La Scuola e l'Uomo - n. 9-10-Settembre-Ottobre 2021

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVIII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 20211 18 aziendale o in altri segmenti della filiera for- mativa. Tale esperienza è aumentata dalle tecnologie diventate ormai trasversali a tutte le attività che collegano la scuola con la so- cietà, che stimolano la partecipazione attiva dei giovani e richiedono una didattica non più trasmissiva sui contenuti, ma costruttiva dei processi di conoscenza e trasformativa/ progettuale della realtà. NEL PRIMO CICLO occorre valorizzare la cultura scientifico-tecnologica già presente nelle Indicazioni Nazionali, ma troppo spesso limitata agli aspetti delle tecnologie digitali. Bisogna investire in laboratori e in ambienti di apprendimento che consentano agli alunni un’operatività concreta con la realizzazione di prodotti individuali o di gruppo, sia nel- la scuola primaria, da collegare più stretta- mente con i relativi campi di esperienza del- la scuola dell’infanzia, sia nella secondaria di primo grado, dove occorre riorganizzare l’area scientifico-tecnologica in forma ope- rativa e laboratoriale. Un tale asse va reso più visibile a livello didattico, in modo che contribuisca direttamente all’orientamen- to degli alunni, nell’ambito della continuità educativa che si può ottenere dalla genera- lizzazione degli istituti comprensivi. NEL SECONDO CICLO la situazione è più ar- ticolata. Partiamo da due questioni generali: – La riduzione del percorso a quattro anni (per i licei e un istituto tecnico la speri- mentazione è già in atto) – L’elevazione dell’obbligo scolastico fino al termine dei quattro anni (un modo un po’ diverso dal solito di intendere l’obbligo scolastico. Non si tratta infatti dell’ob- bligo di frequenza da parte degli alunni, con eventuali sanzioni, ma di garantire a tutti obbligatoriamente gli anni necessari e le diverse opportunità per conseguire il diploma di scuola superiore) Il secondo aspetto riguarda il ruolo del pri- mo anno: – Esso sarà legato al ciclo precedente (la scuola secondaria di primo grado qua- driennale)al fine di svolgere un’azione di recupero, evitando fenomeni di abbando- no (è il momento di maggiore dispersione) e favorendo l’orientamento/riorientamen- to, anche per quanto riguarda la possibile uscita verso il sistema formativo regionale PNRR saranno trovati i fondi per rivedere l’istruzione tecnica e professionale e alli- nearle alle esigenze del sistema produttivo, per costruire un umanesimo tecnologico, in concreto cosa si intende fare ? Basterebbe vedere le materie che incarnano i principi europei del nex generation eu per capire che bisogna intervenire in profondità soprattutto sull’organizzazione del nostro sistema forma- tivo faragginoso e burocratico; nel decreto «sostegni bis» da un lato si parla di potenzia- mento della funzione dell’istruzione tecnica e professionale anche superiore e dall’altro viene varato un piano nazionale per «la scuo- la dei mestieri» sotto l’egida del ministero del lavoro e delle regioni: siamo ancora se- parati in casa, a meno che la sottolineatura di mestieri non ci riporti a quelli che nessuno vuole più fare, nemmeno gli immigrati, da comprendere nel pacchetto delle politiche attive del lavoro. Sono dunque necessarie alcune modifiche ordinamentali, ma perlopiù occorre conferi- re organicità ad un sistema che già contiene diversi strumenti che però sono sparsi nella normativa, ma soprattutto risentono ancora di un conflitto culturale che ha ricadute sulle condizioni economiche della popolazione e sul disagio sociale. Al centro del cambiamento infatti c’è il concetto di lavoro, che il mondo produttivo vuole asservito alle esigenze delle aziende, mentre il sistema formativo deve ancora ri- vedere il rapporto tra formazione generale e professionale che viene considerato in sen- so dualistico, tra i licei che spostano un’e- ventuale professionalizzazione sul livello terziario di istruzione e gli istituti tecnici e professionali direttamente orientati all’inse- rimento lavorativo, ma spesso a beneficio di un’utenza socialmente debole o per ripara- re ad un insuccesso come seconda e minore opportunità. I lavori attuali e soprattutto quelli futu- ri richiedono più formazione generale ed una professionalizzazione da rifinire in un più stretto contatto con le aziende, in cui l’esperienza lavorativa abbia sempre più un valore formativo, anche negli individui più fragili, dalla quale trarre apprendimenti a di- versi livelli di complessità e di inclusività, da evidenziare con crediti spendibili nel mondo

RkJQdWJsaXNoZXIy NTYxOTA=