Luglio-Agosto-2013

15 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2013 intelligente. Tra lui e Nosengo non manca- vano vere e proprie discussioni. Il nostro compagno, infatti, nella primissima adole- scenza aveva frequentato un seminario e per questo conosceva, con una certa peri- zia, metodi e abitudini dei religiosi che cer- cava di stigmatizzare nei colloqui con il Prof. Nosengo. Romano, invece, figlio dei famosi Calò che gestivano, in centro città, importanti attività commerciali, era di religione ebrai- ca. Questo nostro compagno aveva, quindi, il diritto di uscire durante l’ora di Religione. Ora, per un ragazzo diciassettenne, allora come oggi, andarsene fuori dall’aula per potersi fumare una sigaretta o per fare una passeggiata è, sicuramente, un incentivo notevole. Ebbene, Calò non utilizzò mai questo diritto! Il nostro compagno ebreo re- stava sempre in classe durante l’ora di Reli- gione Cattolica. Quando noi ci alzavamo in piedi, perché ad inizio lezione il Prof. No- sengo faceva una breve orazione, lui resta- va con le mani sul banco e poi si sedeva ed ascoltava. Il suo insegnamento della Religione Cat- tolica non si arrestava ai precetti classici della catechesi. Il Prof. Nosengo, al di là delle formule di rito, voleva che incarnassi- mo nella vita di tutti i giorni i valori cristia- ni. Il suo discorso, a favore di noi adole- scenti, mirava a far crescere il seme della coscienza morale. Questo era il suo traguar- do primario. Egli si sforzava di indirizzarci verso un agire morale da at- tuarsi nelle più disparate si- tuazioni. Per il raggiungimento di questo scopo ricorreva ad esempi concreti mutuati, alle volte, dalla sua stessa vita. Ri- cordo, ad esempio, che egli raccontava la sua esperienza da giovane ufficiale nel perio- do dell’espletamento degli ob- blighi di leva. Ci fece com- prendere che un giovane, in determinate situazioni tra- sportato dall’ilarità e dalla spensieratezza della compa- gnia, può lasciarsi un po’ an- dare. Tuttavia, se ha rigore morale riesce a richiamarsi al- l’ordine e a fare presto ammenda di qual- che eccesso giovanile. Egli era un uomo integro che diceva, sen- za remore, quello in cui credeva oltre qual- siasi ambizione di carriera. Tutti davanti a lui erano uguali ed egli non aveva alcuna preferenza anche se sapeva, rispetto alle diverse situazioni, ben calibrare il registro del suo parlare. Da studenti avevamo avuto anche docen- ti di Religione in abito talare e ne vedeva- mo nei corsi paralleli e il confronto nasceva immediato. Nosengo era un uomo di grande fede, ma laico. Egli, al di là dell’abito, fa- ceva capire l’importanza di coltivare il pro- prio credo in maniera autentica nel rispetto di sé e degli altri. Per questo aspetto pote- va essere amato o odiato, ma aveva la defe- renza di tutti e non veniva mai contestato. Infatti, pur essendo l’unico laico tra i do- centi di Religione, portava avanti un discor- so di fede più forte e pregnante. Per l’insieme di queste ragioni, a distan- za di tanti anni, conservo ancora chiara- mente l’immagine di Nosengo. Ricordo la sua ironia che da uomo assai intelligente e arguto spesso utilizzava, senza però abban- donarsi alle storielle per risate vuote e chiassose. Egli, infatti, non si degradava mai. Pur restando sempre fedele al suo sta- tus di uomo di fede, sapeva incontrare gli altri e accettava chiunque gli si avvicinasse. In questo senso si vedevano in lui le stim- mate del maestro.

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