“…e quindi uscimmo a riveder le stelle” 41 Di contra a Piero vedi seder Anna, Tanto contenta di mirar sua figlia, Che non muove occhio per cantare Osanna. E contra ’l maggior padre di famiglia (Adamo) Siede Lucia, che mosse la tua donna (Beatrice), Quando chinavi, a ruinar, le ciglia. (Paradiso XXXII,118-126) Maria è quindi sull’orizzonte dell’umanità fin dai suoi inizi con Adamo ed Eva, è con la madre Anna coinvolta nella storia di Israele, è alle origini della Chiesa ed anticipa la fede di Pietro, il primo apostolo credente in Gesù Messia, al quale furono affidate le chiavi del Paradiso, germogliato, dirà poi Bernardo nella sua preghiera, nel grembo di Maria. Maria è anche presente nella storia personale di Dante e rivela il volto femminile e materno dell’amore misericordioso di Dio; manifesta la sua grazia preveniente e gratuita, così come Lucia, di cui Dante è fedele e profondamente devoto, sollecitata da Maria, è per il poeta il simbolo della grazia illuminante sia nell’inferno quando egli si apre al pentimento, sia nel secondo regno quando è da lei sollevato fino alle porte del Purgatorio per iniziare il cammino di purificazione, sia nella gloria del Paradiso seduta di fronte ad Adamo. Beatrice, la guida di Dante nel Paradiso, anticipa la bellezza di Maria e lo accompagna di cielo in cielo con i suoi occhi, e con il suo sorriso, simbolo della grazia attuale e della scienza divina della teologia, che lascia il posto all’ardore mistico di Bernardo, perché Dante possa drizzare i suoi occhi al primo Amore, impetrando nella preghiera questa grazia proprio da Maria, l’unica che può davvero aiutare il poeta a concludere il suo itinerario verso Dio: “Orando, grazia convien che s’ impetri, Grazia da quella che può aiutarti”. (Paradiso XXXII,147-148) Canto XXXIII del Paradiso La stupenda preghiera di Bernardo a Maria in favore di Dante rivela ancora una volta la fede, lo studio teologico, la conoscenza dei Padri e della tradizione della Chiesa, la pietà personale e liturgica, l’amore per la poesia e per l’arte di cui il poeta è nutrito. I primi nove versi rappresentano la sintesi teologica della grandezza di Maria: Vergine e Madre, Figlia di Dio ed al tempo stesso madre del Verbo fatto carne, umile perché sa di aver ricevuto tutto da Dio ed alta più che creatura perché ha collaborato in modo perfetto ai doni divini a Lei concessi, punto sicuro di riferimento nell’eterno piano della creazione, redenzione, santificazione dell’umanità; è Lei la creatura che sta al di sopra di tutte, vero capolavoro divino, che con la sua obbedienza ha reso talmente nobile la natura umana che il suo creatore non disdegnò di farsi egli stesso creatura, riunendo nella persona divina del Verbo la natura divina e quella umana. Questo mistero, che ha riacceso l’amore di Dio per noi, quell’amore spento dal peccato di Adamo, si è realizzato nel ventre di Maria. La maternità divina ha permesso infatti la redenzione dell’umanità ed il calore dell’amore che ardeva nel grembo di Maria tra Lei ed il suo Figlio ha fatto germinare il fiore del Paradiso, la piena comunione alla vita divina. “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio,
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