Settembre-Ottobre 2018
3 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2018 nicare, prenderci delle confidenze e comin‐ ciare ad esprimere i nostri pareri in modo da organizzare l’immensa mole di lavoro nel migliore dei modi. Certo, è vero che qual‐ che volta non arrivavamo ad una soluzione: in quei casi l’esperienza di chi ci guidava era fondamentale, infatti a volte bastava solo una parola per met‐ tere in moto un meccanismo di pensieri che ci faceva ragionare e trovare la risposta. Molto spesso capitava che i no‐ stri pensieri personali, cozzassero con le idee e le linee guida ricevu‐ te, per fortuna dopo lunghissime e interminabili discussioni si trovava un punto d’incontro. La scelta delle categorie è stato uno di questi casi. I «grandi capi» ci avevano dato delle categorie da rispettare per la classificazione dei libri, che una volta portati fuori dagli scaffali e spolverati sa‐ rebbero dovuti essere inseriti online. In sin‐ tesi successe che nemmeno noi ci saremmo aspettati di trovarci letteralmente sommer‐ si dai libri, e come potete immaginare una ventina di categorie erano troppo poche. C’era chi sosteneva che certi libri che trat‐ tavano contemporaneamente argomenti co‐ me Scuola e Religione dovessero andare in «Scuola e Lavoro» e altri invece che pensa‐ vano dovessero andare nella categoria «Re‐ ligione» e, fidatevi di noi, non erano di cer‐ E d i t o r i a l e dovemmo confrontare con dei concetti non appartenenti alla nostra generazione, con‐ cetti distanti anni luce dalla società che noi conosciamo, che ci portavano a dibattere di argomenti che non pensavamo potessero es‐ sere per noi oggetto di interesse. Fra i tanti argomenti dibattuti, uno sicuramente degno di nota, tanto attua‐ le quanto antico, fu quello del «ruolo dell’insegnante nella società». Fra i no‐ stri pareri personali, già contrastanti, dovemmo pur tener conto dell’idea che all’epoca c’era su quel determinato ar‐ gomento. Come avviene in questi casi nacquero delle incomprensioni fra noi del gruppo, pareri discordanti che ci «obbligarono» a prendere una posizione e che, inaspettatamente, con l’evolversi del dibattito ci portarono a capire meglio il punto di vista altrui, aiutandoci anche a comprendere la visione riportata dagli scrit‐ tori dell’epoca. A posteriori possiamo dire che quelli fu‐ rono fra i momenti più formativi della no‐ stra esperienza, sia a livello personale che culturale. Venendo da esperienze diverse, col pas‐ sare dei giorni, notammo che una carenza di comunicazione, dovuta anche alla timi‐ dezza dei primi istanti di conoscenza, por‐ tava a difficoltà organizzative. Dovemmo quindi, per forza di cose, guardarci, comu‐
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTYxOTA=