EB_...e quindi uscimmo a riveder le stelle

“…e quindi uscimmo a riveder le stelle” 21 La presenza di Maria nel Purgatorio Fede e ragione Dante giunge nel Purgatorio poco prima dell’alba del giorno di Pasqua, riscopre la bellezza degli spazi aperti, della luce e del paesaggio ed inizia il suo cammino nel secondo regno “dove l’umano spirito si purga e di salir al ciel diventa degno”. (Purgatorio I, 5-6) La fede cristiana di cui Dante vive gli assicura che esiste una purificazione ultraterrena e che nella comunione dei santi sono utili le preghiere dei fedeli per coloro che ci hanno preceduto nel cammino della vita. Ma non vi è nessun dato di fede che dica le modalità di questa purificazione: pertanto tutta la costruzione della montagna del Purgatorio che emerge dall’oceano agli antipodi di Gerusalemme, la divisione nelle varie zone della spiaggia, dei primi balzi dell’antiPurgatorio, delle sette cornici ove ci si purifica dai sette vizi capitali, il Paradiso terrestre sulla vetta del monte sono una meravigliosa invenzione poetica di Dante. Nel Purgatorio il poeta sottolinea il suo cammino verso la piena libertà dalle debolezze e dalle passioni umane, trova l’occasione per riconciliarsi con il suo passato rivedendo le sue esperienze culturali, rinnovando vecchie amicizie, penetrando maggiormente nel mistero della grazia e della misericordia divina. Come è già avvenuto per i vari gironi infernali anche qui Dante ha bisogno di un lasciapassare: è ancora, come si è visto, la protezione di Maria, donna del cielo che stimola Dante nel suo cammino: non sono necessarie le lusinghe retoriche della captatio benevolentiae, come tenta di fare Virgilio, inesperto anche lui di questo secondo regno. Basta la protezione di Maria: non c’è bisogno di altro. E così Dante inizia la sua ascesa verso la piena libertà: riscopre la bellezza del silenzio nel paesaggio marino, si purifica con alcuni riti liturgici compiuti da Virgilio che gli pulisce il volto con la rugiada e lo cinge con un giunco flessibile, simbolo dell’umiltà: poi il poeta incontra le prime anime che giungono, guidate da un angelo, sul vascello della salvezza, ritrova l’amico musicista Casella e rivive con lui il fascino della musica e del canto, interrotto da Catone che riappare per ricordare che la musica non deve distrarre soltanto con un piacere estetico, ma deve avere una tensione morale che renda in qualche modo “Dio manifesto”. Il richiamo a Maria ritorna ancora riflettendo sulle modalità della purificazione ultraterrena, sconosciute alla nostra ragione: “Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrere la infinita via che tiene una sustanza in tre persone. State contente umane genti al quia (dato della rivelazione) che se potuto aveste veder tutto mestier non era parturir Maria”. (Purgatorio III, 37-39) Maria con la sua maternità divina appare a Dante come colei che apre la “ infinita via” che ci porta al mistero di Dio, uno e trino. Maria e la misericordia divina Non solo Maria è la apre la infinita via che conduce a Dio, ma nello splendido incontro di Dante con il principe Manfredi, nello stesso canto terzo del Purgatorio, questa infinita via è

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