Maggio 2020

Vi ta del l ’Unione LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 5 - Maggio 2020 TRIESTE Essere adulti nella società il tema proposto richiede, eviden- temente, l’approfondimento di due concetti: gli elementi con- notativi della società odierna e le caratteristiche dell’adultità. Cominciamo dunque dalle caratteristiche della nostra società, utilizzando anche pa- role-chiave, che sono prin- cipalmente due : incertezza e digitalizzazione . Con tutte le conseguenze che comportano. Incertezza : indebolitisi i principali punti di riferimento quali la scuola, la famiglia, le istituzioni, è rimasta una sola certezza, quella di vivere in una realtà incerta che cambia molto velocemente in cui i va- lori vengono relativizzati con la conseguenza che non si colla- bora più tutti assieme in vista di un bene comune condiviso, ma ciascuno diviene regola a se stesso. Digitalizzazione : è un feno- meno ben evidente a tutti, ma forse non altrettanto eviden- te è che si tratta di una vera e propria rivoluzione antropo- logica su cui però non è stato ancora elaborato il necessario ragionamento filosofico. Rivo- luzione antropologica perché, alla pari delle altre due epocali rivoluzioni quali quella dell’ac- quisizione del linguaggio e del- la invenzione della scrittura, ha ulteriormente consentito all’uomo di staccarsi dall’e- sperienza concreta. Altro ele- mento connotativo del nostro vivere è la marginalizzazione del pensiero dovuta all’assun- zione anche in campo umano del modello della macchina e del suo funzionamento rapido, efficiente e ovviamente senza pause di riflessione. Si è creata inoltre una pericolosa confusio- ne tra il concetto di progresso, che è l’acquisizione di una vita migliore, con quello della tec- nologia, che è l’applicazione di ciò che potrebbe essere funzio- nale alla soluzione di proble- mi tecnici. Questa situazione di incertezza e fluidità non va interpretata come necessa- riamente negativa, tutt’altro: consente lo sviluppo del plu- ralismo e permette al nuovo di manifestarsi. Come ogni feno- meno umano non è univoco ma contraddittorio e ambivalente. E veniamo all’altro termine della nostra conversazione e cioè all’ adulto . Quella dell’a- dultità sembrerebbe una fase della vita poco interessante in quanto riguarda un individuo ormai giunto a maturità, com- piuto. Invece non è così: anche l’adulto ha le sue crisi, ripen- samenti, errori, incertezze. Mentre la società gli chiede di essere autonomo, autocontrol- lato, razionale e responsabile; sotto il profilo dei ruoli che sap- pia essere ad un tempo coniu- ge, figlio, genitore, compagno; per quanto poi riguarda la sua età, gli si chiede di saper vive- re le inevitabili crisi di bilancio, di conciliare lavoro e famiglia, elaborare rispettivamente lutti e crisi da nido vuoto. C’è indubbiamente bisogno di molta plasticità per governare gli eventi, soprattutto nella so- cietà fluida. Compito impegnativo quello dell’adulto, si diceva. Sì, cer- tamente: ma non dimentichia- mo che l’adulto, anche quello apparentemente più immaturo, le risorse per farvi fronte ce le ha, deve solo metterle a fuoco. L’adulto infatti dispone di ca- pacità relazionali, decisionali, progettuali; sul piano del «fare» sa gestire la vita, ascoltare nel profondo, far comprendere (che è diverso da informare), costruire legami, comunicare assertivamente e cioè con chia- rezza senza prevaricare o farsi prevaricare, risolvere problemi con il pensiero divergente; per quanto riguarda «l’essere», è in grado di essere autentico, di coesistere con il negativo e con la fragilità; per quanto riguar- da il «divenire» ha la capacità di riappropriarsi del tempo, di essere flessibile e di adattarsi. Il cervello si forma già nel ventre materno e a soli due anni di vita è già in grado di connettere due miliardi di si- napsi al secondo: sinapsi che nel tempo saranno fortificate se ritenute funzionali o tagliate se inutili per consegnare, all’età adulta, un cervello specializza- to e pronto ad acquisire nuove conoscenze. Nel processo edu- cativo le emozioni giocano un ruolo importantissimo: si ricor- da ciò che ha messo in moto un’emozione, come ben sanno i docenti. C’è poi tutto il discor- so dei neuroni a specchio che si attivano quando ripetiamo il comportamento dell’altro rivi- vendo anche le sue emozioni. Per concludere: chi è l’adulto? Chi non si spaventa e accetta la complessità del divenire per- ché può farlo; a differenza del pensiero onnipotente dell’ado- lescente e di quello magico del bambino, dispone di un pensie- ro «potente » che sa trovare una pluralità di soluzioni grazie alle esperienze elaborate nella vita; sa uscire dall’individualismo con la capacità di generaliz- zazione e di elaborazione col- lettiva; sa che le soluzioni che propone non sono infallibili, è in grado di chiedere aiuto. Sente infine la necessità di prendersi tempo per riflettere, per incorporare ed elaborare le esperienze e soprattutto dare senso al suo vissuto. Sente la necessità di farlo, e lo fa. (Ma- rina Del Fabbro)

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