La Scuola e l'Uomo - n. 9-10-Settembre-Ottobre 2021

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVIII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2021 11 esaudito. Renzo lo incontra mentre è seduto davanti ad una capanna con una scodella in mano, dopo che aveva attinto da una caldaia un po’ di minestra. Quando riconosce Renzo, chiama P. Vittore, un altro cappuccino, per- ché lo sostituisca momentaneamente, sfama Renzo, lo fa ravvedere dai suoi propositi di vendetta, lo conduce nella capanna dove agonizza don Rodrigo e lo invita a pregare per lui, lo manda alla ricerca di Lucia; prima lo invita ad osservare se ella fosse tra i pochi guariti che P. Felice condurrà fra poco alla quarantena, e gli indica anche il quartiere delle donne ove potrà continuare la sua an- siosa ricerca. Sulla bocca di Padre Felice il Manzoni pone le parole più alte della carità cri- stiana e dello spirito cappuccino, seguite da lacrime e singhiozzi: «Per me e per tutti i miei compagni che, senza alcun nostro merito, siamo stati scelti all’al- to privilegio di servire Cristo in voi; io vi chiedo umilmente perdono se non abbia- mo adeguatamente adempito un sì gran ministero… perdonateci! Così Dio rimetta a voi ogni vostro debito e vi benedica». Renzo osserva poi la processione: alla sua testa si mette P. Felice, scalzo, con una corda penitenziale al collo, tenendo alzata una grande croce, avanzando a passo len- to e risoluto. In coda vi sono le donne. Il P. Michele, con un bastone in mano, chiude la comitiva. Si è già accennato alla conclusione del romanzo. Fra Cristoforo è tra i frati che lasciarono la più parte la loro vita al servizio degli appestati e tutti con allegrezza. Il suo ricordo ritorna ancora per Renzo e Lucia nel giorno del loro matrimonio. Si rammaricano che egli non sia presente, ma sanno con cer- tezza che egli è passato ad una vita migliore, in paradiso. In sintesi nel romanzo il Manzoni ha affi- dato a Padre Cristoforo in particolare ed ai frati del lazzaretto il compito di manifestare l’aspetto più alto del suo cristianesimo atti- vo, la santità della vita vissuta nella fede, nel perdono, nella lotta e nella speranza di una migliore giustizia tra gli uomini, nel dono totale di sé agli altri per amore di Cristo. Spi r i tual i tà sul rifiuto di un compito difficile e pericoloso da parte dei responsabili civili. Il vigore ed il sangue freddo necessario per questo compi- to l’autorità civile lo trova nei Cappuccini. «E perciò l’opera ed il cuore di questi frati meritano che se ne faccia memoria con am- mirazione, con tenerezza, con quella specie di gratitudine per i gran servizi resi da uomini a uomini e più dovuta a quelli che non se la pongono per ricompensa». È ancora Padre Felice che durante la moria generale, con la città rigurgitante di cadaveri, toglie dai guai le autorità pubbliche (il presidente di sanità disperato non sa cosa fare) e raccoglie due- cento contadini e fa scavare nei pressi del lazzaretto tre grandissime fosse, perché una è ormai stracolma e precetta i monatti per- ché raccolgano i morti insepolti. Purtroppo tra i monatti si annidavano molti birboni, ri- sparmiati dalla peste, che sguazzavano nella moria generale. La desolazione di Milano è terribile: muo- iono i due terzi della popolazione. Quando Renzo giunge al recinto del laz- zaretto vi sono ricoverati sedicimila appe- stati in capanne, baracche, portici allineati, che convergono al centro verso una grande cappella ottagonale. Egli incontra dapprima un cappuccino con una barba bianchissima che porta in un reparto, un ospedale degli innocenti, due bambini strillanti, uno per braccio, raccolti vicino alle madri spirate, poi intravede tra le capanne fra Cristoforo che da tre mesi è nel lazzaretto, dopo aver fatto richiesta con grande istanza di poter dare la sua vita per il prossimo. Il conte zio era morto di peste e fra Cristoforo fu subito

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