Luglio-Agosto-2013
11 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2013 Germania) non vogliono dover pagare per le spese eccessive degli altri , ed è per questo motivo che la crisi della Grecia non è stata affrontata -come sarebbe stato largamente possibile- con tempestività ed efficacia . Che la carenza di potere decisionale sia la causa di fondo della sfiducia nell’Europa trova conferma se si osserva il mercato mondiale del credito : «Nel 2012, secondo le stime del Fondo monetario internazionale, i governi mondia- li avranno bisogno di prendere a prestito dai mercati più di undicimila miliardi di dollari . I debiti europei in scadenza ammontano a meno di millequattrocento miliardi . Una ci- fra enorme, ma è un’inezia se confrontata agli oltre 4 . 700 degli Usa e agli oltre tremi- la del Giappone» (14) . Come si vede, Stati Uniti e Giappone so- no indebitati molto più dell’Europa, ma non hanno perso la fiducia dei mercati finanziari perché in entrambi -diversamente dall’Eu- ropa- esiste un governo centrale pronto a farsi garante di questa fiducia . Nota sui motivi dell’attuale (settembre 2013) riduzione dei tassi di interesse. I mo- tivi sono almeno due : - per aiutare l’economia americana a su- perare la stagnazione iniziata nel 2008, la Fed (la Banca centrale degli Stati Uniti) continua a inondare i mercati di liquidità a tasso molto basso (lo può fare senza temere una forte svalutazione del dollaro per i mo- tivi esaminati al seguente punto 4) ; di con- seguenza i titoli di Stato e le obbligazioni prive di rischio di qualsiasi Paese hanno bas- si rendimenti (15), e spingono molti investi- tori, in tutto il mondo, ad acquistare anche i titoli di Stato europei meno sicuri, che pe- rò offrono rendimenti migliori . Naturalmen- te gli acquisti fanno aumentare i prezzi di questi titoli, e quindi i loro rendimenti scendono ; cala lo spread , consentendo ai governi dei Paesi a rischio di collocare i ti- toli di nuova emissione a tassi di interesse più contenuti . - Anche il Giappone, per tentare di supe- rare la ventennale stagnazione della sua economia, sta creando abbondante liquidi- tà, che riduce il rendimento dei titoli di Stato giapponesi e spinge molti investitori locali a cercare migliori rendimenti acqui- stando i titoli europei più a rischio . 4- Non è vero che l’aumento degli spre- ad sia la conseguenza di manovre specula- tive. Non è sostenibile la tesi di alcuni commentatori che attribuiscono l’aumento degli spread ad un attacco all’euro della speculazione internazionale, fomentato dalle grandi banche americane : dopo la vi- cenda greca non occorre infatti alcun pre- meditato piano di attacco alla moneta eu- ropea per dubitare della solidità dei propri investimenti in titoli in euro di alcuni Paesi . Quella tesi si appoggia su di un fatto reale : fin dalla sua nascita l’euro è stato visto dai governi e dalla finanza degli Stati Uniti co- me un pericoloso competitore del dollaro, che in prospettiva avrebbe potuto erodere gli enormi vantaggi che a questo derivano dall’essere la moneta universalmente uti- lizzata negli scambi commerciali interna- zionali e come moneta di riserva al riparo da inflazioni devastanti (16) . Tuttavia già da tempo l’euro non era più percepito dagli americani come un pericolo, ed infatti fin quando non è apparso chiaro che l’«egoi- smo» (17) degli europei ricchi faticava a spendere per salvare quelli in difficoltà, anche le banche Usa acquistavano tranquil- lamente i titoli in euro , anche quelli greci, italiani, ecc . , contribuendo in tal modo a rafforzare la moneta europea, non più inte- sa come potenziale rivale del dollaro, a causa della frammentazione politica del Vecchio continente e della sempre più evi- (14) A. B ONANNI , «La Repubblica», 17-1-2012. (15) Quando il mercato finanziario è inondato di denaro in cerca di investimenti, vi è una forte richiesta anche di titoli di Stato e di obbligazioni di società private, e quindi gli enti emittenti (governi e imprese) trovano acquirenti anche se offrono rendimenti molto bassi. (16) Ciò per tre motivi principali: la solidità dell’economia Usa, la produttività della ricerca scientifica e l’affi- dabilità della classe politica. Sono almeno quindici le cause più significative del primato economico degli Stati Uniti, vedi sito cit. capitolo VIII, par. 28 e capitolo VII/1, par. 24.000. (17) Egoismo tra virgolette perché in realtà, nei rapporti internazionali, al di la delle belle parole vige la regola del perseguimento dei propri interessi. Tutta la storia dimostra che la solidarietà e l’aiuto disinteressato si manifestano soltanto quando, in modo indiretto, giovano anche al Paese che li pratica.Vedi capitolo II, par. 5.0 sito cit.
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