La Scuola e l'Uomo - n. 9-10-Settembre-Ottobre 2021
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVIII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2021 6 Spi r i tual i tà scere di aver sbagliato, espropriarsi di tutto, camminare scalzo, vivere di carità, dormire su un saccone poteva parere una punizione anche all’offeso più borioso. Nel contattare la famiglia si rivela tut- ta la diplomazia del padre guardiano che con umiltà disinvolta si presenta al fratello dell’ucciso, fa mille proteste di rispetto per l’illustrissima casa, parla del pentimento di Ludovico e della sua decisione di farsi frate, si adatta all’ira del fratello, dicendo di tanto in tanto »È un troppo giusto dolore», non ri- sponde nulla all’affermazione che la famiglia saprà prendersi qualche soddisfazione, infine accetta l’imposizione che l’uccisore di suo fratello fatto frate sia immediatamente cac- ciato dalla città. A Padre Cristoforo tuttavia questa soluzio- ne pare incompleta. Egli domanda al padre guardiano di poter incontrare personalmente il fratello dell’ucciso, per chiedergli scusa e perdono, per levargli se possibile il rancore dall’animo. Il guardiano ritiene la decisione ottima per riconciliare sempre più la poten- tissima famiglia al convento e va immediata- mente a concordare la cosa. Ed abbiamo nel racconto una meravigliosa pagina, una vera stampa del Seicento: il palazzo brulica di tut- ti i parenti, di signori di ogni età, anticame- re e cortili, persino la strada formicolano di servitori, di paggi, di curiosi, il padrone sta impettito ed armato nella sala, fra Cristoforo accompagnato dal guardiano va diritto a lui, gli si pone ginocchioni davanti, chiede con poche efficaci parole il perdono: «io sono da sui frati della Lombardia), ed i Cappuccini del Lazzaretto di Milano sotto la guida di P. Felice Casati e P. Michele Pozzobonelli (per- sonaggi storici). Il convento in cui si rifugia Ludovico, maturando la decisione di diventare fra Cristoforo. L’uccisione del nobile prepotente dopo l’assassinio del fedele servo di Ludovico ed il suo ferimento avvengono vicino ad una Chiesa e ad un convento di Cappuccini. Ludovico è condotto dalla folla quasi fuor sentimento ed i frati lo accolgono dalle mani del popolo. Chiesa e convento erano «asilo impenetra- bile ai birri, a tutto quel complesso di cose e di persone che si chiamava la giustizia». Quando rinviene Ludovico si ritro- va nell’infermeria del convento «nelle mani del frate chirurgo (i Cappuccini ne avevano ordinaria- mente uno in ogni convento) che accomodava faldelle e fasce sulle due ferite, che aveva ricevuto nel- lo scontro». La comunità religiosa viene tut- tavia a trovarsi in una situazione difficile. Il convento è immediata- mente circondato dalla sbirraglia ed arrivano anche i parenti dell’uc- ciso, armati da capo a piedi con grande accompagnamento di bravi e fanno la ronda intorno. La famiglia dell’ucciso, poten- tissima, vuole vendetta. D’altra parte i frati non vogliono, né possono dimettere Ludovico e consegnarlo ai suoi nemici. «Sarebbe stato lo stesso che rinunciare ai propri privilegi, screditare il convento presso il popolo, at- tirarsi il biasimo di tutti i Cappuccini dell’u- niverso, per aver lasciato violare il diritto di tutti…». Nel frattempo dopo avere fatto te- stamento a favore della famiglia del fedele servitore Cristoforo, Ludovico esprime l’idea di farsi frate, idea che altre volte era bale- nata nel passato nella sua mente. I frati del convento accolgono con simpatia questa de- cisione, perché permette loro di trovare una via d’uscita. Farsi frate, pentirsi e ricono-
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