La Scuola e l'Uomo - n. 9-10-Settembre-Ottobre 2021
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVIII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2021 10 Spi r i tual i tà nocenza di fra Cristoforo e della giusta causa per cui si batte, si limita ad una difesa d’uf- ficio del suo confratello e finisce per cede- re, purché venga salvato l’onore dell’abito: «Colpa mia! Lo sapevo che quel benedetto Cristoforo era un soggetto da farlo girare di pulpito in pulpito e non lasciarlo fermare sei mesi in un luogo, specialmente in conventi di campagna». Pensa in sintesi che allontanar- lo da Pescarenico, un convento di campagna dove i soprusi contro i poveri sono più facili, sia il male minore. Bellissima la scena dell’obbedienza, che fu un colpo per il povero frate che pensa su- bito a Renzo, Lucia ed Agnese, poi si accusa di aver mancato di fiducia, di essersi creduto necessario a qualche cosa. «Mise le mani in croce in segno di obbedienza e chinò la testa di fronte al frate guardiano… e col compagno prese la strada che gli era stata prescritta». I Cappuccini nel lazzaretto di Milano Uno straordinario merito storico dei Cappuccini di Milano fu di aver assunto la di- rezione del Lazzaretto prima ingovernabile per l’indisciplina dei serventi, per la sfrena- tezza di molti rinchiusi, per la confusione, per l’incapacità dei preposti. Il tribunale di sanità ed i decurioni non sanno più dove bat- tere il capo, pensano allora di rivolgersi ai Cappuccini, supplicano il commissario della provincia religiosa, che teneva il posto del Provinciale, morto poco prima, di assumere il governo di quel regno desolato. I Cappuccini accettano inviando Padre Felice Casati, uomo maturo e caritatevo- le, attivo, forte e mite allo stesso tempo e lo affiancano con il giovane padre Michele Pozzobonelli, serio e responsabile. Al Padre Felice viene data la piena e suprema autori- tà. Anche lui sul principio è contagiato dalla peste, guarisce e riprende il suo impegno di governo, animando e regolando ogni cosa. In quel luogo, per lo più volontari, v’accor- sero altri Cappuccini e furono soprintendenti, confessori, amministratori, infermieri, guar- darobi, lavandai, tutto ciò che occorresse. Il Manzoni riflette sulla paura del contagio, cambia idea e decide di dare un’occhiata al tumulto, riattraversa la piazzetta, si ferma sull’orlo della strada, poi gira a sinistra verso il centro della città, dove il vociare era più forte e rumoroso. Del convento di Porta Orientale si parla ancora nel romanzo in due occasioni: una di carattere storico per dire che il soldato sven- turato e portatore di sventura che introduce la peste a Milano andò a fermarsi in una casa vicina al convento dei Cappuccini, vi morì, dopo avervi lasciato un seminio di infezione che non tardò a germogliare; l’altra, quan- do Renzo scambiato per untore e minacciato dalla folla salta giù dal carro dei monatti sul corso di Porta Orientale, scappa via e nella sua fuga verso il lazzaretto riconosce il con- vento dei Cappuccini, dove era passato venti mesi prima. Il Padre Provinciale dei Cappuccini Il P. Cristoforo nella sua lotta per la giu- stizia, animato dal suo impeto antico, po- nendosi contro Don Rodrigo e contro la sua classe sociale, la nobiltà, viene praticamente lasciato solo, condannato all’incomprensione ed all’isolamento. È lo stesso fra Cristoforo all’inizio della vicenda a capire la sua situazione quando va- luta le varie ipotesi per fermare Don Rodrigo: «Ah se potessi, se potessi tirar dalla mia i frati di qui, quei di Milano. Ma! Non è un af- fare comune, sarei abbandonato… Sarei solo in ballo; mi buscherei anche dell’inquieto, dell’imbroglione, dell’attaccabrighe…». È in sostanza un tipo scomodo, per confra- telli e superiori, perché non accetta lo status quo della società del suo tempo, non evita l’urto tra le classi dei poveri e dei nobili, tra le istituzioni ecclesiastiche ed il potere civile. Quando si configura il confronto fra i maneggi del potente conte zio, ben istrui- to dal conte Attilio, ed il Padre Provinciale dei Cappuccini, davanti alla richiesta di tra- sferire fra Cristoforo egli tenta di evitare lo scontro; ma tra la schermaglia diplomatica e le oscure allusioni e minacce, il Provinciale, passo dopo passo, pur consapevole dell’in-
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