima, la visione di Dio, dall’altro.47 È così che Dante, «da uomo apparentemente fallito e deluso, peccatore e sfiduciato, si trasforma in profeta di speranza».48 Anche in questo caso, viene difficile pensare alla serie lessicale appena citata ( fallito, deluso, peccatore, sfiduciato) senza ricondurre queste immagini, anche, alla realtà quotidiana, a tal punto, nell’interpretazione di Papa Francesco, un testo così distante da noi nel tempo riesce a farsi prossimo e vivo. Prossimo e vivo esso si fa anche nella concretezza dei continui richiami intertestuali, come ho già segnalato, tra il commento e la Commedia, e anche attraverso il riferimento a numerosi personaggi incontrati da Dante nel corso del suo viaggio, o da lui presentati e 43 FRANCESCO, Messaggio al Cardinal Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in occasione della celebrazione del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, 4 maggio 2015, in «… non fa scïenza, sanza lo ritenere, avere inteso», pp. 69-71, a p. 71. 44 FRANCESCO, “Candor lucis aeternae”, pp. 8-9, §4. 45 Ivi, p. 7, §2. 46 Ivi, p. 8, §3. 47 Ivi, p. 7, §2. 48 Ivi, p. 7, §3.

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