Settembre-Ottobre-2014

9 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXI - Numero 9-10 - Settembre-Ottobre 2014 glI ostaColI allo sVIlUPPo EConomICo CREatI dalla PolItICa ItalIana Federico Matteoda, Collaboratore dell'UCIIM in corsi di economia rivolti a docenti e studenti pazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni) ha superato il 40 per cento. sottolineo il fatto che dovrebbe costitui- re il punto di partenza di qualsiasi ragiona- mento sulla nostra economia: tra i Paesi in- dustrializzati l’Italia detiene il record as- soluto del prelievo sugli utili potenziali delle imprese : nel 2014 il total tax rate è del 65,8% (due terzi dell’utile realizzato va allo stato o ad altri enti pubblici o comun- que collegati al pubblico), contro, ad esem- pio, il 49,7 del giappone, il 46,3 degli stati Uniti, il 49,4 della germania, il 40,7 della norvegia, il 39,8 della finlandia, il 34,0 del- la gran Bretagna (2). 2- La crescita economica è l’unico strumento per accrescere l’occupazione. La riduzione della spesa pubblica è ne- cessaria per ridurre il peso del fisco e in- centivare l’investimento di nuovi capita- li. È diffusa la consapevolezza che, se l’economia non cresce, inevitabilmente la disoccupazione aumenta, e quindi da alcuni anni tutti i governi, di ogni colore politico, si propongono di stimolare questa crescita. ma a questo ottimo proposito non ha mai fatto seguito ciò che servirebbe a realizzar- lo. È noto infatti che nuova occupazione si crea soltanto se nuovi capitali privati ven- gono investiti per creare nuove imprese o per ingrandire imprese esistenti, rendendo necessario assumere nuovo personale. ma appunto una serie di cause tiene lontani dal nostro Paese gli investitori esteri e naziona- li, e si inganna l’opinione pubblica presen- tando come segno di fiducia nell’Italia l’ar- rivo di capitali stranieri che non creano nuove imprese, ma acquistano imprese esi- n el numero 5-6 della rivista (pagg. 8-13) ho descritto gli ostacoli allo sviluppo economico che sono comuni all’Italia e ad alcuni altri Paesi dell’eurozona. Qui esa- minerò gli specifici ostacoli allo sviluppo creati e mantenuti, ormai da molti decenni, dall’ intera classe politica italiana , non per insipienza ma per autofinanziarsi e soprat- tutto per non rischiare di perdere voti (1). gran parte del testo riguarda l’analisi della corruzione e dell’ evasione fiscale, due fenomeni che caratterizzano il nostro Paese per la loro abnorme estensione. Ri- durli alla misura che essi presentano negli altri grandi Paesi europei confrontabili con l’Italia (vedremo che ciò è ampiamente pos- sibile) consentirebbe di riavviare la crescita economica alleggerendo molto il peso dei sacrifici che saranno comunque necessari. 1- Chiusura o fuga all’estero delle im- prese, e conseguente aumento della di- soccupazione. L’insopportabile peso del prelievo fiscale. Il problema più preoccu- pante è il quotidiano stillicidio di imprese (dalla latteria sotto casa alla fabbrica con migliaia di dipendenti) che numerose cause (prima fra tutte la pressione fiscale com- plessiva, diretta e indiretta) costringono al- la chiusura o all’emigrazione verso Paesi meno ostili a quegli imprenditori che, mal- grado il perdurare della crisi economica mondiale, continuano ad assumersi il rischio di stare sul mercato. di conseguenza cresce la disoccupazione (siamo oltre il 12 per cen- to), e per i giovani trovare un lavoro che corrisponda alla loro preparazione e alle lo- ro aspettative sta diventando sempre più un sogno difficilmente realizzabile: la disoccu- (1) Per un esame più completo di questi ostacoli si veda su internet: www.uciimtorino.it > economia internazionale > la crisi dell’Europa e dell’Italia 2011-2013 (paragrafo 8, pp. 26-37). (2) sul n. 9-10-2013 della rivista, a pag. 9, sono descritte le voci che compongono il total tax rate.

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