Luglio-Agosto 2018

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 7-8 Luglio-Agosto 2018 L o S c a f f a l e guerra e dalla fame, il migrante della comunicazione e delle re- lazioni anonime e digitali. Abolite, o meglio, appannate le agenzie educative finora in capo alla collettività, scuola, famiglia, partiti, Chiesa, ad as- solvere il compito educativo sarebbe rimasta soltanto la Re- te, con il suo «narcisismo anar- chico» e la sua promessa men- zognera di felicità individuale. Così sradicati dalle radici, siamo sempre più instabili, insi- curi, soli, incapaci di vivere la parte più autentica della nostra umanità, immersi in una sorta di «autismo tecnologico», come lo definisce Papa Francesco. Lo strapotere di questi nuovi canali di comunicazione e rela- zione è determinato dalla inca- pacità degli adulti, genitori o maestri, di saper opporre testi- monianze di esperienze umane autentiche, capaci di ridestare nei giovani il fascino e l’inte- resse per relazioni vere e vis- sute intensamente. Una relazione, per essere vera e gratificante, deve passare at- traverso la conoscenza e l’ac- cettazione delle dimensioni umane proprie e dell’altro, fisi- che, intellettuali e psicofisiche. Sono solo queste le esperien- ze che fanno maturare, che sviluppano la personalità di ciascun uomo. Il prof. Cantelmi, dal canto suo è partito dal significato dell’«esserci» nella società tecnoliquida, come lui defini- sce l’epoca in cui viviamo. Oggi esserci vuol dire rinun- ciare a un’identità stabile, per entrare nella dimensione del- l’identità materiale, difforme, dissociata e continuamente ambigua e strettamente dipen- dente da un like . Questo determina una grande fragilità dell’uomo, rinunciata- rio della possibilità di un futu- ro e tutto concentrato sull’uni- ca opzione plausibile, quella del presente occasionale del momento e dell’istante. Attualmente si vive in forte cambiamento cognitivo, quello dei nativi digitali che non rico- noscono affatto il mondo espe- renziale degli analogici (gli adulti). L’immersione precoce nei vi- deogiochi riduce la capacità d’immaginazione dei ragazzi e le potenzialità del pensiero simbolico. La velocità diventa una di- mensione antropologica ineludi- bile. Il web abbrevia il tempo impiegato per creare relazioni, prive di qualsiasi connotazione sentimentale ed empatica. E gli adultescenti (adulti ana- graficamente, ma adolescenti per maturità) e i giovani nativi digitali tendono a farsi dettare le regole e ad adeguarsi alla nuova filosofia di vita: i giovani vivono l’amore come se si trat- tasse di connessioni e discon- nessioni. Tante relazioni superficiali, leggere, governate dal desiderio istintuale che presto si spegne e la solitudine permane, perché la pluralità dei contatti disponibili non riesce a colmare l’irriduci- bile desiderio di amore, di esse- re riconosciuti come importanti da parte dell’altro, connaturato alla nostra natura. Nella realtà virtuale però qualcosa non funziona: l’avver- tiamo dall’incremento del disa- gio psichico e dalla insoddisfa- zione, dal sempre più pressan- te senso di smarrimento del- l’uomo tecnoliquido. Alla relazione si sostituisce la connessione, che costituisce la nuova privilegiata forma di re- lazione interpersonale, essa è fluida e consente espressioni narcisistiche di sé, esalta l’emotivismo e la provvisorietà. Costruire dimensioni identita- rie e di senso stabile e non am- bigue, instaurare relazioni soli- de e non virtuali sono ancora l’unico orizzonte di speranza per l’uomo del terzo millennio. Alla domanda di Guerra Raf- faele, studente del Liceo Clas- sico «Aldo Moro» di Manfredo- nia (III A), che chiedeva in qua- le epoca avrebbe voluto vive- re, lo stesso ha risposto: «Cer- tamente in questa, poiché vi- viamo in un’epoca ricca di op- portunità da valorizzare.[...] Dovremmo sforzarci di usare le tecnologie per rendere la vita più facile, più piacevole, e non farci dominare dalle stesse». Sempre durante il dibattito la dottoressa Stellacci ha riba- dito che oggi in ogni campo oc- corre un surplus di professiona- lità e di cuore per compensare la concorrenza del digitale, che comunque occorre sfrutta- re e non ignorare. In particolare gli adulti (ana- logici) devono offrire testimo- nianza di relazioni vere e uma- ne (non digitali), a partire dalla relazione educativa insegnante– studente, in cui l’insegnante deve essere una persona auto- revole, credibile, appassionata al proprio lavoro, e il giovane deve sentirsi come persona uni- ca, promessa di vita irripetibi- le, tutta da costruire. Nella fase conclusiva dell’in- contro Don Vincenzo Da Renzo, direttore dell’Ufficio della Pa- storale della Famiglia, ha riba- dito che nell’odierno contesto sociale lo strapotere dei canali di comunicazione e di relazione è determinato dall’incapacità da parte degli adulti, genitori o maestri, di saper opporre testi- monianze umane autentiche e cristiane. ( Arcangela Bisceglia ) V i t a d e l l ’ U n i o n e

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