Settembre-Ottobre 2018
31 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2018 di cento metri cubi di terreno esplorati» anche con le tecnologie più avanzate (7); e, ancora, nel gettare «da ogni punto della superficie più indifferente, meno ideale, dell’esistenza (…) un filo a piombo che ne attinga gli strati più profondi», tali da mo‐ strare «che ciascuno dei suoi aspetti più particolari racchiude il significato dell’esi‐ stenza nel suo insieme e ne viene influen‐ zato» (8); e, infine, nel vivere in modo ta‐ le da dare corpo quotidiano ad una consa‐ pevolezza culturale ed epistemologica che Pascal descrive così: «le parti del mondo hanno tutte un tale rapporto tra loro e una tale concatenazione che ritengo impossibi‐ le conoscere l’una senza l’altra e senza il tutto (…). Dunque poiché tutte le cose so‐ no causate e causanti, aiutate e adiuvanti, mediate e immediate, e tutte sono legate da un vincolo naturale e insensibile che unisce le più lontane e le più disparate, ri‐ tengo sia impossibile conoscere le parti senza conoscere il tutto, così come è im‐ possibile conoscere il tutto senza conosce‐ re particolarmente le parti» (9). Ma, in maniera ben più radicale, signifi‐ ca lasciare gli studenti, e i loro fiduciosi momenti di kairos che aspettano una rispo‐ sta in balia di docenti e di una scuola che hanno, invece, definitivamente perduto quella «fede» ebraico cristiana, a cui anche san Paolo si richiama all’Aeropago atenie‐ se, che ha, in verità, illuminato i momenti migliori della nostra storia. Lo esprime be‐ ne sempre Walter Benjamin: «È noto che agli ebrei era vietato investigare il futuro. La Torah e la preghiera li istruiscono invece sulla rammemorazione. Ciò liberava per lo‐ ro il futuro, quel futuro di cui sono succubi quanti cercano responsi presso gli indovini. Ma non perciò il futuro diventò per gli ebrei un tempo omogeneo e vuoto. Poiché in esso ogni secondo era la piccola porta attraver‐ so la quale poteva entrare il Messia» (10). Ecco che cosa vuol dire, in ultima analisi, non concepire le occasioni come momento cairotico: non aspettarsi mai l’inatteso ar‐ rivo nel presente quotidiano di un partico‐ lare in apparenza banale che, però porta con sé, se non si è disattenti, incapaci e su‐ perficiali, una ricchezza davvero compiuta. Sarà allora possibile invertire la logica cul‐ turale tradizionale scolastica: non dedutti‐ va, il ministero, i docenti e le scuole che decidono la sistematicità delle conoscenze e delle competenze da insegnare agli stu‐ denti, ma, appunto, il contrario, induttiva, anzi co‐costruita abduttivamente con gli studenti in un ingaggio vitale con la Cultu‐ ra, i Valori, le Istituzioni, le Imprese, le Persone, gli Ambienti naturali e sociali. Una sistematicità a posteriori, a cui si arriva con la guida sapiente e saggia di docenti e di una scuola esperti da se stessi di ricerca della verità e competenti nel riconoscerla nella sua complessità inesauribile anche in una povera mangiatoia a Betlemme senza dover andare a cercarla dove non trovereb‐ bero: al monumentale tempio di Gerusa‐ lemme o al palazzo del re. Questo significa «progettare e valutare per competenze personali», giorno dopo giorno, momento dopo momento, senza guide precostituite ed astratte, ma arrivando comunque a de‐ stinazione senza deragliare. Ma come possono i docenti e una scuola aver maturato queste competenze se non sono mai stati posti nelle condizioni di vita personale e professionale per maturarle? Se la formazione dei docenti e il loro re‐ clutamento è quello che purtroppo c’è e che si continua a difendere? Naturale, quindi, che si continui a parlare come tra‐ guardo delle magnifiche sorti e progressive della pedagogia e della didattica di «pro‐ gettare e valutare per competenze» più o meno come si faceva negli anni settanta con la programmazione didattica per obiettivi o negli anni ottanta e novanta con le unità didattiche. (7) A. L EROI ‐G OURHAN , Le vie della storia prima della scrittura , in J. L E G OFF e P. N ORA (a cura di), Fare storia. Te‐ mi e metodi della nuova storiografia (1974), tr. it. Einaudi, Torino 1981, p. 71) (8) Dalla presentazione preparata da G. Simmel per la sua Filosofia del denaro 1907 (riportato in G. P OGGI , De‐ naro e modernità. La ‘Filosofia del denaro’ di Georg Simmel , Il Mulino, Bologna 1998, p. 74). (9) Pensiero n. 72, Sproporzione dell’uomo , ed. Brunschvicg, in B. Pascal, Pensier i (1670), tr. it. di G. Auletta e Ines e V.G. Rossi, Paoline, Cinisello Balsamo 1986, p. 143. (10) W. Benjamin , Sul concetto di storia…cit., p. 57.
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