Luglio-Agosto-2013
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2013 10 pa, di un «prestatore di ultima istanza» . A cosa è dovuta la riduzione dell’interesse sul debito dopo la nascita dell’euro? Alla previ- sione di una riduzione del rischio per i credi- tori, la cui principale preoccupazione è quella di venire rimborsati alla scadenza . I diciassette Paesi che hanno adottato la mo- neta europea sono stati percepiti come un’unica entità (come ad esem- pio gli Stati Uniti) : se un Paese si fosse trova- to in difficoltà, sarebbe intervenuta la Bce (10) ad aiutarlo a superare il momento difficile, e quindi i creditori non avrebbero corso rischi . Questa percezione è ve- nuta meno a seguito della riluttanza dei Paesi ricchi ad autoriz- zare l’aiuto alla Grecia , ufficialmente entrata in crisi nel 2010 ; di conse- guenza, a partire dal- l’estate del 2011, i mer- cati finanziari interna- zionali (11) valutano il rischio dei titoli di Stato in euro a seconda del Paese, considerando il suo debito pubblico complessivo, il deficit annuale di bilancio, la forza della sua economia, la capacità e la serietà della sua classe politica . In pratica è come se, invece di un euro unico per l’inte- ra eurozona, esistessero tanti euro di diver- sa affidabilità a seconda dei Paesi . Il rischio che l’investitore pensa di correre è indicato dallo spread , che è la differenza tra l’inte- resse richiesto da chi acquista i titoli di Sta- to della Germania (considerata il Paese a minor rischio di fallimento) e quello preteso per acquistare i titoli di altri Paesi (12) . Chi teme l’aumento del rischio vende i titoli che detiene, con due conseguenze : a) i nuovi titoli che i governi devono co- munque emettere per poter rimborsare quelli che ogni mese giungono a scadenza, per trovare acquirenti devono offrire tassi di interesse crescenti, tanto più elevati quan- to più probabile appare il fallimento del Paese che li emette ; b) i vecchi titoli in circolazione, che paga- no tassi di interesse più bassi, ovviamente per- dono valore per consen- tire a chi li acquista di godere dello stesso in- teresse più elevato as- sicurato dai titoli di nuova emissione . La perdita di valore del- l’enorme massa dei vecchi titoli si trasferi- sce nei bilanci delle banche, delle compa- gnie di assicurazione, dei fondi di investimen- to, dei fondi pensione e di tutte le istituzio- ni finanziarie che li avevano acquistati . Alla base della fragilità dell’Unione mo- netaria vi è il fatto che, fin dalla sua origi- ne, è sempre esistito tra i Paesi un clima di reciproca diffidenza, che ha impedito il co- stituirsi di un’autorità centrale dotata di effettivo potere , sottratta al mercanteggia- mento tra i diversi interessi, e in grado di intervenire a sostegno dei Paesi in difficol- tà . I più ricchi (13) (ma conta soprattutto la (10) La Banca centrale europea. (11) È bene ribadire, contro un’opinione infondata anche se molto diffusa, che «i mercati finanziari» non sono un’entità indefinita dedita alla speculazione, ma sono i fondi di investimento, i fondi pensione, le compagnie di assicurazione, le banche e i singoli risparmiatori di tutto il mondo, che giustamente sono attenti sia al rendimento che al rischio dei loro investimenti. Fa comodo ai politici dei Paesi indebitati attribuire alla speculazione i tassi elevati, dovuti invece alla loro incapacità di rendere non rischioso l’investimento nei titoli dei loro Paesi. Per ap- profondimenti vedi lavoro citato il capitolo VII/1 e il capitolo VII/2. (12) Le cause della scomparsa della fiducia nell’euro sono state esaminate dalla rivista nel n. 1-2/2012, pagg. 21-23. (13) Per brevità, nel seguito, quasi sempre si nomina soltanto la Germania, anche quando gli argomenti valgono egualmente per gli altri piccoli Paesi virtuosi: Finlandia, Olanda, Austria
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