La Scuola e l'Uomo - n. 9-10- Settembre-Ottobre 2020
Dal lo scaf fale al lo schermo LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2020 42 CIAK, RODARI CON ZOOM SU «IL DISTRATTO GIOVANNI» A 100 anni dalla sua nasci- ta e a 40 dalla sua scomparsa è doveroso rendere omaggio a Gianni Rodari, scrittore, pe- dagogista e, per quanto possa sembrare strano, autore di testi che hanno suscitato l’interesse di registi italiani e stranieri. L’approdo sullo schermo di alcune sue opere era la cosa più naturale che potesse acca- dere. Fino ad oggi, si contano due film, un medio metraggio di 40’ e due cortometraggi. L’elenco, però, è incompleto perché non tiene conto né dei prodotti amatoriali, né del ci- nema mentale di chi legge e ve- de le immagini. Tutte le opere, come sostiene Umberto Eco, sono aperte alle interpretazioni dei lettori. Quando fiabe, storie e racconti diventano film, l’a- pertura si amplia a dismisura, perché le immagini evocano al- tre immagini e creano richiami a catena. Anche un lettore sprovveduto nota la denuncia al consumi- smo, all’egoismo e alla catti- veria ne La freccia azzurra , la miopia degli adulti che scam- biano una torta per un’astro- nave ne La torta in cielo, una pagina di storia, un invito alla speranza e un inno alla pace in Cipollino, la condanna del bul- lismo e la promozione dell’ami- cizia in Star Taxi. È lecito, inve- ce, supporre che non è da tutti leggere oltre le righe e scoprire riferimenti letterari, metafore e accostamenti filmici. L’analisi approfondita delle trasposizio- ni filmiche dei racconti dello scrittore piemontese operate da Enzo D’Alò nel 1996, da Lino Del Fra nel 1973, dal russo Boris Dezkin nel 1961 e dallo slovac- co Jurai Krumpolec nel 2016 un genio; è solo un bambino che si può rimettere a posto con un bacio e Rodari direbbe che i suoi errori, come tutti gli erro- ri, « sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pis a». Cosa dite? Che smontare e rimonta- re un bambino è truculento? Allora è il caso di rivedere certi capolavori dell’espressionismo tedesco come Il gabinetto del dottor Caligari (1920) di Robert Wiene, Il dottor Mabuse (1922) e soprattutto Metropolis (1927) di Fritz Lang ambientato in un futuro (mica tanto: nel 2026!?) dove un grande Moloch ingoia vittime umane. Manteniamo la calma: un film è un film e non è il caso di drammatizzare. Non lo fac- ciamo con le fiabe che « ser- vono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla mu- sica, all’utopia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasti- catore » (Rodari, Introduzione alla Grammatica della fanta- sia ) e allora perché dovremmo farlo con quelle fiabe moderne che scrittori e registi di tutto il mondo ci propinano di gior- no in giorno? Giovannino è so- lo un piccolo Charlot di Tempi moderni (1936) di Chaplin e un Monsieur Hulot nel caos del traffico (1971) di Jacques Tati. È fatto a pezzi solo per modo di dire, con la stessa valenza di frasi entrate nel lessico comu- ne, come: Ti cascasse la lingua! Ti taglio le mani! Ti strappo le orecchie! Hai perso la testa? Sei senza cuore! Ho il cuore a pezzi! Hai la testa tra le nu- vole! Mi hai fatto cadere le braccia! Non sento più le gam- be!… La mamma lo ha capito benissimo. Non drammatizzia- mo e distendiamoci con la fi - lastrocca di un altro (o lo stes- richiederebbe più ampio spa- zio di quanto non ne consenta un semplice articolo. Da qui, la scelta di zoomare su una sola di esse: Il distratto Giovanni che il sovietico Anatoliv Petrov nel 1969 ha tratto da La passeggia- ta di un distratto contenuta in Favole al telefono . Il cortometraggio, è rintrac- ciabile su YouTube. Questa la trama. Giovannino è un bambino distratto. Un giorno, decide di andare a fare una passeggiata e, nonostan- te le raccomandazioni della mamma, si incanta a guardare le vetrine, le macchine, le nu- vole. Cominciano i guai: perde una mano, un signore glielo fa notare e si mette a cercarla, ma nota un barattolo e un ca- ne zoppo e si distrae di nuovo. Allora, perde un braccio, una buona donna lo raccoglie e lo porta alla mamma. Uno dopo l’altro, a casa sua arrivano al- tri (una vecchietta, il garzone del fornaio, un tranviere, una maestra in pensione) e tutti portano qualche pezzetto di Giovanni: una gamba, un orec- chio, il naso. Quando rientra, Giovanni saltella su una gam- ba sola, non ha più orecchie e braccia, ma è allegro come un passero. La mamma scuote la testa, non lo rimprovera, ma gli dà un bacio e lo rimette a posto. In una sola paginetta e in un cortometraggio di pochi minuti, questo distratto Giovanni, ri- chiama pedagogia, letteratura, cinema. Le distrazioni di Giovanni? Ma cosa volete che siano? Quisquilie confrontate con le distrazioni degli adulti. Einstein – si dice – dimenticava spesso la strada di casa e chiedeva agli studenti di accompagnarlo perché aveva ben altre cose da tenere a mente. Giovanni non è
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