“…e quindi uscimmo a riveder le stelle” 16 che ha attivato tutta una serie di aiuti soprannaturali e di guide che Dante incontrerà via via sul suo cammino: Virgilio stesso, poi Matelda, quindi Beatrice, e San Bernardo. La resistenza del male e l’appello velato a Maria Non è un viaggio facile quello dell’Inferno: scendendo di girone in girone i due poeti si vedono spesso sbarrata la strada, perché è difficile per l’intelligenza dell’uomo capire la realtà negativa del male: essa tende a nascondersi per non farsi scoprire, per non essere eliminata. E gli uomini stessi spesso preferiscono ignorarla. Il nome di Maria, come del resto quello di Gesù Cristo, per rispetto non compare mai nell’Inferno. Però vi sono delle chiare allusioni alla volontà divina, mossa come sappiamo dall’intercessione della Vergine: per vincere le resistenze di Caronte prima e di Minosse poi, Virgilio dice loro: “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”. (Inferno III, 95-96; V, 23-24). Nel Paradiso la Vergine Maria è definita da San Bernardo “Regina che puoi, ciò che tu vuoli” (Paradiso XXXIII, 33-34); Bernardo si esprime con gli stessi verbi già usati da Virgilio nell’Inferno. Così davanti alla rabbia di Pluto, il poeta latino precisa ancora che si vuole così nel Paradiso, dove l’arcangelo Michele vinse la superba ribellione di Lucifero: “Non è sanza cagion l’andare al cupo: vuolsi ne l’alto, là dove Michele fè la vendetta del superbo strupo (ribellione)”. (Inferno VII, 10-12) La resistenza più accanita è incontrata dai poeti quando cercano di entrare nella città di Dite, protetta dai diavoli. Lì non bastano più le parole che indicano la volontà divina: eppure Virgilio è consapevole che questa opposizione sarà vinta con un intervento che verrà dall’alto. “...Il nostro passo non ci può torre alcun: da tal n’è dato!” (Inferno VIII, 104-105). È necessario infatti che intervenga l’angelo di Dio ad aprire con una verghetta la porta di Dite e spezzare la resistenza del male, che come sempre vuole nascondersi ed occultarsi. Sappiamo dal Purgatorio che gli angeli che scendono a difendere i principi dalla tentazione del demonio vengono dal “grembo di Maria” (Purgatorio VIII, 37). Neppure qui è da escludere una tale ipotesi, anche se non è espressamente detto. “Pur a noi converrà vincer la punga (battaglia) cominciò el, se non… Tal ne s’offerse. Oh quanto tarda a me ch’altri qui giunga!” (Inferno IX, 7-9). L’esemplarità educativa di alcuni personaggi dell’Inferno Dante è ormai convinto che deve penetrare fino al fondo dell’abisso del male per portare a termine la sua conversione: pertanto in ogni personaggio dell’Inferno il poeta intuirà i rischi che ha corso di perdersi lontano da Dio. La realtà ed i personaggi che egli incontra gli
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