Settembre-Ottobre 2018
N on si va in cielo, non si arriva a Dio, non si realizza la propria vocazione senza passare per la via delle beatitu‐ dini, tracciata e proposta a noi da Gesù nel‐ la sua vita e nel discorso della montagna. Siamo chiamati a trasfigurarci in Gesù, non solo ascendendo sul monte ed unendoci a lui nella contemplazione e nella preghiera, ma discendendo nel mondo, realizzando ogni giorno un cammino che ci porta verso il volto di Dio che si riflette nel volto di molti fratelli. «Il cristianesimo è una religione pratica, non è per pensarla, è per praticar‐ la, per farla» (26). Sono otto le beatitudini, ma in realtà es‐ se si compenetrano e fondono l’una con l’alta, fino a costituire la carta di identità del cristiano, il suo punto di riferimento nel cammino graduale verso la santità. Beati noi se siamo poveri di spirito e ripo‐ niamo la sicurezza della nostra vita non nelle ricchezze terrene, ma nell’amore di Dio, nel‐ la sua parola, con una santa ignaziana indif‐ ferenza che ci dona libertà e pace interiore, che stimola ad una vita spoglia ed austera, per poter condividere quanto abbiamo con i più bisognosi. Nostro è il regno dei cieli! Beati noi se siamo miti in un mondo che è per lo più un luogo di inimicizia, ove si li‐ tiga ovunque, dove ognuno crede di avere il diritto di innalzarsi sopra gli altri. Gesù ci propone uno stile di dolcezza, anche davan‐ ti a chi sbaglia, anche nel difendere la no‐ stra fede. Non opporremo male a male, ma cercheremo di vincere il male proponendo il bene. Solo così potremo ereditare la terra, cioè veder compiute nella nostra vita le promesse di Dio. Beati noi se siamo nel pianto, se ci la‐ sciamo trafiggere dal dolore altrui e ne pro‐ viamo compassione, mentre «il mondano ignora e guarda dall’altra parte» (75) e nel contempo ci attristiamo per le nostre infe‐ deltà ed i nostri peccati attraverso la com‐ punzione del cuore. Saremo consolati, per‐ ché diventiamo «capaci di raggiungere le profondità della vita ed essere veramente felici» (76). Beati noi se abbiamo fame e sete di giu‐ stizia, se la cerchiamo davvero con un desi‐ derio molto forte, in un mondo che spesso la ignora per interessi meschini o la stravol‐ ge per spartirsi di fronte agli indifesi la tor‐ ta della vita. «Cercare la giustizia con fame e con sete, questo è santità » (79). Saremo saziati, perché «presto o tardi la giustizia arriva e noi possiamo collaborare perché sia possibile, anche se non sempre vediamo i ri‐ sultati di questo impegno» (77). Beati noi se siamo misericordiosi, se sap‐ piamo aiutare gli altri e perdonare, riflet‐ tendo il volto del Padre misericordioso, che ci ha guardato e perdonato con compassione divina. Troveremo misericordia, perché «la misura che applichiamo per dare sarà appli‐ cata a noi nel cielo per ricompensarci» (81). Beati noi se siamo puri di cuore, liberi da tutto ciò che sporca l’amore verso Dio e ver‐ so il prossimo. Con il cuore aperto alla grazia divina ed alle necessità del prossimo, il no‐ stro sguardo interiore sul volto divino via via si rinvigorirà fino a diventare capace di con‐ templarlo un giorno faccia a faccia (86). Beati noi se siamo operatori di pace, se «con serenità, creatività, sensibilità e de‐ strezza» (89) cerchiamo di gettare ponti tra persone diverse, evitando calunnie, dicerie, diffamazioni e stereotipi, iniziando dall’am‐ biente in cui viviamo ed aprendoci agli altri senza esclusione di nessuno. Se seminiamo 5 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2018 S p i r i t u a l i t à LE BEATITUDINI RIFLESSIONI SUL CAP. III DELLA GAUDETE ET EXULTATE P. Giuseppe Oddone, Consulente ecclesiastico nazionale UCIIM
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