La Scuola e l'Uomo - n. 9-10-Settembre-Ottobre 2021

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVIII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2021 16 N ella storia del nostro sistema formativo la componente tecnica e professionale è stata più volte evocata a sostegno del sistema produttivo; all’indomani del secondo conflitto mondiale le competenze erogate da tali percorsi hanno contribuito enormemente al boom economico del Paese, più di recente le aziende, che hanno dovuto compiere note- voli passi innovativi per poter partecipare al cambiamento tecnologico e produttivo, han- no instaurato con la formazione un rapporto per verificare da un lato il valore degli inse- gnamenti scolastici, e, dall’altro, per cerca- re di corrispondere a conoscenze ed abilità richieste dal mercato del lavoro. La tradizione culturale ha da sempre vi- sto tali indirizzi in una posizione subalter- na rispetto all’area liceale, che poneva una gerarchia sovraordinata per le così dette «professioni liberali» destinate alla classe dirigente, fino a considerarli una «seconda opportunità» per soggetti fragili e contesti di marginalità sociale. Oggi i contenuti neces- sari a svolgere lavori, sia produttivi, sia or- ganizzativi, sono saliti di livello e dunque la formazione diventa un indispensabile compa- gna dei giovani, già dalla scuola secondaria di secondo grado, per il sistema terziario acca- demico e non e per la formazione ricorrente sul lavoro e permanente, anche non formale ed informale. L’istruzione tecnica e professionale di- venta così una nuova grande area for- mativa, bisognosa di interventi, sia in ver- ticale, sui diversi gradi scolastici, fino ad esempio ai recenti Istituti Tecnici Superiori, sia in orizzontale, nella governance dei pro- cessi territoriali. Non si tratta di indirizzare precocemente verso attività speculative o operative, ma la «società delle conoscenza» nella quale i nostri giovani sono immersi ri- chiede competenze sempre più approfondite ed applicate. L’orientamento, la vera piaga del nostro sistema, deve consentire in tutto il percorso formativo una sempre più consape- vole scelta, non basata su stereotipi familiari e sociali, ma su un’esperienza significativa in diversi settori produttivi o culturali, artistici, ecc., anche in alternanza, che prima ancora di essere funzionali a scelte professionali, si- ano in grado di dare senso al progetto di vita ed alla motivazione all’apprendimento. Il governo di tale area ha da sempre avu- to due conduzioni parallele: il ministero dell’Istruzione con gli istituti tecnici e pro- fessionali riconducibili alla gestione statale e quello del Lavoro che ha esercitato il con- trollo sugli enti di formazione professionale organizzati da associazioni di categoria e del privato-sociale. Gli anni settanta del secolo scorso hanno visto attribuire la delega al- la formazione professionale alle regioni, e mentre gli istituti scolastici furono oggetto nel tempo di revisione estese all’intero ter- ritorio nazionale, con il rilascio di titoli di studio inseriti nel sistema dell’istruzione, il secondo canale, con qualifiche regionali, ri- mase sul versante del lavoro, al servizio delle imprese, con risorse finanziarie provenienti dal competente ministero che nel frattempo divenne anche l’interlocutore per i fondi pro- venienti dall’Europa. Si tentò di avvicinare i due canali con un « masterplan » che poneva il problema di adeguare le competenze al rapido divenire delle richieste del mercato del lavoro, da un RILANCIARE L’ISTRUZIONE TECNICA E PROFESSIONALE Gian Carlo Sacchi, Esperto di politiche scolastiche

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