Luglio-Agosto 2018

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 7-8 Luglio-Agosto 2018 36 stanchezza fisica e psicologica legata ai tempi di lavoro e allo stress, non hanno energia sufficiente per confrontarsi con i figli che, nella crescita, portano con sé problemi, bisogni, conflitti. • La scuola è troppo impegnata nei processi organizzativi e dà scarsa attenzione al bi- sogno di relazione formativa dei giovani; i tempi, sempre più dilatati di presenza dei docenti a scuola, hanno avuto scarso ri- verbero sul rapporto educatore-alunno. • Gli atteggiamenti di ribellione e di con- trapposizione dei giovani sono interpreta- bili come domande di controllo e di guida; senza la mediazione dell’adulto il giovane ha evidenti difficoltà ad orientarsi in una realtà troppo complessa e, spesso, con- traddittoria. • Al di là delle dichiarazioni e degli atteg- giamenti degli adulti, il giovane percepi- sce che la realtà è governata dall’etica dell’avere e dell’apparire, alla quale è di- sposto a pagare un contributo molto ele- vato pur di raggiungere i suoi traguardi. • Anche il mondo dell’economia ha comin- ciato a percepire nell’educazione un «va- lore aggiunto», cui prestare nuova atten- zione. Di tutte le funzioni svolte dalla scuola nessuna è capace di assumere la forza della Valutazione perché è questa che aiuta a de- finire l’autostima. L’Autostima è il baricen- tro del nostro modo di sentirci e di proporci a viene definita in due precisi processi: a) autovalutazione come percorso dell’au- toidentificazione e dell’autovalorizzazio- ne; i rischi più frequenti sono quelli del pessimismo, quando la nostra condizione è prostrata, dell’ottimismo quando essa è particolarmente esuberante; b) eterovalutazione come percorso di equi- librio che deriva dal valore che ci viene attribuito dagli altri; i processi della re- lazione e della comunicazione diventano fondamentali per stabilizzare tale livello in modo che dalle relazioni con gli altri ci derivi forza e non sottrazione (svaluta- zione) della stessa. Il sistema educativo è in equilibrio pre- cario fra due possibilità: valutare gli alunni, cioè dar loro forza perché assumano, col sa- pere, il senso della vita, oppure svalutare, mettere in evidenza solo le parti mancanti, le debolezze dell’essere e quindi le difficol- tà della realizzazione personale. Nessuna, dunque, delle attività definite di formazione ha la forza strutturante per la personalità propria della Valutazione. Questa però ha le sue regole e la corretta interpretazione delle stesse può garantire che si tratti di un vero sistema costruttivo della personalità e non, al contrario, di un sistema di destabilizzazione e depressione. La finalità prima di tutte le scuole Se si fa una rilettura delle leggi istitutive o di riforma dei vari ordini e gradi della scuole pubbliche, sia statali che paritarie, si noterà come il legislatore abbia insistito sulla finalità bifronte formativo-orientativa delle scuole. La formazione è il processo at- traverso il quale la creatura, generata se- condo la legge naturale e contenuta nello schema vitale dei mammiferi, assume pro- gressivamente le forme dell’umanità e della civiltà; l’orientamento sta nella capacità di acquisire informazioni ed elaborarle fino a definire un progetto di vita che risponda al- la domanda di fuga dalla paura e dal dolore e conduca verso l’autorealizzazione nel vin- colo generale della convivenza solidale con gli altri. L’educazione scolastica, dopo e in- sieme a quella familiare, è mirata allo stes- so punto d’orizzonte: consentire a ciascuno di realizzare sotto forma di funzioni attive i potenziali che il Creatore ha posto in lui nella differenza di programma genetico, di qualità del contesto d’inserimento e, perfi- no, di eventi negativi che possano diminuire di fatto la traducibilità di tali potenziali (traumi, errori genetici, forme diverse della disabilità). L’uomo non è realizzato quando è uguale agli altri ma, nella coerenza con la diversità che è alla base della creazione, quando ha «condotto a sviluppo ed operati- vità» tutte le capacità ricevute (talenti). Ognuno è sempre originale e tale deve ri- manere nel processo formativo, altrimenti si finisce nella clonazione esistenziale che ci fa essere fotocopie degli altri. La conser- vazione dell’originalità non comporta la se- parazione ma la distinzione di coloro che, anche per bisogno interiore, sono destinati

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