Settembre-Ottobre 2018
41 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2018 della ventisettenne Maria Vittoria Pichi che, nel pieno degli anni di piombo, viene arre‐ stata, perché sospettata di aver partecipato al sequestro di un generale delle forze Nato (preso in ostaggio dalle BR), emerge chiara‐ mente come essa sia stata vittima del pre‐ giudizio, solo per la sua ideologia politica, che la colloca vicina agli ambienti della sinistra extraparla‐ mentare. Sconterà per questo 3 mesi di carcere, fino a quando non verrà chiarita la sua estraneità ai fatti. Una sorte di gran lunga peggio‐ re toccherà a Giuseppe Gulotta, anch’egli accusato di terrorismo, in particolare dell’assassinio di due carabinieri. Dopo un pestaggio in caserma confesserà il duplice omicidio. Ed è proprio in questo contesto che appare puntuale il richiamo a Cesare Beccaria, il quale, nello schierarsi netta‐ mente contro la tortura, come strumento per accertare la colpevolezza di un indivi‐ duo, affermava che chiunque, pur di smet‐ tere di soffrire, sarebbe stato disposto a confessare qualsiasi crimine. E così farà Gu‐ lotta che, semplicemente sfinito, al termi‐ ne di un brutale interrogatorio, dirà: «Dite‐ mi cosa devo dire e io lo dico». Verrà perciò arrestato all’età di 19 anni. Sconterà un to‐ tale di 22 anni di detenzione, fino a quando non verrà riaperto il caso e sarà totalmente scagionato. Nel leggere queste due storie, torna in mente il famoso caso di Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso. Accusati nel 1920 di una rapina e due omicidi, ven‐ gono giustiziati sulla sedia elettrica sette anni dopo: il processo dei due si baserà per lo più su prove indiziarie. La storiografia at‐ tuale concorda nel ritenere che le pregiudi‐ ziali etniche e politiche, ossia il fatto che fossero italiani e anarchici, siano state alla base della parzialità del giudizio della cor‐ te. Bisognerà aspettare il 1977 perché in America ci sia il pieno e ufficiale riconosci‐ mento della loro innocenza. Dal confronto tra due realtà differenti, in merito al sistema giudiziario, quali l’America e l’Italia, potrebbe scaturire un’interessante ricerca geografica sui Paesi nei quali è ancora oggi in vigore la pena ca‐ pitale. Un ulteriore spunto di riflessione offerto dal volume è quello relativo alle condizioni in cui vivono i detenuti nelle carceri. Ri‐ guardo a quest’ultimo aspetto colpisce nel testo una frase pronunciata da Sandra Mal‐ tinti, architetto quarantottenne, che sconta 72 giorni di carcere, perché accusata di ir‐ regolarità relative al nuovo regolamento ur‐ banistico comunale: «Il carcere è un univer‐ so di donne urlanti che il mondo esterno non sente, semplicemente ne ignora l’esi‐ stenza. Un manicomio di storie vere, impos‐ sibili, aberranti: solitari pezzi di vita di per‐ sone ignorate, dimenticate nel profondo delle loro celle». Riassumendo brevemente, se sfruttato in tutte le potenzialità che of‐ fre, questo volume può essere uno strumen‐ to essenziale per affrontare, in maniera dif‐ ferente rispetto al solito, lo studio della no‐ stra Costituzione e di momenti cruciali della storia italiana; inoltre esso consente di ri‐ flettere su tematiche fondamentali, quali il pregiudizio, la condizione delle carceri e la pena capitale. ( Maria D’Urzo )
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