La Scuola e l'Uomo - n. 9-10- Settembre-Ottobre 2020
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2020 8 S p i r i t u a l i t à Così la parabola del seminatore. Essa par- lava di Dio come di un seminatore instan- cabile e pieno di speranza, che getta il suo seme dovunque. La spiegazione allegorica sposta l’accento sui vari tipi di terreno e sui motivi per cui il seme non porta frutto. Da una prospettiva teologica si passa ad una prospettiva morale per spingere all’impegno ad accogliere la Parola. Autorevoli studiosi ritengono che la spiegazione sia una rilettura delle prime comunità che applicano le para- bole di Gesù alla loro concreta situazione di vita e le interpretano come un ammonimen- to ad accogliere senza ostacoli la Parola, a tornare allo spirito genuino del Vangelo, a non lasciarsi condizionare dallo spirito mon- dano, dalla presunzione di salvarsi senza im- pegno personale. Gli evangelisti hanno fatto propria questa prospettiva inserendola nella stesura del loro Vangelo. Sono davvero tante le parabole di Gesù: alcune di poche pennellate, racchiuse in un solo versetto del Vangelo, altre strutturate in un lungo racconto. Sono numerose nei Sinottici, più limitate nel Vangelo di Giovanni e limitate ad alcuni ricchissimi simboli: l’ac- qua viva, il pane di vita, il buon pastore, la vite ed i tralci. Ma le parabole sono il messaggio che Gesù rivolge agli uomini di tutti i tempi. Ricerchiamole nel Vangelo e soprattutto sentiamo la loro perenne validità: l’invito ad entrare pieni di gioia, nella realtà, nel teso- ro del Regno di Dio, a partecipare della sua vita, avvolti dall’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito. Nella parabo- la della massaia e del lievito l’e- lemento scon- certante è che la donna mette, meglio nascon- de, in una massa enorme di farina (tre misure che equivalgono a più di un quin- tale di farina) un po’ di lievito. Nel regno di Dio si cela una forza, il lievito nascosto, capace di trasformare senza rumo- re con la sua energia il mondo intero raffigu- rato dalla pasta. Nella parabola della pecorella smarrita non è affatto normale che un pastore ab- bandoni l’intero gregge per andare a cercare una sola pecora. Ma per Gesù un uomo solo vale come l’intera umanità: per questo non punisce la pecora, se la carica sulle spalle e fa festa con gli amici. Un padrone paga gli operai dell’ultima ora, quanto quelli che hanno lavorato undici ore, non rispettando la giustizia distributiva: lavorare nel regno di Dio è dono, grazia divi- na e non frutto dei nostri meriti. Nei Vangeli due parabole vengono spiega- te da Gesù: quella della zizzania e quella del seminatore. Però ci accorgiamo che parabola e spiegazione allegorica hanno due messag- gi diversi. La parabola della zizzania e del buon grano esorta alla pazienza, permette che i cattivi convivano con i buoni, persino che in noi stessi alberghi il bene ed il male. Non dobbiamo farci giudici severi degli altri e di noi stessi. A Dio non interessano i limiti umani, ma la nostra capacità di crescita e di trasformazione nel corso della vita. Solo alla mietitura Dio giudicherà e separerà il bene dal male. La pazienza nell’attendere costi- tuisce il cuore della parabola. La spiegazio- ne di Gesù, richiesta dai discepoli si trasfor- ma invece in allegoria della storia umana, nell’apocalisse del giudizio finale di Dio ver- so i buoni ed i malvagi.
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