Luglio-Agosto 2018

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2018 32 Sul piano didattico diventa allora legitti- mo presentare la cittadinanza come una sorta di «sfondo integratore» per tutto il curricolo e per ciascuna disciplina: è eserci- zio della cittadinanza saper leggere, scrive- re e far di conto, come lo è saper comuni- care con culture e lingue diverse, avere una consapevolezza storica in grado di collegare il passato con il futuro, usare criticamente gli strumenti di informazione e comunica- zione, padroneggiare le nuove tecnologie senza esserne dominati, apprezzare l’arte in tutte le sue espressioni, applicare il me- todo scientifico e il linguaggio matematico nelle situazioni di vita quotidiana, mettere a frutto la propria formazione scolastica per il bene di tutta la società umana, a livello locale e globale. E ovviamente l’elenco po- trebbe continuare indefinitamente. I fini e i mezzi Insomma, il documento sui nuovi scenari cerca di volare alto, sollecitando gli inse- gnanti a prestare attenzione più ai fini che ai mezzi del processo educativo. I singoli ri- chiami partono dall’importanza della scuola dell’infanzia per la costruzione di una com- pleta cittadinanza e proseguono con l’at- tenzione alle lingue (dalla lingua materna alle lingue straniere), alla storia e alla geo- grafia, al pensiero matematico, computa- zionale e scientifico, all’arte, all’educazio- ne corporea, alle competenze so- ciali, digitali, me- tacognitive e me- todologiche. Su ognuna di queste sollecita- zioni occorrereb- be condurre una riflessione assai ampia per appro- fondire le sugge- stioni contenute nelle poche righe di ciascun para- grafo del docu- mento ministeria- le. Lasciamo ai lettori il compito di sviluppare que- sto approfondi- mento, magari promuovendo apposite occasioni di forma- zione, ma sarebbe riduttivo considerare se- paratamente questi aspetti, come se le sin- gole attenzioni si rivolgessero solo agli inse- gnanti di volta in volta competenti per disci- plina d’insegnamento: è un’azione corale (o collegiale) quella che la scuola deve condur- re, in cui ciascun insegnante deve sentirsi parte del tutto, condividendo un impegno generale e non disciplinarmente parcellizza- to. La complessità, predicata da Morin e adottata dalle Indicazioni, è anche questo. Tra le conseguenze di una tale imposta- zione il documento propone perciò «l’ado- zione di un curricolo di istituto verticale, che assuma la responsabilità dell’educazio- ne delle persone da 3 a 14 anni in modo unitario e organico, organizzato per compe- tenze chiave, articolate in abilità e cono- scenze e riferito ai Traguardi delle Indica- zioni. Le proposte didattiche e le modalità di verifica e valutazione dovrebbero essere coerenti con la progettazione curricolare, evitando di frammentare la proposta didat- tica in miriadi di «progetti» talvolta estem- poranei e non collegati tra di loro e con il curricolo».

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