Rivalutare il ruolo dei docenti per una scuola che aiuta a crescere

Stiamo vivendo un momento storico di celere trasformazione e di gravi incertezze per il futuro.

Le famiglie e la società affidano agli insegnanti ciò che hanno di più caro, i propri figli. Questi trascorrono molto tempo a scuola, da 30 a 40 ore settimanali nella scuola media, fino a 50 ore nelle scuole dell’infanzia https://www.miur.gov.it/orario-scuole .

È giusto chiedere molto all’istituzione scolastica, ma non le si può domandare di sostituirsi alle altre agenzie educative. Da diversi anni si assiste ad una dequalificazione della scuola da parte del mondo istituzionale, politico, sociale.

Insegnare è una professione speciale, implica il coinvolgimento di tutta la personalità, richiede competenza e passione. I docenti sono molto diversi fra loro, ma tutti hanno un ruolo delicatissimo.

Non c’è solo il compito didattico, ma anche quello di aiutare i discenti a migliorare, a crescere come persone preparate, autonome e critiche, nella consapevolezza che il pensiero critico si può esercitare solo se si hanno buone conoscenze.

Anche in tempi di competenze e di intelligenza artificiale, rimane imprescindibile il rapporto umano fra docenti e discenti, così come l’esigenza di ragionare con gli alunni sul loro profitto e su come imparano, la sensibilità nel comprendere le realtà problematiche e contrastare i casi di malessere, l’impegno nel riconoscere e favorire lo sviluppo delle potenzialità dei discenti. È allarmante il fatto che gli insegnanti italiani siano fra quelli che hanno lo status più basso secondo gli Osservatori internazionali (es. il Global Teacher Status Index https://www.varkeyfoundation.org/media/4867/gts-index-13-11-2018.pdf, p.19). Se i maestri e i professori vanno perdendo autorevolezza, il clima della scuola, l’apprendimento e lo sviluppo dei soggetti ne risentono.

Se si vuole che i ragazzi rispettino i loro insegnanti, lo devono fare anche gli adulti. Creare le premesse per un’opera formativa di qualità per tutti ha ricadute tangibili sull’atmosfera di lavoro, sul benessere delle persone e sull’intera società.

Servono provvedimenti concreti. Preziosa è l’opera vigile dei dirigenti scolastici nel favorire un clima costruttivo di lavoro, prevenire i conflitti e valorizzare il lavoro degli insegnanti impegnati. 

In tutti gli stati, tranne che in Italia per i futuri professori, si assicura una formazione specifica in campo educativo, didattico e relazionale e si fa tirocinio negli anni universitari; in tal modo si assume personale formato e non persone con lauree disparate che, in qualche caso, fanno gli insegnanti come scelta di ripiego.

La formazione iniziale e in servizio aiutano i docenti se non trascurano l’aspetto pratico, cercando di approfondire questioni quali: tenere la disciplina, responsabilizzare alunni e famiglie, adottare approcci adeguati con bambini e ragazzi fin dalla scuola dell’infanzia (l’AIMC ha organizzato un corso su come rapportarsi con i soggetti più difficili nel maggio 2023).

La politica scolastica potrebbe rendere più efficace e gratificante il lavoro di insegnamento, con l’introduzione di parziali opzionalità fra le discipline della scuola secondaria superiore, come avviene in molti sistemi scolastici, in modo che gli studenti possano focalizzare lo studio su materie che amano oltre che su quelle irrinunciabili.

A proposito di come insegnare, tutti abbiamo apprezzato i docenti che hanno competenza disciplinare e amore per le proprie materie. Una strategia efficace per la didattica è l’osservazione reciproca nel ruolo di critical friends, già adottata con successo in un liceo all’avanguardia del nostro capoluogo.

L’impegnodelle associazioni professionali di insegnanti può svolgere un ruolo costruttivo nella sensibilizzazione e nella formazione delle competenze di tipo pratico.

La partecipazione attiva degli studenti è quanto mai preziosa, come esercizio di democrazia, assunzione di responsabilità e sviluppo del senso di appartenenza.

La collaborazione tra famiglia, scuola e società è di fondamentale importanza. L’associazionismo dei genitori può dare un contributo significativo, con le sue possibilità di condivisione e di formazione, specialmente in una città come Trento, capitale europea del volontariato. La scuola trentina ha saputo essere all’avanguardia e punto di riferimento per il resto d’Italia e può farlo ancora. Gli insegnanti, come gli studenti, devono essere in condizione di lavorare serenamente, di credere in sé stessi, potersi fidare gli uni degli altri e delle istituzioni.

Per una scuola prestigiosa, che sappia opportunamente accompagnare la crescita dei giovani, occorre andare oltre gli slogan e valorizzare le figure educative.

La riflessione è stata anche pubblicata sul settimanale diocesano Vita Trentina del 31 marzo 2024, pag. 33