Luglio-Agosto-2013

9 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 7-8 - Luglio-Agosto 2013 ai cittadini venissero insegnati (nell’ultimo anno della scuola dell’obbligo) alcuni fonda- mentali principi dell’economia politica, na- zionale e internazionale, tutti comprende- rebbero la necessità di questo passo indie- tro ; in nessun Paese tuttavia questo inse- gnamento viene impartito (6), e quindi i cit- tadini rifiutano l’impoverimento e le misure che sarebbero necessarie per contenerlo, evitando la fuga all’estero o la chiusura di un sempre maggior numero di imprese . I po- litici tacciono, perché temono che dire la verità a chi non ha le informazioni necessa- rie per comprenderla gioverebbe soltanto agli avversari politici, che catturerebbero consensi raccontando bugie . Perciò in alcuni Paesi, tra i quali il nostro, a partire dagli an- ni ’80 si è utilizzato il debito pubblico per mantenere il tenore di vita acquisito , di- menticando che l’indebitamento di uno Sta- to è giustificato soltanto se, direttamente o indirettamente, crea nuova ricchezza che servirà a ripagarlo ; se invece viene utilizza- to per mantenere un livello di consumi indi- viduali e sociali non più sostenibile, hanno ragione quei commentatori che lo definisco- no un crimine a danno delle generazioni successive , che quel debito dovranno co- munque pagare pur non avendone goduto . Il peggioramento del tenore di vita può essere evitato solo dai Paesi capaci di inve- stire ingenti risorse nella ricerca scientifica, in modo da ottenere con continuità nuovi brevetti, e quindi nuove merci, nuovi servizi e nuovi modi di produrre, che almeno per alcuni anni gli altri Paesi non riescono ad imitare, e quindi, sottraendosi alla concor- renza, generano profitti elevati e nuova oc- cupazione (7) . La costituzione dell’Unione monetaria europea e la nascita dell’euro ha regalato ai Paesi indebitati una eccezionale riduzio- ne degli interessi che ogni anno devono pa- gare agli acquirenti dei loro titoli . L’Italia, che ha un debito pubblico enorme (8), ha risparmiato e continua a risparmiare ogni anno somme ingenti (9), che dovrebbero es- sere utilizzate per ridurre lo stock del debi- to, e invece vengono sprecate dai politici (di ogni orientamento) nelle spese correnti, che procurano voti e tangenti . Nota sulla sostenibilità della spesa per lo Stato sociale . Le prestazioni dello Stato sociale (pensioni ; sanità, istruzione e tra- sporti forniti agli utenti a prezzi molto infe- riori ai costi ; sussidi di disoccupazione, assi- stenza agli inabili e agli indigenti, contribu- ti per gli affitti e per altre spese necessa- rie, ecc . ) sono finanziate dai contributi ver- sati dai datori di lavoro per ciascun dipen- dente, dai lavoratori stessi, e per la parte restante dalla fiscalità generale, cioè dalle tasse pagate da tutti i cittadini . Queste pre- stazioni si possono tanto più estendere e migliorare quanto più l’economia del Paese crea ricchezza, perché in tal modo crescono tutte e tre le fonti che le finanziano . Inve- ce, soprattutto in Italia, Grecia e Spagna, le prestazioni dello Stato sociale sono state mantenute o estese anche quando la produ- zione di ricchezza ha iniziato a declinare, e non potendo accrescere il prelievo fiscale oltre un certo limite, i governi, come si è detto, hanno fatto ricorso all’indebitamen- to . Quindi il modello sociale europeo fun- ziona se il Paese che lo pratica è in grado di pagarne i costi senza indebitarsi, come fan- no tuttora, ad esempio, la Svizzera, la Ger- mania, la Svezia . L’errore che va evitato, perché accresce le spese in modo insosteni- bile, è consentire che dei servizi pubblici gratuiti o a costi ridotti beneficino non solo le famiglie indigenti, ma anche quelle che potrebbero pagarne i costi effettivi rinun- ciando a spese meno necessarie . (Sulla pro- fonda trasformazione subita dallo Stato so- ciale, da struttura per aiutare i più poveri a strumento per raccogliere voti, trasforma- zione generalmente ignorata, si veda il ca- pitolo XXI del lavoro citato) . 3- La crisi della Grecia e la scomparsa della fiducia nell’euro. L’assenza, in Euro- (6) Vedi rivista nel n. 5-6 del 2012, pagg. 7-8. (7) Su ciò si veda il capitolo I, par. 3.1 del sito citato. (8) Il terzo al mondo come debito pro capite: ogni italiano, neonati compresi, ha un debito di oltre trentottomila euro. (9) Tuttavia, malgrado questo risparmio, ai creditori si pagano ogni anno interessi per circa cento miliardi di euro.

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