Luglio-Agosto 2018
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 7-8 Luglio-Agosto 2018 6 S p i r i t u a l i t à con i nostri difetti, senza recinti e senza controllo della vita altrui. I grandi geni cristiani hanno saputo dar- cene una rappresentazione nelle loro opere; pensiamo al Manzoni de «I Promessi Sposi» con i personaggi di Lucia, di Fra Cristoforo, dell’Innominato, del Card. Federico, ma an- che di tanti cristiani normali con i loro limi- ti, come Renzo, Agnese, il sarto del villag- gio, i frati ed i preti. Ricordiamo anche gli Inni Sacri in cui il messaggio evangelico è proposto prima di tutto agli umili ed ai po- veri del popolo di Dio e nel «Cinque Maggio» allo stesso Napoleone morente quando si china davanti «al disonor del Golgota». Questo per dire che nessuno è escluso dalla misericordia e dalla vita di Dio. Così pure Dante sottolinea nella Divina Commedia lo stimolo della grazia e la liber- tà umana, la gradualità del cammino di sal- vezza, la faccia e le braccia misericordiose di Dio al di là dei nostri recinti, la grazia che ci è donata come impegno attivo sulla terra, come semen gloriae . Il desiderio di Papa Francesco è di rifor- mare la Chiesa e di riportarla alla santità voluta da Cristo, una riforma sempre in atto ( ecclesia semper reformanda ) vissuta nel passato da San Francesco e dai santi della riforma cattolica tra cui Sant’Ignazio di Lo- yola e poco prima dal mio fondatore San Gi- rolamo Emiliani. La prima riforma tuttavia incomincia sempre da ognuno di noi. Per il cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza con- cepirla come un cammino verso Dio e con Dio: i santi sono il suo popolo, uomini e donne ognuno con il proprio stile di vita (c’è un genio femminile e maschile) e rap- presentano il volto più bello della madre Chiesa che col battesimo ci ha generati per la santità nel suo Corpo santo. Ognuno di noi deve ripetere: «Io sono una missione su questa terra e per questo scopo mi trovo al mondo». In questa missione dobbiamo toccare la carne di Cristo, nel sacramento e nel prossi- mo, specialmente nel povero, sempre con le lampade accese, senza torpore spiritua- le. Non dimentichiamo mai che la santità è alimentata dalla fede, «sostanza di cose sperate» (Eb. 11,1), cioè possesso reale ed anticipato di Dio e del suo mistero e dalla preghiera. Quest’è ’l principio, quest’è la favilla che si dilata in fiamma poi vivace, e come stella in cielo in me scintilla» (Par. C. XXIV,145-47). La Vergine Maria, che ha vissuto piena- mente lo spirito delle beatitudini ci mostra la via e ci accompagna alla visione di Cristo. Riguarda omai ne la faccia che a Cristo più si somiglia, ché la sua chiarezza sola ti può disporre a veder Cristo». (Par. C. XXXII,85-77) Questo è l’augurio che faccio a voi ed a me: che il nostro impegno scolastico anima- to dalla fede, sia una favilla di santità che prima si dilata in fiamma vivace e poi scin- tilla in tutta la nostra vita professionale co- me stella nel cielo! L’intercessione della Vergine Maria, nostra madre, «la faccia che più a Cristo si somiglia» ci disponga a vede- re Cristo!
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