EB_...e quindi uscimmo a riveder le stelle

“…e quindi uscimmo a riveder le stelle” 34 “Il nome del bel fior ch'io sempre invoco e mane e sera, tutto mi ristrinse l'animo ad avvisar lo maggior foco; e come ambo le luci mi dipinse il quale e il quanto de la viva stella che là sù vince come qua giù vinse, per entro il cielo scese una facella, formata in cerchio a guisa di corona, e cinsela e girossi intorno ad ella. Qualunque melodia più dolce suona qua giù e più a sé l'anima tira, parrebbe nube che squarciata tona, comparata al sonar di quella lira onde si coronava il bel zaffiro del quale il ciel più chiaro s'inzaffira. «Io sono amore angelico, che giro l'alta letizia che spira del ventre che fu albergo del nostro disiro; e girerommi, donna del ciel, mentre che seguirai tuo figlio, e farai dia più la spera supprema perché lì entre». Così la circulata melodia si sigillava, e tutti li altri lumi facean sonare il nome di Maria”. (Paradiso XXIII, 88-111) Maria sale al cielo con la coronata fiamma dell’arcangelo Gabriele e scompare in lontananza dietro al suo figlio Gesù. Allora tutte le anime con un affetto istintivo, profondamente filiale, distendono in su loro fiamma, quasi fossero bimbi che distendono con trasporto affettivo le braccia verso la loro madre dopo averne succhiato il latte. E vogliono dimostrare anche a Dante il loro affetto per la Vergine cantando alla sua presenza il Regina coeli con tanta dolcezza, che la gioia provata nell’ascoltare quel canto non abbandonerà più il poeta per tutta la vita. “E come fantolin che 'nver' la mamma tende le braccia, poi che 'l latte prese, per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma; ciascun di quei candori in sù si stese con la sua cima, sì che l'alto affetto ch'elli avieno a Maria mi fu palese. Indi rimaser lì nel mio cospetto, ' Regina celi ' cantando sì dolce, che mai da me non si partì 'l diletto”. (Paradiso XXIII, 121-129) Il Paradiso che Dante contempla nel trionfo di Cristo e di Maria è in realtà una proiezione di quello che il poeta ha dentro di sé: una realtà non tanto da scoprire quanto da contemplare con intenso coinvolgimento emotivo, immerso nella gioia suprema della salvezza portata da Cristo e nell’ardente affetto verso la Vergine Maria, che appare veramente come la Regina del cielo. L’intensità della sua luce dipinge le pupille di Dante ed egli è coinvolto in uno spettacolo di luci, di colori, di musica e di canti, di danza circolare, persino di profumi che provengono

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