Luglio-Agosto-2013
12 dente debolezza complessiva della sua eco- nomia . Permaneva però la convinzione che la Bce, anche se i trattati formalmente non l’autorizzano, avrebbe in pratica funziona- to come la Fed, intervenendo tempestiva- mente a sostegno dei Paesi in difficoltà . Dissoltasi questa convinzione nell’estate 2011, era inevitabile che gli investitori (gli «speculatori»), per diversi mesi puntassero sulla frammentazione dell’eurozona e la fuoriuscita dall’euro dei Paesi deboli , e at- tuassero quindi una strategia ribassista sui loro titoli . Le preoccupazioni per la tenuta dell’euro sono inoltre aggravate dalla recessione eco- nomica, che deteriora la capacità delle im- prese di rimborsare i crediti ottenuti dalle banche : «Il volume dei prestiti in sofferenza è destinato a salire progressivamente . Presto o tardi banche che finora erano sane avran- no bisogno di una ricapitalizzazione pubbli- ca, quindi il debito pubblico farà un balzo all’insù . Coloro che detengono questo debi- to hanno tutte le ragioni di essere preoccu- pati (18)». L’ipotesi di un complotto è quindi del tutto superflua . Finora l’euro non è caduto, nessun Paese lo ha abbandonato, e i ribassi- sti, come tante altre volte, hanno perso un bel po’ di soldi . (Invece nell’opinione cor- rente gli speculatori guadagnano sempre!) . Da questo, come da tanti altri episodi simi- li, si dovrebbe imparare quello che è il prin- cipio guida della speculazione borsistica, che non sceglie mai a caso i suoi bersagli ma punta sui Paesi maggiormente a rischio . La speculazione al ribasso sui titoli di un Paese si manifesta soltanto quando la sua crisi si sta avvicinando : giocando d’anticipo, ne accelera i tempi . Così è avvenuto con le crisi del Messico, del Brasile, della Thailan- dia, ed egualmente nella famosa crisi della Gran Bretagna e dell’Italia nel 1992 . A pro- posito di quest’ultima, provocata dall’at- tacco alla sterlina e alla lira da parte da parte di George Soros (uno dei più potenti (18) C. W YPLOSZ , «Corriere della Sera», 18-8-12. (Cors. ag.). (19) F. R AMPINI , Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale . Falso!, Laterza, Bari, 2012. (Cors. ag.). (20) «Meglio ancora» perché soddisfa l’antiamericanismo ideologico diffuso tra molti intellettuali, di sinistra e di destra, nell’intera Europa. Vedi sito cit. capitolo VIII, par. 26. finanzieri mondiali) vale la pena di ripor- tare un brano di Federico Rampini, che descrive efficacemente il ruolo positivo della speculazione : «Soros precipitò il crollo della lira e della sterlina (…) . Quegli eventi costrinse- ro l’Italia ad accettare un risanamento dei conti pubblici (governo presieduto da Giu- liano Amato) che era necessario in sé : era- vamo su una china distruttiva, per i com- portamenti irresponsabili delle nostre classi dirigenti . Decenni di spesa facile, di leggi finanziarie trasformate in «assalti alla diligenza» del bilancio pubblico, era- no la causa vera . Soros ebbe la colpa -o il merito?- di diagnosticare lo squilibrio giun- to al punto di rottura . Giocando d’anticipo accelerò i tempi della crisi . Il disastro vero lo avevano preparato altri» (19). La conclusione è chiara : un Paese può difendersi dalla speculazione al ribasso sui suoi titoli semplicemente tenendo i conti in ordine . Oggi, ormai dimostrata l’inesi- stenza di un governo centrale della mone- ta europea in grado di difenderla, gli Stati Uniti non solo non attaccano l’euro ma ne temono la dissoluzione , per due buoni mo- tivi : - nei Paesi più deboli, se dovessero fal- lire e tornare alle loro vecchie valute, si ridurrebbe drasticamente il valore dei sa- lari e quindi dei costi di produzione, e le loro merci farebbero concorrenza a quelle statunitensi sui mercati internazionali ; - l’impoverimento di questi Paesi ridur- rebbe le loro importazioni dagli Stati Uniti . Più in generale, attribuire la crisi «alla speculazione» o, meglio ancora, «alle ban- che americane» (20), fa comodo ai politici dei Paesi indebitati perché ovviamente al- leggerisce le loro responsabilità ; dalle pre- cedenti considerazioni dovrebbe invece ri- sultare evidente che le vendite dei titoli in euro e l’aumento degli spread sono dovuti esclusivamente a normalissime preoccupa- zioni per la salvaguardia dei propri investi- menti . LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2013
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