La Scuola e l'Uomo - n. 9-10- Settembre-Ottobre 2020
Vi ta del l ’Unione LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2020 ducazione » afferma che è quel soggetto che fa esperienza di ribellione contro l’autorità. Chi è il soggetto? Colui che è con- sapevole della propria libertà e responsabilità ed è presente a sé. Ma il soggetto (che per Lonergan è sempre « intelligen- te, razionale, libero, respon- sabile ») si sviluppa nel tempo, è legato alla libertà delle sue scelte, e soprattutto non è un essere astratto, ma vive nella concretezza delle sue passio- ni, gioie e dolori; è un tutt’uno di spirito, anima e corpo la cui massima aspirazione è « diven- tare se stesso » per riconoscersi e per poter operare le sue scel- te. Ecco il motivo per cui l’ado- lescente va in crisi: interrogan- dosi su di sé e sul suo futuro, si sente disorientato; provando il bisogno di costruirsi il suo mon- do (che è « la parte dell’universo determinata dall’orizzonte del suo interesse »), tende a rigetta- re le regole imposte dall’ester- no e sperimenta un percorso di ricostruzione per diventare soggetto autentico. È proprio in questa delicatissima fase che l’educazione deve accompa- gnarlo, dandogli gli strumenti per raggiungere la pienezza del suo originale destino. Facile a dirsi, ha osservato Francesca Zaccaron, ma come farlo? Ciò che principalmente l’educatore è chiamato a fare è far scoprire all’adolescente che « c’è il mon- do e nel mondo c’è qualcosa da fare per lui ». Solo così il sog- getto raggiungerà l’autenticità della vita intellettuale, morale, religiosa e vivrà in modo piena- mente umano. « Autenticità »: è proprio pren- dendo lo spunto da questo fon- damentale concetto lonergania- no che Paul O’ Hara ha conti- nuato la conversazione. Lui che è riuscito a superare nodi teorici della matematica grazie allo stu- dio di « Insight » che resta il libro più prezioso della sua biblioteca. Paul O’ Hara trova che tra Newman, Lonergan e papa Francesco vi siano molte affini- tà (gli ultimi due, tra l’altro, en- trambi gesuiti). Papa Francesco, infatti, ha inaugurato uno stile nuovo, decisamente pastorale e, primo pontefice a farlo, ha visto nella post-modernità non un ostacolo, ma un’opportunità affermando ripetutamente che ci troviamo « non in un’epoca di cambiamento, ma in un cam- biamento d’epoca ». Inoltre, da vero educatore, non condanna, non richiama all’osservanza di norme astratte, ma esprime un forte richiamo alla conversione a partire dal punto in cui siamo, nella nostra concretezza. Della conversione parla a lungo an- che Lonergan che in « Metodo in Teologia » afferma la necessità di una conversione intellettua- le che richiede un percorso che fa riconoscere « l’invariante » di ciascuno, ossia il proprio modo unico di apprendere e conosce- re. In « Insight » approfondisce il discorso: il passo da fare è l’«autoappropriazione», percor- so che ciascuno deve compiere in prima persona. Certamente l’uomo, Lonergan ne è ben consapevole, non potrà mai raggiungere la redenzione, minato come è dal peccato ori- ginale e sempre sottoposto alle deformazioni dell’intelletto che lo allontanano dall’autenticità e dal desiderio puro di conoscere. La sua « Cosmopolis », infatti, non è una società utopica. Ma torniamo all’autenticità. È un concetto molto caro an- che a papa Francesco che lo ri- pete sia nella Lumen Fidei che soprattutto in Amoris laetitia, Evangeli gaudium e Laudato sì decine di volte, arrivando addi- rittura a parlare di « autenticità soggettiva » (LF 34) riproponen- do quindi, capovolta, la sogget- tività autentica di Lonergan. La formulazione di « oggettività » come equivalente a « soggetti- vità autentica » è la novità di Lonergan rispetto alla filosofia classica. Sia Lonergan sia papa Francesco ritengono infatti che l’uomo non sia solo un « anima- le razionale »: il suo fine è fare ciò che è oggettivamente giusto e, poiché Dio non ci inganna, abbiamo la capacità di corri- spondere a ciò che lo Spirito suggerisce. Certamente: ci sono livelli di autenticità minore e maggiore, ma una conversione intellettuale, morale e religiosa è sempre possibile. Avviandosi alla conclusione Paul O’Hara ha voluto ricorda- re altre sintonie tra Lonergan e papa Francesco: il richiamo alla «legge della Croce» di Lonergan e l’affermazione che «una pa- ce senza Croce non è la pace di Gesù» del Papa; come pure i quattro principi della vita so- ciale: il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul con- flitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore al- le parti e alla loro somma (E.G.). Per finire una toccante cita- zione da Chiara Lubich, fonda- trice del movimento dei Focolari cui Paul O’Hara appartiene, che interpreta la via della Croce con la figura di Cristo abbandonato. Perché avessimo la Luce, ti facesti «buio». Perché Dio fosse in noi, lo pro- vasti lontano da te. Perché possedessimo la sapien- za, ti facesti «ignoranza». Perché avessimo la vita, tu pro- vasti la morte. Perché ci rivestissimo dell’inno- cenza, ti facesti «peccato». Perché sperassimo, quasi pro- vasti la disperazione… Perché fosse nostro il Cielo, ti sentisti abbandonato. ( Marina Del Fabbro )
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