La Scuola e l'Uomo - n. 9-10-Settembre-Ottobre 2021

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVIII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2021 9 Spi r i tual i tà una lettera di ragguaglio al padre Cristoforo, pensando così di lui: «Il mio Cristoforo non s’aspetterà certo che io lo abbia servito così presto e bene. Quel brav’uomo! Non c’è ri- medio: bisogna che si prenda sempre qualche impegno; ma lo fa per bene…». Fra Cristoforo è ammirato dal confratello, ma anche giudicato eccessivo per il suo ze- lo fuori del convento; il padre guardiano di Monza, per altro attivo, generoso ed un po’ narcisista, è l’espressione di quella neutrali- tà inconsapevole e comoda di tanti religiosi di fronte alle ingiustizie del mondo, mentre padre Cristoforo è l’antagonista deciso di questa mentalità che porta ad evitare i con- trasti e tende al quieto vivere. Il convento di Porta orientale di Milano Vi arriva Renzo, anche lui con una lette- ra di Padre Cristoforo, dopo la fuga dal suo paese. Il convento non esisteva più quando il Manzoni scrisse il romanzo, perché nel 1812 venne demolito ed al suo posto venne costru- ito il palazzo Rocca-Saporiti. Il complesso era formato da una bella piazzetta ed in fondo a quella c’era la Chiesa e l’edificio del con- vento con quattro grandi olmi davanti. Renzo andò diritto alla porta per poter consegnare la lettera: Tutto il breve racconto lascia tra- sparire un clima teso di paura e di sospetto. È il primo giorno della rivolta di Milano con- tro la carestia. Il convento non si apre per Renzo. Compare il frate portinaio che non apre la porta, ma solo uno sportellino con una grata, il frate domanda subito l’identi- tà di Renzo che risponde in modo generico, uno di campagna che deve consegnare una lettera a fra Bonaventura da Lodi. Il frate è sbrigativo: «Date qui…» Ma il giovane rifiu- ta di consegnare la lettera; vuole darla lui personalmente. Purtroppo fra Bonaventura non è in casa. Renzo chiede ugualmente di entrare in convento e di attenderlo. Ma la risposta del portinaio è secca: «In convento per adesso non s’entra». È aperta invece la Chiesa del convento e Renzo è invitato ad andare là ad aspettare. Ascolta il consiglio, fa dieci passi verso la porta della Chiesa, poi umoristico fra lo scrupolo di fra Fazio e l’al- tezza morale di Padre Cristoforo fa risaltare bene la carità del Padre che mette il servizio dei poveri ben prima dei comodi, dei rischi personali e delle regole del convento. Il convento di Monza ed il padre guardiano Al convento di Monza arrivano Agnese e Lucia, accompagnate dal barrocciaio. Il padre guardiano riceve la lettera di padre Cristoforo, riconosce subito la scrittura del grande amico, legge con stupore, interesse ed indignazione, e decide immediatamente di condurre le donne dalla Signora, cioè dalla monaca di Monza. Appare subito il suo carat- tere: ha spirito di iniziativa, mostra simpatia per le donne, in particolare per Lucia, con una battuta di onesta ed arguta mondanità, inconcepibile sulla bocca di fra Cristoforo: «Dio sa quante belle chiacchiere si fareb- bero, se si vedesse il padre guardiano per strada, con una bella giovine…», le invita a seguirlo ad una certa distanza e le conduce al monastero, va solo a chiedere la grazia, poi presenta le donne alla Signora dopo aver loro detto di essere umili e rispettose, le parla a capo basso e con la mano sul petto, con mol- to riguardo e sottile diplomazia, e nel rac- contare le vicende di Lucia difende i cavalieri ed i grandi del mondo, facendo notare che non tutti hanno lo spirito caritatevole della Signora. Poi, dopo aver ottenuto il suo scopo ed essersi licenziato, scrive immediatamente

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