La Scuola e l'Uomo - n. 6 - Giugno 2020

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 6 - Giugno 2020 18 stessa operazione, o meglio la sua parte più aristocraticamente pura venne ‘tradita’ pro- prio dal fascismo. Si può anche far notare che il modello societario cui faceva riferimento la legge Casati era ispirato ad analoghe esperienze europee, in particolare a quella prussiana, ma non è improprio ribattere che proprio in quell’area germanica che l’ha battezza- to quel modello è andato perdendo la sua univocità, e dunque, pur permanendo le di- versità di indirizzo e di orientamento cultu- rale tra una scuola più umanistica ed una più scientifico/tecnica, questa diversità non ap- pare oggi così marcata socialmente e ideolo- gicamente come continua ad essere da noi. Al limite, si potrebbe dare ascolto a quan- ti sostengono che questa superiorità dell’u- manistico nei confronti dello scientifico sia il tratto costitutivo di quella storia e quel- la cultura nazionali che sarebbe delittuoso cancellare dagli orizzonti della formazione scolastica nostrana, svendendo la nobil- tà del sapere disinteressato alla logica de- gli interessi economico/produttivi e quindi riducendo gli spazi di libertà spirituale dei giovani in formazione, ma sarebbe arduo riu- scire a mostrare e dimostrare che la fedeltà di queste scelte di principio un tempo eser- citate solo nei confronti di chi per censo o per merito conquistato sul campo ne poteva fruire, applicate oggi su popolazioni ben più ampie ed eterogenee di quelle di un tem- po, garantiscano i medesimi auspicati esiti di promozione individuale. Se numerosi lice- ali escono dall’esperienza scolastica con le grandi carenze nel trattamento della lingua scritta che tanti docenti universitari da an- ni lamentano, se dunque una scuola che ha avuto la sua ragione fondante nell’impegno dell’alfabetizzazione universale non riesce a realizzarlo se non per quote troppo limitate non possiamo non chiederci se alla base di questa carenza sia dato vedere anche una rigidità disciplinare, quella che, applicata burocraticamente, ha fatto sì che un’opzio- ne pedagogica originaria in favore del sapere disinteressato, destinata élitaristicamente a chi si permetteva di fruirne, una volta at- tuata anche nei confronti di una popolazio- ne ben più eterogenea e non selezionata all’ingresso perdesse la sua forza propulsi- era legato alle condizioni della sua nascita, e che in quel frangente trovava una qualche legittimità, venisse compiutamente cancel- lato nelle vicende successive. Sono dell’idea che un nucleo di aristocra- ticità sia rimasto nel modo di concepire e di praticare la funzione scolastica e che, sul piano culturale, che non è avulso da quello didattico, esso risieda nel ruolo di superiori- tà cognitiva oltre che spirituale riconosciuto al sapere umanistico, nei raffronti di quello scientifico e di quello tecnologico. Certo, non è improprio far notare come nell’area della prima formazione, pressoché inesistente nel disegno originario, questa ga- ranzia di superiorità non abbia avuto e tan- to meno abbia oggi ragione di albergare, ma sarà difficile sostenere che essa sia del tutto scomparsa nella formazione secondaria, co- me dimostra la gerarchia di importanza rico- nosciuta alla scuola liceale rispetto a quella tecnica. Di solito si allude a questo aspetto chia- mando in causa il nome di Giovanni Gentile ma si dimentica che la sua intendeva essere un’operazione di restaurazione del modello casatiano e che, paradossalmente, quella

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