Un alunno ha postato sui social la foto del proprio banco sul quale una collaboratrice scolastica aveva appoggiato il materiale per poter pulire il banco stesso. L’alunno si è mostrato indispettito dal gesto e la platea dei social si è, perfetto specchio dei nostri tempi, divisa in due parti uguali, chi a favore dell’alunno, chi della bidella.
A noi è sembrato un bell’esempio di educazione civica, un adulto che vuole responsabilizzare un ragazzo senza retorica, parole a vuoto, o, peggio, urla inefficaci. Ci è sembrato anche un bell’esempio di “spinta gentile”, o “nudge“, nel linguaggio anglosassone.
Che cosa si intende per “spinta gentile”?
La spinta gentile è un insieme di gesti e atteggiamenti, che agiscono da pungolo, per far imboccare la direzione voluta o modificare un comportamento poco consono, senza incorrere in sanzioni. In natura l’animale che più simboleggia il nudge è l’elefante. Con la proboscide la madre o la matriarca indirizzano e spronano i piccoli verso il sentiero meno pericoloso o più adatto, lo stesso fanno alcuni cetacei, potremmo definirla una mano sulla spalla o anche una spinta un po’ più intensa, ma senza violenza.
Un esempio sociale è quello offerto dall’Inghilterra. Per spingere a pagare le tasse in tempo i contribuenti ritardatari il governo ha inviato loro una lettera in cui veniva evidenziato come nove contribuenti su dieci pagavano le tasse in tempo utile. Quindi il contribuente non è stato minacciato di sanzioni, ma pungolato ad uniformarsi al modello virtuoso. L’impatto ha portato al pagamento delle tasse da parte del cinque percento dei ritardatari, entro ventitrè giorni. Un altro esempio di spinta gentile è l’applicazione di buone pratiche sulla gestione dei rifiuti: se tutti fanno una buona raccolta differenziata una lettera di richiamo non sanzionatoria, ma che evidenzia la buona pratica può diventare una spinta a fare meglio.
Quindi la collaboratrice scolastica ha fatto bene?
A nostro parere ha applicato in pieno la tattica della spinta gentile, senza andare dal Dirigente Scolastico o dal Consiglio di Classe per chiedere una sanzione, ha lasciato gli strumenti necessari ad assolvere al compito di pulizia. Ha sottolineato anche, che il collaboratore scolastico non è un servo o uno schiavo che deve intervenire su tutto e ha fornito un esempio di come, senza scenate di sorta si possa pungolare una persona verso la giusta direzione e il giusto ripensamento su atteggiamenti poco consoni. Si tratta di un ottimo esempio di educazione civica, un pungolo verso atteggiamenti sociali più consoni all’ambiente che si frequenta. Ha inoltre un altro vantaggio: la collaboratrice si è mostrata autorevole, e non autoritaria. Questo è il senso del rispetto del ruolo, senza infliggere pene o umiliazioni inutili. Un gesto silenzioso, ma pregno di significato.
Ha colpito nel segno?
Il ragazzo, convinto della bontà delle proprie idee poco sociali, ha postato la foto commentandola in modo piuttosto sgarbato, se non volgare. Verrebbe da pensare che non abbia compreso la lezione della spinta, ma non è così. L’ha compresa coì bene da volersene discostare con rabbia. Non l’ha accettata, almeno sul momento, il seguito non è ci dato saperlo, ma la spinta non è andata a vuoto. L’atto del postare sui social indica che il ragazzo ne è stato colpito, tanto da richiedere l’attenzione e il parere del vasto pubblico. Il pubblico si è, come detto prima, diviso a metà, mostrando in pieno le idee e gli atteggiamenti della società moderna, equamente divisa da due fuochi. C’è da pensare a quanti, tanti, veleggino verso il liberismo assoluto, senza comprendere il senso del rispetto per chi sta intorno. In quell’atteggiamento è insito il rischio, che si sta materializzando sempre più in politica, di una deriva autoritaria, non autorevole. La reiterazione di atteggiamenti sprezzanti, sgarbati, o anche violenti, porta alla repressione. I fautori del liberismo assoluto, senza regole se non quelle che proteggono la propria persona a danno degli altri, la scarsa considerazione di chi sta intorno, il prendersi la libertà di apostrofare o malmenare gli altri ha come conseguenza la repressione, così il liberista si ritroverà presto ingabbiato da una serie di regole e cavilli asfissianti, ottenendo l’effetto opposto a quello che cercava.
Allora vale la pena di prendere esempio da un’umile collaboratrice scolastica, non una docente universitaria o un esimio psicologo da salotto televisivo, per implementare la nostra capacità di pungolatori gentili, fermi, ma gentili. Ricominciamo a riempire il mondo di gesti che mostrino l’impronta di operatori di pace, di portatori di speranza, opponendoci senza violenza, ma con fermezza all’idea dilagante che solo chi ha i soldi e il potere stabilisce le regole.