EB_...e quindi uscimmo a riveder le stelle

“…e quindi uscimmo a riveder le stelle” 43 A questo punto la preghiera alla Vergine si concentra su Dante. Dobbiamo immaginarlo lì al centro del lago di luce della mistica rosa, inginocchiato ed orante, mentre Bernardo in piedi si rivolge a Maria e chiede per lui, indicandolo con la mano, due doni. Dante ha compiuto il suo viaggio ultraterreno dalla profondità dell’inferno alla luce del Paradiso, ed ha constatato la condizione delle anime al di là dei confini della vita. Ora San Bernardo prega Maria perché egli possa per grazia ottenere tanta virtù da poter innalzarsi con gli occhi a Dio, suprema beatitudine. San Bernardo lo desidera intensamente per Dante più di quanto lo abbia desiderato per se stesso: perciò chiede a Maria che con la sua preghiera sciolga il pellegrino da ogni impedimento mortale, affinché Dio, sommo piacere, gli si manifesti. Il secondo dono chiesto alla Regina del cielo è la perseveranza finale: Dante è “figliol di grazia”, attingerà alla visione di Dio, ma ritornerà sulla terra, ancora esposto al groviglio delle passioni umane. È necessaria la “guardia” di Maria, perché la sua protezione conservi puri e sani i suoi sentimenti fino al definitivo incontro con Dio. È un dono che Dante, consapevole della fragilità umana, aveva già chiesto a Beatrice, quando ella era salita al suo posto tra i beati, affidandolo a San Bernardo: “’La tua magnificenza in me custodi, sì che l’anima mia, che fatt’ hai sana, piacente a te dal corpo si disnodi’. Così orai; e quella, sì lontana come parea, sorrise e riguardommi; poi si tornò a l’etterna fontana”. (Paradiso XXXI, 88-93) Ora Beatrice e tutti gli altri beati del Paradiso alla preghiera di Bernardo, uniscono le mani e le sollevano verso la Vergine, in una scena stupenda da affresco giottesco. “Or questi, che da l’infima lacuna de l’universo infin qui ha vedute le vite spiritali ad una ad una, supplica a te, per grazia, di virtute tanto, che possa con li occhi levarsi più alto verso l’ultima salute. E io, che mai per mio veder non arsi più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perché tu ogne nube li disleghi di sua mortalità co’ prieghi tuoi, sì che ’l sommo piacer li si dispieghi. Ancor ti priego, regina, che puoi ciò che tu vuoli, che conservi sani, dopo tanto veder, li affetti suoi. Vinca tua guardia i movimenti umani: vedi Beatrice con quanti beati per li miei prieghi ti chiudon le mani!”. (Paradiso XXXIII, 22-39)

RkJQdWJsaXNoZXIy NTYxOTA=