Settembre-Ottobre-2014

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXI - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2014 10 stenti che ancora riescono a fare buoni uti- li, per l’eccellenza del loro prodotto o per la notorietà mondiale del loro marchio; pur- troppo in questi casi l’occupazione non cre- sce, e in molti casi si riduce per l’introdu- zione di miglioramenti nell’organizzazione. nessuno, ma proprio nessuno, dice che la condizione assolutamente preliminare al- l’investimento di nuovi capitali è la riduzio- ne di almeno 15-20 punti del total tax rate. Ed è facile spiegare questo silenzio: tagliare in questa misura il prelievo fiscale comples- sivo richiederebbe una pari riduzione della spesa pubblica , riduzione improponibile in un Paese democratico, perché provochereb- be l’immediata ribellione delle categorie di cittadini e di imprese colpite; il governo che cercasse non dico di realizzarla ma semplicemente di discuterne, verrebbe spazzato via alle successive elezioni. lo conferma l’esempio della germania, che deve la buona salute della sua economia al- le drastiche riforme dello stato sociale e del mercato del lavoro realizzate anni ad- dietro da un governo socialista, che fecero uscire il Paese dalla crisi che lo affliggeva ma che portarono i socialisti alla sconfitta elettorale. (da rimarcare che gli avversari che vinsero le elezioni criticando le rifor- me, non le modificarono affatto, avendo compreso che erano l’unico modo per salva- re il futuro del Paese). 3- Perché aumentare le tasse è, politi- camente, più facile che tagliare la spesa. tagliare la spesa pubblica è, relativamente al consenso politico, più oneroso che au- mentare le tasse. di solito infatti l’aumento delle tasse si traduce in un gran numero di prelievi di non eccessiva entità, che difficil- mente suscitano la rivolta delle vaste cate- gorie di contribuenti (privati e imprese) che vengono colpite. I tagli alla spesa toccano invece categorie specifiche ben organizza- te, capaci di creare un’alleanza tra la cate- goria e il ceto politico, che impedisce al go- verno di prendere decisioni realmente effi- caci. dunque non c’è soluzione? la spesa pubblica e il prelievo fiscale continueranno a restare a livelli incompatibili con la ne- cessaria riduzione del total tax rate, e quindi non si realizzerà l’auspicato investi- mento di nuovi capitali? la disoccupazione continuerà a crescere? Vedremo che vi sono numerose riforme capaci di migliorare il bi- lancio dello stato, e soprattutto che le due accennate (riduzione al livello medio euro- peo della corruzione e dell’ evasione fisca- le ), se realizzate entrambe, ridurrebbero la spesa pubblica e incrementerebbero le en- trate, consentendo la riduzione delle tasse nella misura necessaria, pur senza imporre sacrifici insopportabili. sono questioni ben note e di cui tutti continuamente parlano, ma se ne parla soltanto, senza che nessun governo abbia finora fatto qualcosa di real- mente incisivo. Prima di esaminare queste riforme, vorrei commentare due temi che i politici utilizzano per suscitare un ottimi- smo privo di fondamento. 4- La discesa dei tassi di interesse sui titoli di Stato non è il segno di una rinata fiducia degli investitori nell’economia italiana. Il calo dell’interesse che l’Italia deve pagare per i titoli di nuova emissione, come ho già ricordato nei precedenti artico- li, è la conseguenza (oltre che del diminuito timore di una dissoluzione dell’euro) della grande quantità di dollari e di yen che gli stati Uniti e il giappone hanno immesso sui mercati finanziari per migliorare le condi- zioni delle proprie economie. la massa di denaro in circolazione ha ovviamente fatto calare ovunque i tassi di interesse, e il ren- dimento dei titoli più sicuri è sceso a livelli prossimi allo zero. di conseguenza molti in- vestitori istituzionali, soprattutto i fondi di investimento non speculativi e i fondi pen- sione, che devono assicurare un certo rendi- mento ai loro azionisti e ai pensionati, sono stati costretti ad acquistare titoli, come quelli italiani, che offrono ancora un discre- to interesse, titoli che in precedenza evita- vano perché non privi di rischio (rischio mo- derato che tuttora permane). sono in molti a chiedersi perché la Bce si ostini a non imi- tare le Banche centrali degli Usa e del giap- pone, creando liquidità per stimolare la crescita, ma questa domanda, quando non è Le fotografie riportate in questo numero sono state scattate a Selinunte nel corso del Consiglio delle Regioni di settembre 2014

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