Luglio-Agosto-2013
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2013 6 sviluppa l’inclusione come una strategia di difesa e di allargamento dei diritti indi- viduali e sociali, ma è troppo esposta ad essere condizionata dalle politiche econo- miche nazionali, europee e mondiali o ri- mane spesse volte fin troppo nell’utopico (se non proprio nell’ideologico). Per una scuola inclusiva Il concetto di inclusione entra nel lessico pedagogico a partire dagli anni Novanta grazie ad alcuni documenti internazionali, primo tra tutti il Framework di Salamanca dell’Unesco del 1994. Esso si lega al diritto all’ educazione per tutti (Unesco) e di una educazione di qualità per tutti e si conte- stualizza in un sistema sociale inclusivo, mettendolo in gioco anche educativamente. La pedagogia inclusiva si pone inizial- mente come un riadattamento delle strate- gie e dei metodi dell’apprendimento scola- stico per aiutare gli individui con bisogni particolari per una loro crescita umanamen- te degna. Ma alla fine viene a prospettare un nuovo modo di «far scuola» in generale. Infatti, proponendo un processo di appren- dimento che intende rispondere alla varia- bilità degli stili cognitivi degli alunni nella loro differenziata umanità e condizione esi- stenziale e sociale, si viene a chiedere che la comunità educativa scolastica si adegui a questa prospettiva. A questo scopo la pedagogia inclusiva spinge a promuove le risorse e le potenziali- tà di ciascuno; chiede e implica dei cambia- menti nel contesto dell’apprendimento, nei contenuti, nelle strutture, nelle metodolo- gie, nelle procedure relazionali e istituzio- nali. In tal modo si crede che si ridurrà l’esclusione dall’educazione e positivamen- te che si garantirà a tutti i soggetti in for- mazione i diritti alla istruzione, alle pari opportunità e alla partecipazione sociale. Il fine che guida le modalità dell’apprendi- mento è la formazione di una personalità di buona qualità per i soggetti in fase di ap- prendimento: a prescindere dalle loro ca- ratteristiche e condizionamenti fisici, socia- li, economici, etnici, culturali. I principi su cui si basa la pedagogia in- clusiva sono, anzitutto, l’accettazione della «diversità» o meglio ancora della «differen- za» nella scuola di tutti, e, a seguire, la va- lorizzazione della persona e del gruppo classe, visti e trattati come diversamente protagonisti del processo di apprendimento proprio e comune. Un’educazione inclusiva è vista come condizione irrinunciabile per garantire l’ap- prendimento e la partecipazione attiva di ogni individuo ai processi sociali, indipen- dentemente dalle differenze di genere, ori- gine etnica, status sociale ed economico, lingua, capacità cognitive, disabilità, ecc. Con ciò si intende realizzare una nuova cul- tura scolastica e didattica che pone al cen- tro della programmazione i reali bisogni dello studente, sistematicamente e colle- gialmente rilevati, e su queste basi costrui- sce una progettualità e realizza una valuta- zione che tengano conto delle differenze in- dividuali, dei diversi tempi, ritmi, stili di apprendimento degli alunni. Integrazione e inclusione Peraltro, la teorizzazione del paradigma dell’inclusione è ancora in atto nella comu- nità pedagogica. Alcuni – specie in Italia – la vedono come un superamento della pedagogia dell’inte- grazione scolastica. Come è noto, in Italia – a differenza di altre nazioni che hanno cre- duto bene creare scuole speciali o a classi differenziali – con la legge 517/1977, si è voluto l’inserimento nella scuola di tutti dei ragazzi e ragazze disabili o a rischio o del disagio familiare e sociale e delle altre for- me di emarginazione sociale ed economica, con appositi docenti di sostegno. Con la prospettiva della scuola inclusiva ci sarebbe qualcosa di diverso e di più ampio. L’integrazione si riferirebbe all’ambito educativo in senso stretto. Guarderebbe al singolo alunno. Interverrebbe prima sul sog- getto, poi sul contesto. Incrementerebbe una risposta speciale. Ed inoltre veicolerebbe con sé tutte le ambiguità che sono presenti nella idea e concezione di integrazione, che talora si muove nella linea dell’assimilazione al nor- mo-dotato (modello francese, che non salva S p i r i t u a l i t à
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