La Scuola e l'Uomo - n. 9-10- Settembre-Ottobre 2020
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2020 5 E d i t o r i a l e e la più importante occasione di sviluppo di un Paese. 9. Sì. Esiste senza dubbio una visione peda- gogica e coerente alla base della scuola che vogliamo. Una scuola inclusiva, che metta al centro il bambino ed il ragazzo, con le sue esigenze, i suoi bisogni, che non sono più quelli delle generazioni pre- cedenti, una scuola che non lasci indietro nessuno, che ponga le basi per la crescita di personalità libere, consapevoli e criti- che. Una scuola gratuita per le persone con reddito basso, da zero anni fino all’u- niversità, perché l’istruzione non può es- sere un peso sulle spalle delle famiglie. Il Covid ha posto il dibattito sulla scuola al centro dell’agenda politica, ma anche al centro della discussione dei non addet- ti ai lavori. E questo è un bene. Il Partito democratico sta organizzando gli Stati Generali della scuola, tanto attesi dagli operatori, gli intellettuali, gli studenti, i decisori politici. Sarà un grande momento di discussione, di ascolto e di proposte, nella consapevolezza che lo sviluppo del Paese passa necessariamente dalla valo- rizzazione della sua più grande infrastrut- tura sociale, l’unica che può creare va- lore e valori, generatrice di uguaglianza, libertà e democrazia. Gabriele Toccafondi, Italia Viva 1. La Scuola si realizza nell’istituzione di un rapporto educativo e non è semplicemente un insieme di nozioni. Sfido chiunque a dire che avere venti volti da- vanti o venti riquadri in un video, sia la stessa cosa. Pertanto la scuola - percorso educativo - è in presenza. La didattica a distanza è stata utilissima e ringrazio di cuore i tanti docenti e dirigenti che non hanno neppure atteso la circolare per re- stare in contatto con i «loro» ragazzi ma la «distanza» in un percorso educativo va bene solo in lockdown , in emergenza. autobus, prevedendo magari scagliona- menti negli ingressi a scuola e sui luoghi di lavoro. 5. Se non ci sono altre soluzioni percorribili, nella piena autonomia delle scuole, vanno fatte scelte del genere, ma spero siano provvisorie perché stiamo comprimendo il tempo scuola, creando disparità di trat- tamento e gravi vulnus nella formazione degli studenti. 6. Nella mia scuola stiamo sperimentando una didattica mista, con metà classe in presenza e metà collegata da remoto. Sta funzionando. L’ideale però sarebbe stato avere, cosa che si è ben realizzata in al- cune città, la collaborazione più fattiva con gli enti locali che avrebbero dovuto mettere a disposizione delle scuole loca- li aggiuntivi, per creare nuovi e ulteriori ambienti di apprendimento. Ciò avrebbe richiesto anche la presenza di più docenti e personale ata. 7. Bisogna ritornare a pensare che in Italia è indispensabile la programmazione. Sapere in anticipo quanti e quali docenti servono e dove servono. Occorre conosce- re in partenza qual è il sistema di forma- zione in ingresso e in itinere per i docenti e non cambiarlo ad ogni cambio di gover- no. Con la legge 107 avevamo previsto il FIT che andava in questa direzione e che stava cominciando a dare risposte all’ata- vico problema del precariato. Poi arrivò il governo Lega/M5S e tutto si arenò. Nel decreto scuola abbiamo ottenuto l’attiva- zione di un tavolo tecnico che si occuperà di formazione e di periodici percorsi abi- litanti per i neo laureati e per i precari. 8. Il covid ha amplificato i problemi di cui già soffriva la nostra scuola. E questa gravis- sima crisi dovrebbe farci riflettere su una scuola nuova, con una didattica innovati- va, non schiacciata sulla lezione frontale, in ambienti di apprendimento che agevo- lino la cooperazione e la creatività. Con un rapporto molto più stretto e sinergico con il territorio e con il terzo settore, nel- la consapevolezza che la scuola rappre- senta la grande ricchezza delle comunità
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