La Scuola e l'Uomo - n. 9-10-Settembre-Ottobre 2021

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVIII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2021 5 Padre Giuseppe Oddone, Consulente ecclesiastico nazionale UCIIM Spi r i tual i tà L’infanzia del Manzoni e la conoscenza dei Cappuccini I biografi che hanno descritto gli anni giovanili del Manzoni (mi riferisco in parti- colare ad Antonio Stoppani, I primi anni di Alessandro Manzoni, Milano 1874) parlano con interesse degli anni trascorsi dal piccolo Lisandrino assieme al padre e ad una schiera di zie nubili nella casa del Caleotto di Lecco. Egli ritornava qui regolarmente d’estate, du- rante le vacanze dal Collegio di Merate pri- ma e di Lugano poi. Infatti dai sei ai tredici anni il Manzoni ebbe un’intensa educazione intellettuale e morale nelle scuole dei Padri Somaschi, sotto una disciplina, che il piccolo Alessandro, più che orfano, praticamente ab- bandonato dalla madre Giulia Beccaria, par- ticolarmente soffriva. I Padri suoi precettori nei due Collegi gli dettero, come lo stesso Manzoni riconobbe, un’eccellente formazio- ne culturale e religiosa (a undici anni com- poneva già versi in italiano ed in latino) e gli inculcarono una profonda devozione mariana e la fiducia nella Provvidenza, valori purtrop- po travolti dalle giovanili inclinazioni giaco- bine e illuministiche parigine, ma ripresi con vigore con il suo ritorno alla fede nel 1810. Ma l’estate era diversa, davvero diversa dai lunghi mesi passati in Collegio. Ah!… po- ter scorrazzare nel parco della sua casa, con- templare i suoi monti e quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, raggiungere i piccoli borghi vicini, ripercorrendo le stra- dicciole e le viottole della campagna, incu- riosirsi delle piccole cappelle erette a forma di tabernacolo con dipinte fiamme ed anime del Purgatorio, là dove le stradine si divari- cavano, scendere con dei compagni per le case e le ville biancheggianti sul pendio fino alla confluenza del torrente Bione nel lago di Garlate a veder pescare, o a divertirsi con le reti attaccate al muro ad asciugare, a giocare a rimbalzello con i sassolini piatti sulla super- ficie dell’acqua! Qualche volta gli capitava di incontrare qualche cappuccino con la barba bianca, che gli faceva qualche carezza di sim- patia e gli donava qualche santino. Sì, perché i Cappuccini erano ben presenti nel territorio di Lecco ed avevano due con- venti uno a Pescarenico e l’altro a Castello ed il padre di Alessandro, il conte Pietro, era loro amico. Talvolta li visitava nei loro conventi, era loro ospite, ed a sua volta ne invitava qualcuno a pranzo a casa sua. Con cadenza regolare, solitamente alla fine dei raccolti passavano i fratelli laici cercatori a raccogliere noci o il grano o l’olio o il vino per le necessità del convento e dei poveri. Senza dubbio questi religiosi così popolari e paterni, per tanti aspetti diversi dai suoi precettori somaschi che esigevano da lui una vita disci- plinata, dedita allo studio ed al lavoro scola- stico, gli riuscirono grandemente simpatici: ne fu incuriosito, e da ragazzo intelligente qual era ne osservò le abitudini, la mentalità, il modo di parlare e la loro spiritualità. I conventi dei Cappuccini ne I Promessi Sposi Nel romanzo sono descritti ben quattro conventi dei Cappuccini: il convento in cui ri- para ferito Ludovico prima di diventare frate Cristoforo (non è detto il luogo), il convento di Pescarenico con una comunità di sette re- ligiosi, il convento di Monza con il suo disin- volto padre guardiano ed il convento di Porta Orientale di Milano con frate Bonaventura da Lodi. Altri Cappuccini compaiono ancora nella vicenda. Il P. Provinciale (non ha nome, rap- presenta una funzione, l’autorità che coman- I FRATI CAPPUCCINI NE I PROMESSI SPOSI

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