La Scuola e l'Uomo - n. 9-10-Settembre-Ottobre 2021

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVIII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 20211 20 che nei percorsi generali, che rimandano la professionalizzazione al termine degli studi superiori, vi sia comunque la possibilità di compiere «esperienze di vita» che compor- tano anche interventi di conoscenza diretta e di trasformazione della realtà. Si tratta quindi di realizzare un sistema unitario di istruzione e formazione tecni- co-professionale che, nel rispetto delle au- tonomie scolastiche, consenta di contrasta- re la dispersione e innalzare le competenze dei giovani in coerenza con le opportunità occupazionali delle aziende del territorio e con i percorsi di formazione terziaria, nonché corrispondere alla domanda di alte compe- tenze tecniche e tecnologiche del sistema produttivo. Inserire nel processo di crescita degli stu- denti i saperi e l’operatività, ricercare stili di apprendimento collaborativi e un forte spazio curricolare dedicato alle attività di laboratorio, sostenute dalla diffusione del- le TIC. Il tutto per riattivare la motivazione all’apprendimento anche al fine di favorire la prosecuzione degli studi e la formazione continua. La collaborazione tra Istituti e Centri assicura la presa in carico dei giovani da parte di un sistema unitario composto da percorsi flessibili, laboratoriali, personaliz- zati, in alternanza tra scuola e azienda, che superino antiche concezioni di separatezza culturale e valoriale tra gli indirizzi, oltre alla precoce determinazione delle scelte che accettano di legittimare le disuguaglianze che ereditano. Proporre agli alunni esperienze di appren- dimento rispondenti a stili di conoscenza ba- sati su una spiccata dimensione applicativa e rilanciare il profilo professionale verso la prosecuzione degli studi; l’istruzione e for- mazione tecnico – professionale, pur dovendo perseguire un inserimento rapido nel mondo del lavoro, ha anche il compito di far evol- vere il profilo professionale in relazione ai rapidi cambiamenti dei sistemi produttivi. La sfida consiste nel raggiungere la migliore combinazione possibile di competenze chiave e professionali, entrambe a livello elevato, attraverso forme diversificate di apprendi- mento basate sul lavoro: innovazione, creati- vità, imprenditorialità, insegnamento attivo fondato sull’esperienza. delle competenze medesime; potrebbe esse- re ripreso e posto alla base del curricolo di tutta l’area. Il dibattito tra domanda e offerta di for- mazione in questo settore assume toni sem- pre più accesi; a fronte di giovani disoccupati ci sono aziende che non trovano le necessarie qualificazioni. Qui il problema torna alla fase iniziale e cioè da una parte le aziende stesse che pretendono competenze finite da spen- dere direttamente nella filiera produttiva e dall’altra la necessità che i giovani abbiano sempre più una formazione ampia e adatta- bile al cambiamento. Queste realtà non si possono avvicinare in astratto, ma solo sui territori. Ogni istituto tecnico e professiona- le ha un comitato scientifico che dovrebbe presiedere a questo tipo di analisi, pronto a mutare indirizzo in relazione al mutare del mercato del lavoro. Ma tale flessibilità è bloccata dalla burocrazia e dalla rigidità nella gestione delle risorse finanziarie e di personale. Ed è qui che bisogna intervenire nel riconoscere piena autonomia alle istitu- zioni scolastiche . Ed è per questo che diverse regioni nel chiedere a loro volta un’ auto- nomia diffenziata, in applicazione dell’art. 116 della Costituzione, hanno fatto riferi- mento «all’istruzione politecnica», cioè ad una maggiore possibilità di governo su tutto il comparto tecnico-professionale, da porre in più stretta relazione con l’economia regiona- le e le imprese del territorio, da raccordare con le università, sotto forma di master e di sviluppo dei profili professionali delle stesse e con l’apprendistato a livello di ricerca e di alta formazione. Questo dibattito è contornato dalle scelte delle famiglie, soprattutto nel passaggio alle scuole superiori, che vedono negli indirizzi tecnico-professionali «seconde opportunità» per riparare eventuali rischi di fallimento scolastico e da parte dei docenti delle scuo- le medie consigli orientativi fondati sul rap- porto dialettico tra capacità astratte per la prosecuzione degli studi e concrete per l’in- serimento diretto nel lavoro. Tale concezio- ne, secondo la logica della progressiva esclu- sione, contrasta da un lato con la necessità di avere nel canale professionale un adegua- to patrimonio di competenze generali, per supportare il lavoro moderno, e dall’altra

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