Settembre-Ottobre 2018
33 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2018 ve come quando l’interesse del singolo viene anteposto al bene comune o quando le libertà di alcuni vengono negate ad al‐ tri (ad esempio quella di libera circolazio‐ ne da un paese all’altro). ‐ Occorre vigilare sulla tenuta delle nostre istituzioni democratiche e favorirne la crescita anche attraverso l’istruzione e l’educazione. Il secondo momento dell’incontro dal ti‐ tolo « E solo la legge può donarci la libertà (Goethe) » è stato tenuto dal Dr W. Oelsner, pedagogista e psicoterapeuta. Il relatore, traendo spunto da alcuni casi clinici che lo hanno indotto ‐ per il bene del paziente ‐ ad agire in maniera difforme da quelli che allora erano, in base alle conoscenze del tempo, i limiti imposti dai regolamenti ot‐ tenendo risultati positivi, afferma che la legge va osservata ma in maniera responsa‐ bile. Se il suo rispetto acritico, in un conte‐ sto particolare, rischia di nuocere è bene comportarsi secondo coscienza facendo ciò che si ritiene giusto. Sarà il tempo a stabili‐ re le ragioni essendo la nostra capacità di leggere la realtà ‐ e di derivarne indicazio‐ ni, norme e regolamenti – in continua evolu‐ zione per cui ciò che oggi appare sbagliato domani potrebbe rivelarsi giusto. Queste considerazioni valgono anche nel campo dell’istruzione e dell’educazione do‐ ve esistono leggi e programmi ma non sche‐ mi pedagogici preconfezionati, validati e adattabili in ogni situazione. Per soddisfare, nel contesto di un quadro normativo gene‐ rale, i bisogni individuali di un bambino in cui la sua esperienza ha rilevato un proble‐ ma l’insegnante potrebbe anche dover usa‐ re la sua libertà didattica in maniera appa‐ rentemente arbitraria e fuori da ogni conte‐ sto normativo se questo non contempla il caso in questione . È quanto accaduto in passato in Germania con i bambini autistici costretti in nome dell’uniformità educativa, e con grave danno per loro, a condividere le stesse attività dei loro compagni di classe; o con» i figli della Thalidomide» ingiustamen‐ te esclusi dal sistema scolastico ordinario perché ritenuti ineducabili. Solo l’azione coraggiosa ed illuminata di alcuni insegnan‐ ti, che avevano intuito ancora prima degli specialisti che quei bambini andavano pro‐ tetti e trattati in maniera diversa rispetto alle indicazioni allora vigenti, ha consentito un approccio più efficace, un maggior recu‐ pero delle loro abilità, una migliore inclu‐ sione sociale. In questo modo un inizio ille‐ gale, ai limiti della disobbedienza civile, si è trasformato nel corso degli anni in bisogni riconosciuti e tutelati dalla legge, in pro‐ grammi differenziati, in formazione per gli insegnanti ed in obblighi per le strutture scolastiche. È il detto biblico» il Sabbat è fatto per l’uomo e non il contrario» che si concretizza e rivela in tutta la sua attuali‐ tà. L’approccio multidisciplinare praticato oggi in ambito scolastico, consentendo il confronto tra insegnante, medico scolastico e psicologo, diventa così una ricchezza e non un limite alla libertà educativa dell’in‐ segnante rendendola più consapevole e re‐ sponsabile . I gruppi di lavoro, relativamente alla re‐ lazione di cui sopra, hanno rilevato che: ‐ L’insegnante è sottoposto alla legge ma può uscire dal quadro normativo nell’inte‐ resse dell’alunno. ‐ In caso di alunni problematici, la diagnosi preliminare è importante e deve coinvol‐ gere tutte le professionalità competenti. Dopo aver individuato e segnalato il pro‐ blema, l’insegnante deve attenersi al suo ruolo che è quello di educare e insegnare, non di curare. ‐ L’integrazione scolastica dei bambini pro‐ blematici o disabili, per quanto auspicata, si scontra spesso con carenze di bilancio, mancanza di docenti specializzati, classi numerose i cui insegnanti esitano ad acco‐ gliere bambini diversamente abili che avranno difficoltà a gestire. Tutto ciò ge‐ nera demotivazione e stress suscettibili di evolvere in burn‐out. ‐ Difficile e conflittuale appare talvolta il rapporto non solo con le famiglie che non riconoscono o ammettono la diversità del figlio, ma anche con quelle degli altri alunni che non accettano che per non la‐ sciare indietro pochi si rallentino gli altri. Un dialogo serio si impone con entrambi, anche se il suo buon esito non è mai scon‐ tato. ‐ Alcuni si chiedono se sia auspicabile che
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